L’Utopia come sogno e critica della realtà: tra Robert Owen e Star Trek

L’utopia è per definizione una formulazione di un assetto politico, sociale, religioso che non trova riscontro nella realtà ma che viene proposto come ideale e come modello. La parola deriva dal greco e significa non-luogo. Nella parola coniata da Thomas More è presente in origine un gioco di parole con l’omofono inglese eutopia, che invece vuol dire ‘buon luogo’. Questo, dovuto all’identica pronuncia in inglese di ‘utopia’ ed ‘eutopia’, dà quindi origine ad un doppio significato.
L’utopia sarebbe un luogo buono/bello, ma parimenti inesistente, o per lo meno irraggiungibile.

La parola è quindi coniata da Thomas More, il quale scrive un’opera, ‘L’Utopia’ nel 1516, che ha come concetto centrale quello di utopia e diverrà punto di riferimento per tutte le successive utopie politico-sociali. In essa l’umanista conduce un’acuta critica della società e dell’organizzazione assolutistica dello stato inglese, con una denuncia delle gravi conseguenze economiche di tale assetto, e delinea la struttura politica, economica e sociale di uno stato ideale.
Nella sua opera egli descrive un’immaginaria isola-regno abitata da una società ideale, nella quale alcuni studiosi moderni hanno ravvisato un opposto idealizzato dell’Europa sua contemporanea, mentre altri vi riscontrano una satira sferzante della stessa.

Rappresentazione dell’isola-regno di Thomas More.

L’utopia nella storia

Questo non vuol dire che il termine utopia non sia stato mai utilizzato prima che More l’utilizzasse, ma ha avuto un maggiore apice appunto nel Rinascimento. Era poco rappresentata nel Medioevo, ma costituiva comunque un tema ricorrente nel pensiero di filosofi e uomini di cultura. Già nell’antichità classica si incontrano scritti di carattere utopico-religioso ad opera di Teopompo, Zenone, Evemero ed Ecateo e il resoconto di un fantastico viaggio nelle isole felici della città del sole, All’Equatore, attribuito a Giambulo (in Diodoro), per non parlare poi della famosissima utopia politico-filosofica delineata da Platone nella sua Repubblica.

Sebbene sia Thomas More il fondatore riconosciuto di tale termine, era ben chiaro anche ai pensatori antichi il suo significato e il suo utilizzo. È sempre stato un termine prettamente utilizzato in filosofia o per descrivere qualcosa di irraggiungibile e allo stesso tempo ideale e perfetto. Un’irraggiungibilità caratterizzata non dalla mancata volontà o concretezza delle aspirazioni ma dalla perfezione che essa stessa auspica. La predisposizione a questa perfezione la rende talmente inarrivabile che la tendenza e l’avvicinamento ad un ideale tanto nobile consente all’essere umano di divenire un uomo virtuoso e capace di azione politica.

L’utopia nella fantascienza

Il genere che meglio rappresenta questa tendenza all’irraggiungibilità e, di conseguenza, criticità verso la realtà circostante, è la fantascienza, con cui spesso si suole indicare un sistema narrativo su ipotesi e intuizioni di carattere più o meno plausibilmente scientifico e si sviluppa in una mescolanza di fantasia e scienza. È pensiero comune additare alla fantascienza opere che trattano esclusivamente di navicelle e spazio, ma pensarla in questo modo preclude alcuni concetti fondamentali a questo genere, come appunto la critica alla realtà circostante, l’immaginazione di un mondo diverso e/o opposto alla realtà stessa. Concetti che sono comunque presenti nell’accezione comune di fantascienza ma non possono essere limitati a quella.

Un esempio conosciuto da molti è la serie Star Trek. Star Trek è un media franchise di genere fantascientifico che ha avuto inizio nel 1966 con una serie televisiva omonima ideata da Gene Roddenberry, divenuta in seguito tra le più popolari nella storia della televisione. Dal successo della prima serie sono derivate nel corso di oltre cinquant’anni altre sei serie televisive e tredici pellicole cinematografiche.

Star Trek narra delle vicende degli umani del futuro, appartenenti a una Federazione dei Pianeti Uniti che riunisce sotto un unico governo numerosi popoli di sistemi stellari diversi e delle loro avventure nell’esplorazione del cosmo “alla ricerca di nuove forme di vita e di civiltà, fino ad arrivare là dove nessun uomo è mai giunto prima”.

L’immaginazione gioca un ruolo importante nella fantascienza, come in ogni altro processo creativo. È il motore per il quale chi scrive di fantascienza è portato ad immaginarsi un mondo critico ed irreale, che ha come scopo quello di puntualizzare i punti deboli di una società, esasperandoli così tanto da renderli visibili a tutti, o quasi.

Robert Owen: socialista ed utopista

Owen è considerato uno dei primi socialisti, facendo parte di quella fascia nata nella prima metà dell’Ottocento che ha avuto il nome di socialismo utopistico. Anche se i suoi esperimenti utopici sono falliti, la sua attività nel campo dell’associazionismo e del sindacalismo rende Owen molto importante nella storia del movimento operaio della Gran Bretagna.

Negli anni seguenti l’opera di Owen a New Lanark ebbe rilevanza nazionale e persino europea. I suoi progetti per l’istruzione degli operai si completarono con l’apertura della scuola di New Lanark nel 1816. Owen adottò nuovi metodi per alzare la qualità della produzione. Sopra ogni postazione era installato un cubo con facce colorate, che indicavano la qualità e la quantità della produzione: poiché ogni operaio segnalava agli altri la qualità del suo lavoro, aveva un interesse a fare del suo meglio. D’altra parte, le condizioni per gli operai e le loro famiglie erano idilliache per gli standard dell’epoca.

Rappresentazione di classi danzanti nella scuola di Owen.

New Lanark (Scozia) fu molto frequentato da riformatori sociali, statisti, e membri di dinastie reali. Tutti concordavano nell’apprezzare New Lanark: il comportamento dei bambini era libero, inventivo e beneducato; salute, abbondanza e soddisfazione prevalevano; l’ubriachezza era sconosciuta e i figli illegittimi rarissimi. Le relazioni tra Owen e gli operai erano eccellenti, la fabbrica funzionava con la massima fluidità e regolarità, l’impresa era un grande successo commerciale.

Sebbene fu un esperimento di portata rivoluzionaria, anche il suo risultato fu altrettanto anticipatore e visionario: l’esperimento fallì a causa di una mancanza di sovranità individuale e di proprietà privata (da un giudizio di Warren). Questi esperimenti sono l’esempio lampante di utopia, da un’analisi della realtà si ricava una soluzione pratica dei problemi, che però non tengono conto della necessità concreta di avere un punto di riferimento, anche governativo

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