L’Europa e gli Stati Uniti vogliono ancora isolare Cuba con l’embargo? Analizziamo i fatti principali

Al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite si è votato per la sospensione delle sanzioni economiche verso alcuni paesi. Tra cui Cuba.

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Certe abitudini non muoiono mai. Nonostante abbia prevalso il voto favorevole alla sospensione delle sanzioni, molti degli stati più influenti hanno detto di no. Tra questi troviamo ovviamente gli Stati Uniti. Ma anche l’Italia, con cui sembrava aver un ottimo rapporto con Cuba.

Il contesto storico e politico dell’embargo contro Cuba

Uno degli argomenti preferiti dagli studiosi di geopolitica è sicuramente l’embargo degli Stati Uniti verso Cuba. La parola in sé “embargo” ha molteplici significati. Può significare un sequestro delle navi mercantili, in termini militari. Ma in economia rappresenta una sospensione di un determinato tipo di merce. Mentre nel mondo dell’informazione, l’embargo è il divieto di diffondere una determinata notizia.
Non si esagera quindi se definiamo tale termine per ciò che sta avvenendo a Cuba, un raggruppamento di tutte e tre le definizioni. Ideato nel 1960 dal presidente Dwight Eisenhower, in risposta alla rivoluzione castrista, il blocco economico prese sempre più le sembianze di una “guerra fredda” con l’isola. L’Operazione Mangusta, che si sarebbe svolta due anni dopo, ha portato infatti a 6mila il numero degli attentati terroristici americani verso il regime/governo castrista. Operazione che diede il risultato opposto, poiché aumentò la popolarità di Fidel Castro. Non si riuscì però ad ottenere lo stesso risultato in campo economico. E si presentò anche il problema delle basi missilistiche su Cuba. Tutte queste dinamiche influiranno i rapporti USA-URSS.

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Il periodo di John Fitzgerald Kennedy e la Baia dei Porci

Sicuramente conosciamo il presidente Kennedy per i suoi flirt con Marilyn Monroe, e per la sua morte a Dallas entrata nell’immaginario collettivo. Non tutti però sanno che il capo di stato più amato negli Stati Uniti, fu uno strenuo oppositore del castrismo. E che la sua politica contro Cuba divenne spesso aggressiva e spietata sotto certi punti di vista.
Una delle sue iniziative più tristemente famose fu infatti lo sbarco alla Baia dei Porci. La disfatta statunitense nel tentativo di sovvertire il governo rivoluzionario fece peggiorare le relazioni con i sovietici, e non solo. Persino gli americani stessi videro in Kennedy come un “bugiardo”, in quanto la sua politica fu perlopiù improntata alla ricerca della pace tra le nazioni. L’operazione Zapata si considerò quindi come un disastro sotto tutti i punti di vista. Cuba si avvicinò all’URSS di Kruscev, e gli Stati Uniti decisero di attuare nell’anno seguente l’embargo. Il terrorismo americano e la questioni delle basi missilistiche già accennata portò di conseguenza alla firma del Proclama 3447 nel 1962.

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L’embargo oggi e i rapporti con gli Stati Uniti

Ai giorni nostri, Cuba rimane ancora una nazione piuttosto appartata. Gli scambi economici e le importazioni sono ancora difficili. Tuttavia i primi segnali di allentamento sembrano esserci, soprattutto dopo la presidenza Obama, dove si provvide a liberalizzare l’isola. Fidel Castro dopo un rifiuto della “elemosina statunitense”, aggiunse di andare avanti a testa alta con la politica socialista. Dopo la morte del lider maximo, Cuba vive per l’ennesima volta una fase di stallo. Lasciare per sempre l’ideologia castrista e diventare uno ‘stato satellite’ degli USA? Oppure continuare con la politica anti-imperialista, la quale il presidente Miguel-Diaz Cañel sembra appoggiare a pieno?
Il dilemma si diffonde di più tra le potenze occidentali, che nell’isola stessa. Gli Stati Uniti dopo la presidenza Trump, dove ha visto un irrigidimento dei rapporti con Cuba, non appare tuttavia intenzionata a negoziare. Biden eppure aveva tra i suoi punti salienti, la pace tra nazioni. I cubani infatti sono scesi in piazza a L’Avana per chiedere la fine dell’embargo. Una mossa dettata dalla disperazione, che da un lato può dare speranza agli abitanti. Ma dall’altro lato può significare anche una delusione per le politiche che i democratici americani ogni giorno promettono di fare.

Cubani sfilano a L’Avana per chiedere a Biden la fine dell’embargo

I rapporti con l’Unione Europea e il “voltafaccia” italiano

L’Unione Europea non ha mai difeso apertamente l’embargo contro Cuba. Nonostante ciò, ha sempre condannato il “regime” castrista come simbolo di una politica semi-dittatoriale.
Non è quindi una sorpresa che, escludendo la Russia, i paesi europei abbiano votato all’unanimità contro la sospensione delle restrizioni. Sottolineiamo tuttavia che questa sospensione non vale solo per Cuba, ma anche per altri paesi. Di conseguenza è lecito pensare ad una possibile motivazione alternativa a questo voto contrario. Che non si concentri nelle relazioni “atlantiste”.
Un caso tuttavia sconvolgente è rappresentato da noi italiani. A meno che non si abbia la memoria di un pesce rosso, ricordiamo tutti la disponibilità quasi commovente dei medici cubani. Sì, gli stessi medici che hanno aiutato il nostro paese durante il lockdown dello scorso anno, assistendo i nostri malati di Covid. La Brigata Internazionale Henry Reeve diede una grande mano negli ospedali lombardi verso fine marzo. A titolo gratuito, soccorsero assieme all’Esercito Italiano migliaia di positivi nella zona di Crema. Gli “hermanos de Cuba” ricevettero persino la cittadinanza onoraria cremasca, prima di rientrare nel loro paese di origine. La stessa sindaca di Crema in quel momento li ringraziò, affermando che senza di loro non ce la avrebbero fatta nell’assistenza ai contagiati.
“Ringraziarli” così, non ci rende sicuramente onore. E ce lo ricorderemo ben presto! Tra poco arriveranno i vaccini. E tra i nomi ci sarà anche quello di Sobierana. Dubito che la stessa confidenza con i cubani si presenterà.

 

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