L’estraniazione in tutti i suoi aspetti: conosciamola con Lucio Dalla e Kafka

L’estraniazione in tutti i suoi aspetti: conosciamola con Lucio Dalla e Franz Kafka.

Due opere d’arte che nascono dall’estraniazione sociale: ecco cosa “Com’è profondo il mare” e “Le Metamorfosi” ci possono insegnare.

L’ottenimento del successo nella vita è l’obiettivo di ogni essere umano, e vediamo come questo obiettivo possa essere raggiunto o no attraverso l’estraniazione dalla realtà quotidiana, con gli esempi di Dalla e Kafka, essendo l’uomo un essere sociale.

“Le Metamorfosi” di Franz Kafka e l’alienazione che porta alla rovina.

Prima di tutto per quanto riguarda la trama, sappiamo che, all’inizio del racconto, il protagonista Gregor Samsa si risveglia una mattina ritrovandosi trasformato in un enorme insetto con tante zampe, senza una spiegazione che non ci viene mai data.

Tutto il seguito del racconto narra dei tentativi compiuti dal giovane Gregor per cercar di riprendere in mano la propria vita sociale nonostante la sua condizione, tanto che nelle prime pagine del libro l’uomo non sembra neanche essere sconvolto dall’avvenimento, ma il suo unico pensiero è tornare sul posto di lavoro e non far spaventare i genitori e la sorella, però non riuscendoci.

Dopo vari tentativi di uscire dal letto, si rende conto che ormai la sua famiglia non lo può più comprendere in quanto anche le corde vocali hanno subito la mutazione: rimane di conseguenza completamento alienato comunicativamente e fisicamente dal resto della vita umana, anche perchè i genitori decidono di chiuderlo nella sua stessa camera. All’inizio la sorella, nonostante sia spaventata, è l’unica a provare un minimo di empatia con l’essere, che da dietro gli occhi di un insetto esprime tutto il suo amore per lei con i pensieri, con come unico obiettivo tornare ad essere normale per poterle permettere la vita che sognava.

Di qui quindi l’isolamento involontario del protagonista, causato dalla paura dei suoi genitori, che lo porta a perdere ogni contatto con la realtà e a leggere nelle parole della famiglia la perdita di speranza nel ritorno alla normalità.

Quindi in questo libro è proprio l’estraniazione a essere la causa della tragedia finale, in cui l’insetto muore di fame perchè talmente separato dalle vite degli altri che questi ultimi non sono legati neanche più emotivamente a Gregor, e non si preoccupano del procurargli da mangiare. Per questo motivo, se non ci fosse stata l’incomunicabilità da parte del personaggio, il finale sarebbe potuto andare in modo diverso, nel caso in cui l’estraniazione non fosse stata infinita.

“Com’è profondo il mare” di Lucio Dalla e l’estraniazione che porta all’arte.

Il noto cantautore Lucio Dalla nasce a Bologna il  4 marzo 1943 ed è considerato uno dei maggiori cantautori italiani. Di formazione jazz, sappiamo che ha collaborato nel 1974 con il poeta bolognese Roberto Roversi, intellettuale marxista e fondatore, insieme a Pasolini e Fortini, della rivista letteraria Officina, creando insieme 3 album significativi:  Il giorno aveva cinque teste, Anidride solforosa Automobili. Però, la separazione con Roversi nel 1977, nonostante siano rimasti in buoni rapporti, lo lascia confuso ed estremamente deluso, dato che alcune delle scelte di Dalla rispetto a testi e brani fanno sentire Roversi tradito. I due si dividono, anche pubblicamente, in una disputa dialettica sul ruolo dell’artista nella società. Roversi denuncia (salvo poi lasciare la lettera in un cassetto)

“l’esilità e la fragilità di un rapporto di lavoro tenuto sempre su un filo esile (…) Non ci sentivo dentro la cura particolare e l’affanno artigianale che seguono fino alla fine la confezione di un prodotto che deve essere sì venduto, ma deve anche e soprattutto essere difeso.  Bene, ciascuno vada per la sua strada e canti al suo modo, liberamente. Saluto Lucio Dalla e gli auguro fortuna e lunga vita”.

Dischi e esperienza quella con Roversi che in definitiva cambiò lo stesso Dalla consegnando al pubblico uno dei più innovativi e geniali poeti musicali italiani. A partire sin da subito dal primo album post sodalizio, “Come è profondo il mare”, Lucio Dalla scriverà infatti testi e musiche dei suoi lavori, divenendo quel grandissimo protagonista della musica d’autore che conosciamo.

Ed è proprio per scrivere questo album allora che Dalla decide di ritirarsi alle isole Tremiti, dove concepisce il suo esordio come autore a tutto tondo. Questa profonda amarezza nel perdere quel mentore a cui teneva particolarmente, lo fa ritirare in quelle isole in cui andava ogni tanto durante la sua vita per prendere una pausa, e ci rimane circa 6 mesi. E’ un tipico esempio di processo di produzione in cui bisogna distaccarsi dall’abitualità, per cambiare prospettiva e comporre qualcosa di nuovo. Infatti Roversi criticava questo aspetto di Lucio Dalla nel suo processo di creazione, in quanto non particolarmente ragionata e senza troppa cura, in cui sappiamo che sarà il punto di forza nel nostro cantautore.

Così Giuseppe Calabrese, il sindaco delle Isole Tremiti ricorda Lucio Dalla nato il 4 marzo del 1943. E annuncia che al grande cantante sarà intitolato un isolotto: si trova Cretaccio e San Nicola, tra i luoghi più amati dal grande artista che proprio qui, su questo isolotto, si fermava ad ammirare il mare.

“D’estate -continua a ricordare il sindaco Calabrese che è stato anche suo amico – passava quasi tutto il giorno in mare sulla barca. Mentre quando veniva d’inverno, nelle pause del suo lavoro, lo trovavi spesso a passeggiare sull’isola. Gli piaceva molto passeggiare senza persone che gli chiedevano un autografo o una foto. Spesso si fermava con le persone a parlare e quando lo invitavano a pranzo accettava. Per noi non era Lucio Dalla il cantante ma era semplicemente uno di noi”.

Inoltre San Domino è anche famosa come “l’isola di Lucio Dalla”: qui il grande cantautore ha composto alcune delle sue canzoni più famose. Possiamo quindi considerare l’album come un grande riferimento all’attualità essendo stato creato negli anni di piombo, ma allo stesso tempo una ripresa del pensiero comunista (in onore di Roversi, ex partigiano), un inno alla libertà di espressione e una grande sintesi della storia evolutiva dell’umanità.

L’attuale sindaco delle Isole Tremiti ha un solo rimpianto.

“Ricordo che una volta mentre stavamo guardando il mare alle Tremiti mi disse: Peppino, mi devi fare una promessa. Quando morirò dovrai seppellirmi qui. Il nostro cimitero è a ridosso del mare. E lui voleva guardare il mare e stare vicino a lui anche in spirito. Purtroppo ce lo hanno portato via. Ma Lucio, come lui stesso diceva sempre, è un tremitese”.

Qualche mese prima della fatidica morte nel 2012 aveva scherzato proprio su questa. In un’intervista, alla domanda se fosse favorevole o contrario alla presenza dei politici ai funerali di Stato, si era detto contrario. “Lo sa che al suo funerale i politici ci saranno?”, avevano incalzato i suoi interlocutori. “E diranno che è la sua musica stata la colonna sonora delle loro vite”. Con un largo sorriso, Dalla aveva ribattuto:

“È un’ottima ragione per non morire mai.”

L’alienazione nel senso stretto della parola.

Il termine alienazione – derivato dall’aggettivo latino alienus, a sua volta dal pronome indefinito alius (in greco ἄλλος) ‘altro’ – viene utilizzato in filosofia per indicare il disagio dell’uomo moderno nella civiltà industriale, nella quale l’artificio che le è proprio lo fa sentire lontano dalle proprie radici naturali. Questo concetto viene esplicitato però con le elaborazioni di Marx ed Engels con lo studio e l’analisi del fenomeno dell’alienazione, dopo l’avvento della società industriale e capitalista, in cui trova la sua fioritura.

Ma vediamo oltretutto come il fenomeno dell’alienazione, dell’estraneazione, viene anche ripreso in diverse religioni:  nel buddhismo infatti esiste il concetto di “illuminazione”, di “Nirvana”, o della “Retta Concentrazione” (l’ultimo stadio del Nobile Ottuplice Sentiero). Sono tutti concetti estremamente simili e che condividono lo stesso obiettivo di base, quello di trascendere la realtà e il piano materiale per accedere ad un livello di conoscenza più alto e spirituale. È tramite quest’ultimo stadio che avrai la possibilità di raggiungere la tanto agognata “realizzazione”. Usiamo questo termine per descrivere la rivelazione universale che porta a comprendere il senso dell’Universo, facendo tesoro di tutto ciò che hai imparato negli stadi precedenti.

Secondo Schopenhauer invece, solo con l’ascesi l’uomo può raggiungere il nirvana. Sperimenta cioè una vera e propria negazione del mondo e dei bisogni e volontà individuali. La redenzione di un solo uomo libererebbe l’intero mondo dal gioco della volontà di vivere (in quanto quest’ultima è unica).

Un’altra visione del concetto di alienazione la ritroviamo anche nel regista Antonioni, che negli anni ’60 da proprio esempio di questo fenomeno attraverso la sua trilogia di film “L’avventura”, “La notte”, “L’eclisse” (1960). Il suo scopo è quello quindi di approfondire l’alienazione che deriva dall’incomunicabilità sia interiore che esteriore dei personaggi, arrivando in un momento tale per cui anche la figura umana stessa cessa di esistere, dato che perde di significato. Le scene andando avanti nei film diventano sempre più silenziose, più descrittive, senza dialoghi e composte quasi solo di paesaggi. Nonostante questo, Antonioni stesso non si pone allo stesso livello di Marx e Engels:

“Non penso mai in termini di alienazione, sono gli altri che lo fanno. L’alienazione significa una cosa per Hegel, un’altra per Marx e un’altra ancora per Freud; quindi non è possibile dare una definizione unica che esaurisca il soggetto. È una questione che riguarda la filosofia, e io non sono né un filosofo né un sociologo. Il mio mestiere è quello di raccontare storie, di raccontare per immagini, nient’altro. Se faccio film sull’alienazione — per usare quella parola così ambigua — si tratta dei personaggi, non di me.”

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