Le opere di Gozzano illuminano le vicende di Unabomber: l’inettto nietzschiano

Scegliere di defilarsi non è sempre una scelta condivisa ed acclamata. Una presa di posizione sofferta, ma dettata da una necessità. Fuggire dai riflettori e non esibire il proprio ingegno privandosi degli applausi della folla: questo il destino che spetta all’inetto nietzschiano.

(Guido Gozzano)

Cosa spinge un uomo ad isolarsi da tutto il resto? Si tratta di scarsa volontà oppure è una espressione di saggezza? Leggendo le liriche di Gozzano ed esaminando la serie tv oggi distribuita da Netflix “Manhunt: Unabomber” sono riuscito a cogliere i numerosi punti di contatto che intercorrono tra Totò Merùmeni ed il matematico Ted Kaczynski, i due perfetti asceti che hanno deciso di allontanarsi dalla società esprimendo il rifiuto di prostituire il loro intelletto. Essi si calano perfettamente nella parte dell’inetto nietzschiano: vediamo per quali motivi.

L’esistenza eremitica

Guido Gozzano è stato il poeta torinese di punta del movimento letterario dei Crepuscolari, pattuglia di poeti sorta in Italia agli esordi del Novecento. L’esistenza di questo rimatore è segnata da una grave malattia, la tisi, che lo ha costretto a vivere in disparte lontano da tutti. Questo morbo venne identificato per la prima volta nel 1907 garantendogli la vita fino al 1916, anno della sua prematura morte (avvenuta a soli 33 anni). La lenta, ma costante, attesa della morte costrinse il poeta ad una vita ai margini, alle soglie della società: escluso da tutti egli non poteva fare altro che mettersi ad osservare. Nel 1911 i fratelli milanesi Treves danno alle stampa la raccolta di versi “I colloqui“. L’ultima sezione di questa meravigliosa raccolta (intitolata “Il reduce“) viene aperta dalla lirica “Totò Merùmeni” la quale intende presentare al lettore la figura di un eremita che sia la diretta proiezione del poeta stesso. Il ritratto che Gozzano propone di disegnarci sotto gli occhi è quello di un venticinquenne dalla “tempra sdegnosa” (e dunque di una persona incline al rifiuto della bassezza) e dalla “molta cultura e gusto in opere d’inchiostro“. La sua “chiaroveggenza” spaventosa contrasta con la “scarsa morale” di cui è dotato. Questo giovane ha deciso di rinunciare alle sirene della vita pubblica e mondana optando per ritirarsi nella villa di famiglia che conta come ospiti “una madre inferma, una zia canuta e uno zio demente” posti al solo sopo di ricordare, come monito onnipresente, il destino del povero asceta: la morte. Le giornate sono scandite dalla laboriosità: legge, scrive, indaga e trova l’unica consolazione nella stesura di poesie. Egli è anche protagonista di opere di bene “manda(ndo) soccorso di danaro al povero (ed) all’amico un cesto di primizie“. Inoltre, non si esime dal compito di aiutare gli scolari “pel tema“. La sua esistenza da emarginato gli ha regalato solo una malattia e tante delusioni a partire da “l’Amore che non venne“, segno di un romantico deluso. Tuttavia, nei versi del componimento, oltre alla malattia e le scottature subite, è proprio la sopracitata tempra sdegnosa assieme al rifiuto di “vender parolette” ad aggiungere un’importante motivazione al suo allontanamento: egli si rifiuta categoricamente di scendere a quei compromessi che minerebbero direttamente alla sua stessa libertà, egli reputa che il suo ingegno debba essere libero e privo di padroni.

(Identikit del terrorista americano Unabomber)

Questo è, forse, la caratteristica che più evidenzia il parallelismo tra l’asceta Totò ed il protagonista della serie tv, tratta da una storia vera, “Manhunt: Unabomber“. Tuttavia prima di addentrarci nelle trame che collegano questi due curiosi personaggi è necessario riassumere brevemente la vita del matematico divenuto terrorista: Theodore Kaczynski nasce nel 1942 a Chicago figlio di immigrati polacchi, fin dalla fanciullezza dimostra un’intelligenza fuori dal comune che gli permette – oltre al fatto di entrare in possesso di un Q.I. di 165/170 punti – di immatricolarsi ad Harvard a soli 16 anni e di laurearsi 4 anni più tardi. Diventa assistant professor alla giovane età di 25 anni presso l’Università di Berkeley. Poco più di un anno dopo avviene il cambiamento: si dimette dall’incarico e, dopo una breve parantesi a casa dei genitori, decide di trasferirsi tra le montagne del Montana, in una capanna, privandosi di acqua e corrente e vivendo della sola caccia. Tra il 1978 ed il 1995 si rende colpevole di 3 uccisioni e numerosissimi feriti inviando pacchi bomba per mezzo postale ad aeroporti ed università (da qui il nome UnabomberUniversity-Airport-Bomber). Proprio nel 1995  viene pubblicato dal New York Times “La società industriale e il suo futuro“, il manifesto ideologico del terrorista, l’apice del suo pensiero intriso di critiche alla società ingozzata dalla tecnologia ed ammaliata dal consumismo. Nel 1996 viene arrestato e successivamente condannato all’ergastolo senza possibilità di appello. Lungo le otto puntate della mini-serie distribuita da Netflix nel 2017, Unabomber si comporta (quasi) esattamente come Totò: legge, scrive ed aiuta i giovani studenti con i compiti scolastici nella biblioteca del vicino paese. Il suo esilio è lo specchio di una saggezza derivata dall’intenzione di elevarsi al di sopra di quegli esseri umani ormai ridotti a pecore non-pensanti. E non è un caso che, nella serie, il colpo di grazia inferto alla sua fragile sanità mentale sia un rifiuto amoroso: un semplice “no” ha decretato il suo distacco totale dall’umanità. Il muro dell’amore è divenuto per lui troppo spesso e troppo grande tanto da sembrare invalicabile e sancire la definitiva separazione. Così come non è un caso che Theodore firmi il suo manifesto (ed ogni altro messaggio inviato alla stampa) con le iniziali F.C., acronimo di “Freedom Club“, la libertà tanto agognata e ricercata.

(Foto originale dell’arresto di Kaczynski)

Perché Ted e Totò?

A differenza di Totò, Kaczynski è un assassino, reo di aver ucciso e ferito numerose persone ma – nonostante questo sia un dettaglio da non sottovalutare. è da ammettere – io reputo che i due rientrino perfettamente entro la cornice dell’inetto nietzschiano. Entrambe sono menti brillanti che hanno deciso di non piegarsi ad una società di massa, entrambi hanno deciso di separarsi fisicamente ed ideologicamente da una società che consideravano impura mostrano pienamente quanto la loro scelta fosse il riflesso di meditazioni ed interrogazioni profonde. L’animo puro dei due è stato corrotto fino all’esasperazione che in un caso si è risolta con la semplice esclusione prendendo le distanze dai “villosi forestieri” mentre nell’altro è sfociata nell’insanità mentale e negli atti terroristici. L’esilio volontario che incontra l’inettitudine, la necessità che si sposa con la virtù, il gesto vigliacco di scappare cozza contro la fiera tempra mentale dei due.

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