L’amore per Napoli: ecco come la vittoria dello scudetto impatta sulla cultura musicale e non.
La dedica di Geolier alla vittoria del Napoli: ecco come dall’epoca di Maradona si è arrivati alla rivalsa socioculturale.
La vittoria del terzo scudetto del Napoli ha sconvolto l’intera città: dopo il fenomeno della serie tv “Mare fuori”, vediamo come la rivalsa partenopea ha conquistato l’Italia nel contesto sociale a partire dagli anni ’90 fino ai giorni nostri, sforando anche nell’ambiente musicale.
La lettera di amore di Geolier
Il noto rapper partenopeo in questi giorni ha raccontato di come lo scudetto del Napoli abbia impattato positivamente sulla sua vita, come la speranza di un’intera squadra, portata avanti dall’amore dei suoi spettatori, significhi per lui un’altra occasione di rivalsa per la città a cui tiene. Infatti, vediamo come i due scudetti siano significati particolarmente per il rapper, nonostante sia nato dieci anni dopo l’ultima vittoria. È cresciuto infatti per le vie, in cui i paesani altro non raccontavano delle leggende di quell’epoca fantastica, ancora segnata dai murales in giro per la città. Racconta di come la leggenda sia sempre vissuta in lui attraverso il racconto dei suoi parenti, e di come sia contento che un giorno potrà parlare dello stesso ai suoi figli e nipoti, in quel famoso giovedì del 2023, in cui il Napoli di Spalletti abbia finalmente raggiunto il tanto atteso obiettivo.
Parla infatti di come il calcio in quella città ai piedi del Vesuvio sia come una specie di religione: ha grande importanza per le persone del paese, che partecipano con molto interesse e passione a ogni partita giocata nel famoso stadio Maradona, il cui titolo è stato cambiato da poco in onore del calciatore che non ha mai lasciato quelle vie affacciate sul mare.
Un legame così forte cambia proprio il modo di vedere le cose: succede a me, succede a tutti i napoletani
Nonostante la vittoria fosse già stata proclamata da qualche giorno, i napoletani comunque non hanno rinunciato a festeggiare il successo addobbando la città di bandiere azzurre, fuochi d’artificio sparati in aria, macchine a tema e gente per strada. Parla infatti Geolier di come le parole di De Laurentiis lo abbiamo commosso, dopo tanti anni di fallimenti. Quasi ogni squadra oltretutto si è complimentata per l’annata speciale di cui ha fatto parte, e di come il successo del Napoli sia più che meritato.
Il rapper oltretutto aggiunge di come sia fiero di questa vittoria subito dopo il lancio del suo nuovo album “Il coraggio dei bambini”, a cui teneva tantissimo, e che dedica ai ragazzi partenopei che, avendo avuto poche occasioni nella vita, adesso si possono godere un legame fantastico con la propria squadra del cuore, quasi come se fosse un inno al lottare per il successo.
spero che questo scudetto sia solo il punto di partenza di una storia bellissima: godiamocela, guagliù, ce lo meritiamo.
Il viaggio in motoscafo che ha sconvolto la storia del calcio napoletano.
Come siamo arrivati a tutto ciò? Tutto parte dall’alba del 31 agosto 2004, in cui un motoscafo in partenza da Capri e diretto a Napoli, portava con sé 31 milioni di euro. Sappiamo che il tracollo del Napoli però aveva avuto inizio con la positività di Maradona alla cocaina nel 1991, portando quindi al fallimento di Corrado Ferlaino, presidente dei due famosi scudetti. La città partenopea non se la stava passando bene, già decimata dall’emergenza rifiuti, mafia, e dal crollo della Società Sportiva Calcio Napoli.
IL 3 agosto 2004 già il Napoli non esisteva più: Salvatore Naldi, ricco albergatore, aveva rilevato la società nel 2002 per 70 milioni di euro per le quote divise tra Beldi e Ferlaino, ma tutto ciò che fece furono soltanto azioni fallimentari, con spese che portarono soltanto all’innalzamento del debito della società. Nel gennaio 2004 il Napoli allenato da Gigi Simoni, infatti, era sestultimo in serie B, per arrivare poi al dato tra i minimi storici di entrate allo stadio. Il debito quindi si alzava addirittura a 60 milioni di euro.
Il 2 agosto 2004 la settima sezione del Tribunale di Napoli ufficializzò il fallimento della società come una “morte annunciata”:
Per malaccorta e inadeguata gestione imprenditoriale sempre connotata da approssimazione, gravi errori e assenza di progettualità, con irresponsabile e infruttuosa dissipazione di risorse.
Luciano Gaucci, presidente del Perugia, avviò poi una lotta legale per un ripescaggio della squadra in serie B, puntando soprattutto sullo slogan “orgoglio partenopeo“, promettendo che con lui il Napoli sarebbe ripartito.
Il Napoli non può scomparire, è una grande forza, il suo amore per il calcio è immenso, e io sono come il Vesuvio.
La FIGC nonostante tutto non gli permise di realizzare le sue parole, e l’unica possibilità era il Lodo Petrucci, che permetteva di salvare il titolo sportivo e far ripartire le squadre in carriera con un solo titolo inferiore. Ma a nulla servirono i loro sforzi: il 12 agosto 2004 il Napoli non riuscì neanche a essere inserito nei calendari.
In tanti provarono a mettere d’accordo la FIGC e il Tribunale, ma senza nessun risvolto… fino all’arrivo di Aurelio de Laurentiis. Lui stesso la racconta così:
Sono arrivato a Capri, ho visto un signore che diceva “mi compro il Napoli per 5 milioni” e io rimasi stupito perchè 5 anni prima ero arrivato a Napoli con un assegno di 120 miliardi, e quando mi raccontarono che era fallito, i miei amici mi chiesero “perchè lo vuoi comprare?”.
Infatti, proprio con quel motoscafo da 31 milioni, Aurelio de Laurentiis riuscì a sbaragliare la concorrenza.
Il 6 settembre 2004 nacque quindi il nuovo “Napoli Soccer”, entrando in serie C1, puntando alla serie A. La squadra fu messa in atto in pochi giorni da Pier Paolo Marino, che all’epoca di Maradona era diventato famoso per aver formato il grande calciatore Francesco Romano. La sua veduta negli anni non era cambiata: scoprì infatti Marek e Hamsik. Nonostante le critiche, De Laurentiis riuscì a fare miracoli con la squadra, presentando anche nel 2008 Lavezzi e Hamsik, arrivando addirittura in serie A, in ottavo posto. La sua strategia è stata ottimale per risaldare i debiti: ha ceduto Quagliarella alla Juve, Lavezzi e Cavani al Saint-Germain, Iguain alla Juve, Koulibaly al Celsie, riuscendo a riconoscere il talento in dei ragazzi che raggiunsero il loro picco in carriera proprio nella squadra napoletana. Con Binitez poi il Napoli riuscì a essere visto in maniera internazionale nell’ambito calcistico, riuscendo a raggiungere vette mai pensate prima, fino al nostro ultimo scudetto, con il sinistro di Giacomo Raspadori.
La reazione napoletana alla rivalsa sociale.
agli inizi degli anni 2000 sappiamo che l’Italia non era messa bene a livello di etica pubblica: lo scambio virtuoso tra politica e società appariva interrotto da tempo, mentre si manifestavano, in Italia e fuori, diagnosi pessimistiche incentrate sulla permanente diversità politico-culturale del nostro paese. In effetti, nel paragone con il resto dell’Europa occidentale, emergeva un deficit di etica pubblica che appariva arduo recuperare in tempi brevi: alla diffusa corruzione di ampi settori della politica, dell’amministrazione pubblica e della società, alla strage di Falcone e Borsellino, al persistere di forme di criminalità organizzata in grado di controllare interi territori si aggiungeva quel diffuso disprezzo delle regole che caratterizzava molti comportamenti pubblici e privati e che nell’opinione comune era a volte giustificato come espressione di una vitale creatività. E la classe politica, che già stentava a definire i contorni delle nuove istituzioni, appariva spesso inadeguata a proporre una nuova “pedagogia nazionale” all’altezza degli obiettivi imposti dal confronto europeo.
Ed è proprio in questo periodo che la squadra affronta il suo periodo più buio, essendo anche ostacolata dal fisco. È in questo periodo che nascono le prime sensibilizzazioni sul problema della mafia, della camorra ecc. essendo anche un argomento parecchio toccato anche al di fuori d’Italia. Infatti, con il crollo delle torri gemelle l’11 settembre 2001 il fattore terrorismo si era stabilizzato nella parlata di tutti i giorni, come anche nelle parole del presidente Bush. Nonostante poi il problema si sia affievolito, non è stato sicuramente facile per i napoletani riprendersi da quello che era diventato uno stereotipo a causa degli alti livelli di criminalità della città. Se nel cinema alla fine del 1900 stava avendo qualche piccola soddisfazione, nel periodo delle cariche di Berlusconi tutto tornò a tacere, anche per i rapporti con il governo contemporaneo a questi eventi.
Per questo motivo possiamo considerare la rivalsa sociale napoletana come un inno alla vittoria, al non mollare mai, a ritrovare la speranza e il potenziale anche in ciò in cui nessuno credeva da tempo (in cui però De Laurentiis aveva visto), per una vittoria non sono calcistica, ma anche culturale.