Il ritrovamento di un osso preistorico ci fa riflettere sulla produzione tessile medievale

Il ritrovamento di un  frammento d’osso apre nuovi orizzonti per lo studio della Preistoria: si tratta di un confezionamento vestiario.

Su un frammento osseo di quasi 4o mila anni fa di provenienza spagnola  sono state trovate delle tacche sconosciute: probabilmente l’osso veniva bucato come supporto per fare i vestiti.

Gli studi

Secondo gli studi svolti dall’Università di Bordeaux, si tratterebbe della prova indiretta più antica di confezionamento di vestiario, ulteriore testimonianza del clima freddo europeo, a cui bisognava trovare rimedio. Già il Max Plank Institute analizzando degli strumenti da lavoro risalenti a 120 mila anni fa rinvenuti sulla costa atlantica del Marocco giunse alla medesima conclusione. Anche l’osso di supporto spagnolo conferma la stessa tesi. Il reperto archeologico proviene dal sito di Terrases de la Riera dels Canyar, vicino Barcellona. La tecnica che adoperata fu quella della percussione indiretta, ancora usata dai calzolai e nelle società primitive per perforare il cuoio e anche in questo caso si rivelà una tecnica facilmente e intuitiva e allo stesso tempo efficacie, per far fronte alla rigidità climatica e alle intemperie. Il filo poteva essere o di origine vegetale o animale, ed era legato intorno a un ago di pietra o di osso che veniva infilato nei buchi per fare la cucitura.

I vestiti di stoffa

 I più antichi frammenti di stoffa risalgono a 10 mila anni fa, grazie all’agricoltura e alla capacità di saper maneggiare fibre vegetali, attraverso una manifattura che andò affinandosi negli anni. Il più antico vestito di lino fu ritrovato in in Egitto, e risale a circa 5mila anni fa. Il settore tessile fu uno dei settori trainanti, che dall’antichità e dalla necessità di calore condusse a una laboriosità sempre più riflesso della creativitò umana. Gli scambi commerciali e le attività proto-industriali ruotorano attorno a questo settore trainante, i grado di muovere merci, denaro e persone. Sono numerosi gli spunti sociologici storici ed economici che ruotano attorno alla produzione tessile. Innanzitutto vide nei secoli un’altra presenza di manodopera femminile e una prima divisione del lavoro. Nel corso dei secoli, come ancora oggi, vestiti e accessori arrivarono ad assumere un valore sociale innegabile e un’opportunità per distinguersi dalla massa.

La produzione tessile nel Medioevo.

Quella della lana fu una delle produzioni  che a partire dal Medioevo ebbero un’importanza cruciale, sia per necessità che come rappresentazione del proprio status sociale. In molte rappresentazioni dell’epoca ogni colore e ogni tessuto particolare servirono per affermare sia l’importanza dell’aristocrazia ma anche della nascente classe borghese, desiderosa di compiere la propria ascesa sociale. Le principali regioni che furono in grado di soddisfare l’aumento della domanda di mercato furono: l’Italia centro-settentrionale, la Catalogna, le Fiandre l’Inghilterra e la Francia settentrionale. La produzione tessile potè beneficiare del rapporto campagna-città, perché in città troviamo il capitale mentre in campagna si crearono le condizioni per fornire manodopera a basso costo. In città avviene l’accentramento e quindi si passa al lavoro di bottega, dove alcuni riconoscono delle forme di organizzazione della proto-industria poiché c’è una grande divisione del lavoro e anche una specializzazione geografica. Sarà la figura del mercante a  intuire l’importanza di dare un’organizzazione precisa e di commissionare lavoro a domicilio.

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