L’abilità dialettica di Berlusconi e la struttura indispensabile di un’intervista

La dialettica che Berlusconi ha utilizzato e usa durante i suoi interventi pubblici deve comunque rispettare la struttura dell’intervista descritta da Enrico Caniglia e Marco Mazzoni

Silvio Berlusconi ci ha da sempre abituato, durante le sue apparizioni pubbliche, a un tipo di dialettica non facilmente riscontrabile in altri politici, tuttavia anche questo tipo di dialettica deve rispettare quella che è la struttura dell’intervista, in quanto non tenerne conto porterebbe al fallimento di quest’ultima. Lo stesso Berlusconi ha dovuto, infatti, arrendersi alla necessità delle basi dell’intervista descritte da Caniglia e Mazzoni, ad esempio quando a “Un’intervista in mezz’ora” ha abbandonato lo studio di Annunziata. Nel corso di quest’intervista, che inizialmente rispettava la struttura tipica, i due hanno iniziato ad accavallarsi, non rispettando più il turno dell’altro fino ad arrivare all’impossibilità di proseguire.

Struttura dell’intervista

Caniglia e Mazzoni affermano che l’intervista, per quanto possa sembrare semplice, è in realtà un’interazione sociale molto complessa che necessita della presenza di due protagonisti: l’intervistatore e l’intervistato. I due hanno interessi diversi, il primo infatti vuole elicitare informazioni per il suo pubblico, mentre il secondo vuole dare visibilità alla propria persona o alla propria proposta. Tuttavia entrambi hanno bisogno l’uno dell’altro, in quanto un’intervista è una sequenza caratterizzata da un ordine ben preciso di azioni, realizzate dai partecipanti, e dunque è il prodotto del lavoro interazionale, congiunto, di intervistatore e intervistato. Ciascun partecipante non è dunque un individuo isolato, ma è bensì un soggetto che cerca di adattare quello che deve dire a quanto è stato già detto. È necessario dunque che intervistatore e intervistato collaborino affinché l’intervista si realizzi e possa essere portata avanti, ecco perché esistono delle regole non scritte che è necessario rispettare. Infatti i partecipanti seguono un sistema di turni di parola, ovvero non c’è più di un parlante alla volta e i parlanti si alternano senza che ci siano sovrapposizioni o vuoti. L’intervista si presenta quindi come un sistema di turnazione a due fasi: domanda-risposta, è dunque una sequenza di coppie adiacenti, in cui ognuno dei partecipanti aspetta che l’altro abbia finito “la propria parte”. Nel caso in cui invece siano presenti più intervistatori e più intervistati, è necessaria la presenza di un mediatore (o un intervistatore che abbia più autorità degli altri) che riesca a coordinare lo svolgimento dell’intervista.

Il fallimento dell’intervista

La necessità della struttura dell’intervista è facilmente comprensibile se si prendono in considerazione situazioni in cui questa non viene rispettata, come nel caso di Annunziata e Berlusconi. Ad esempio se l’intervistatore, o l’intervistato, inizia a non rispettare la turnazione e a sovrapporsi all’altro, ponendo quindi fine all’implicita collaborazione interazionale, si verifica un passaggio di status che fa dell’intervista un confronto più o meno amichevole. Ciò può portare o a un breve momento di “sbando”, in cui è necessario riportare l’ordine, o addirittura alla fine dell’intervista stessa, in cui uno dei due protagonisti decide di non proseguire. Spesso si è visto nei dibattiti politici televisivi uno dei partecipanti alzarsi e andare via, così come di frequente è possibile osservare una momentanea perdita di controllo provocata da argomenti particolarmente salienti. Un altro fattore problematico è quando l’intervistato cerca di prevalere sull’intervistatore sostituendosi ad esso, o spingendolo su determinati argomenti o non rispondendo alle domande, ad esempio cambiando discorso, oppure, all’opposto, quando l’intervistatore non concede spazio all’intervistato per fornire la risposta.

L’importanza dell’analisi di Caniglia e Mazzoni

Il contributo di Enrico Caniglia e Marco Mazzoni risulta fondamentale per tutti coloro che desiderano andare oltre il semplice messaggio comunicato durante un’intervista e che vogliono comprendere le dinamiche e i “giochi di ruolo” che avvengono durante la messa in atto di quest’ultima. Tramite un “semplice” dibattito politico, è infatti possibile comprendere gli atteggiamenti dei protagonisti, facendo aprire gli occhi anche sulle loro reali intenzioni e consentendo agli osservatori di dotarsi delle giuste armi per non cadere nei tranelli che ogni politico utilizza per distogliere o concentrare l’attenzione su determinati argomenti.

Pietro Salciarini

 

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