Un breve sguardo alle logiche narrative e funzionali della terza stagione Bridgerton.
S. Rhimes, B. Beers, T. Verica e C.V. Dusen ne La regina Carlotta: una storia Bridgerton fanno un passo avanti: mantenendo lo sfondo austeniano, che da sempre ha entusiasmato il pubblico, ridimensionano la tematica del politically correct adattandola a fatti storici.
Una storia Bridgerton
Il sottotitolo della nuova stagione Bridgerton riassume in modo sistematico ciò che accade nella serie Netflix tanto amata dal pubblico femminile. Se nelle precedenti assistiamo a matrimoni che portano con sé un forte chiacchiericcio nell’alta nobiltà inglese, nel prequel di questa serie si conosce come è nato tutti il sistema che governa i legami sociali e coniugali di questo mondo idilliaco e austeniano.
Siamo a cavallo del XVIII e XIX secolo, al trono troviamo Re Giorgio III del Regno Unito che deve sposare la Duchessa di Meclemburgo-Strelitz, la futura regina Carlotta. Questo matrimonio è voluto dalla regina madre Augusta con l’intento di mettere in atto una sorta di “esperimento sociale”, con lo scopo di combinare matrimoni tra etnie differenti data la vastità e la potenza economica dell’impero britannico dell’epoca. Da chi iniziare se non dai regnanti stessi?
Si cerca una fanciulla con un titolo importante, posata, elegante, non ribelle alle consuetudini sociali inglesi, che non si intrometta negli affari di famiglia, ma soprattutto scura ma non troppo da scandalizzare l’alta società. Carlotta è quella giusta!
Alcuni fatti storici
La visione della terza stagione, a differenza delle precedenti in cui è chiaro che si tratti di un passato inventato, lo spettatore è portato a chiedersi se quello che succede sia storicamente vero, data anche l’importanza della Regina Carlotta nella storia della corona inglese.
Si potrebbe sostenere che gli sceneggiatori abbiano utilizzato delle ipotesi storiche riguardo due principali aspetti: il colore della carnagione della regina e la follia di re Giorgio.
Per quanto concerne il primo aspetto, ci sono due filoni di storici: il primo sostiene che la vera regina Carlotta aveva una carnagione chiara, mentre il secondo che avesse una carnagione scura. Questa seconda tesi è stata resa popolare da Mario De Valdes nel 2018 e riportò ne The Washington Post che questa discendesse direttamente da un ramo afro-portoghese a cui apparteneva il re Alfonso III. Difatti se si osservano ritratti storici della regina in alcuni è rappresentata con carnagione chiara e in altri con carnagione mulatta, tenendo conto del fatto che gli artisti dell’epoca usavano colori differenti.
Invece, per quanto riguarda la follia di re Giorgio, alcuni studiosi ritengono che soffrisse di alcuni disturbi mentali. Difatti uno studio scientifico pubblicato sulla rivista The Lancet ha rivelato dell’arsenico in un campione di capelli del sovrano: probabilmente utilizzato all’epoca per risolvere questi disturbi mentali, ma le sue manifestazioni fisiche hanno portato gli studiosi a ipotizzare che si trattasse di porfiria.
L’applicazione del politically correct
Andando oltre l’attendibilità degli studi, è molto interessante comprendere come gli sceneggiatori abbiano utilizzato delle ipotesi scientifiche per costruire, comprendere e dare un motivo al pubblico per le scelte narrative in precedenza.
L’idea di questo “esperimento sociale” indotto dalla Regina madre di Giorgio III in cui si vuole formare una società con matrimoni combinati fra etnie differenti si sposa perfettamente con l’odierno politically correct. Una tematica politica e sociale che ha il solo obiettivo di reprimere l’offesa contro il “diverso”, che si tratti razza o di disabilità di vario genere. Adottando questo espediente narrativo gli sceneggiatori hanno dato una concreta spiegazione a ciò che accade nelle stagioni precedenti, seppur si tratti di un passato idealizzato. Acquistando così ancor più fiducia e gradimento da parte del pubblico.