Ogni giorno, quando scrolliamo la nostra bacheca Instagram, veniamo bombardati da immagini di corpi mozzafiato e di ragazze di una bellezze stratosferiche. Ma quando abbiamo deciso che questi canoni di bellezza fossero gli unici da seguire?
IL LATO OSCURO DEI MEDIA SECONDO BEYONCÉ
Si parte con la musica con il brano Pretty Hurts della cantante statunitense Beyoncè, quarto singolo estratto da suo quinto album di inediti. Il brano si allontana dall’immagine sfarzosa e da diva della cantante per darci una versione più intima di se stessa che solo in poche occasioni ha mostrato durante la sua carriera musicale. Insicurezze, paure e dubbi sulla propria immagine prendono forma nel brano grazie alla voce di Beyoncè ed alla firma della cantautrice Sia, trasformando il brano in un’intima confessione. La stessa cantante scelse di interpretare proprio quel brano poichè sentiva che rappresentasse tutti quei lati bui che ha dovuto affrontare per arrivare ad essere la star di fama mondiale che conosciamo oggi. Nel videoclip girato per il lancio del singolo interpreta Miss Third Ward, modella che aspira a conquistare l’ennesimo concorso di bellezza, dovendosi scontrare non solo con le altre modelle, ma anche con i suoi stessi demoni. Alla domanda “What is your aspiration in life?” posta dal presentatore, la nostra modella realizza di come il suo percorso costellato di trofei e medaglie per la sua bellezza non le abbiano mai fatto provare alcuna felicità, emozione che cerca di trovare in ogni concorso ed in ogni trattamento di chirurgia estetica:
“Just another stage
Pageant the pain away This time I’m gonna take the crown Without falling down, down, down”
Per la prima volta attraverso le parole del brano vediamo Beyoncè puntare il dito contro i media citando anche riviste quali Vogue, spesso accusata di mettere in copertina donne cosi magre da dubutare sulla loro condizione di salute. Il motivo? Constatare quanto i loro canoni estetici siano tossici:
“Blonder hair, flat chest
TV says, “bigger is better”
South beach, sugar free
Vogue says, “thinner is better””
Un messaggio provocatorio e accattivante, una forma musicale di sabotaggio culturale.
UN SISTEMA DA SABOTARE
Il sabotaggio culturale consiste nella trasformazione radicale, se non il capovolgimento completo, di un messaggio destinato alla cultura popolare, in particolare uno collegato ai mass media. Si tratta di una forma di protesta sociale avente lo scopo di rivelare le realtà sottostanti di cui i consumatori potrebbero non essere a conoscenza. La speranza è che le persone, una volta a conoscenza di queste realtà per mezzo del sabotaggio culturale, cambino i loro comportamenti o forse anche si mettano insieme per cambiare quelle realtà sottostanti. I media sono sia lo strumento che alimenta tale realtà che lo strumento per sabotarla. Trasmettono messaggi, soprattuto pubblicitari, che influenzano più che la personalità del consumatore la sua stessa visione delle cose. Viene mostrato un tipo preciso di canone estetico, come la pancia piatta o il seno più grande, ed è subito gara per cercare di ottenerlo, ricorrendo anche alla chirurgia estetica. Tutti vogliono essere Kate Moss, Kendall Jenner o la stessa Beyoncé, ma il conseguimento dell’obiettivo diventa talmente ossessivo da far sfociare l’individuo in disturbi, soprattutto alimentari. Modelle troppo magre, anzi scheletriche. Benetton dovette rimuovere la foto di una modella in costume da bagno dal suo sito poiché troppo magra. Tante sono state le campagne di comunicazione sui disturbi del comportamento alimentare, soprattutto per contrastare i casi sempre più numerosi di anoressia o bulimia. Tante le star che hanno cercato di condividere il messaggio attraverso la musica o la sensibilizzazione della tematica, dall’ex stella di Disney Channel Demi Lovato fino all’ex tronista di Uomini & Donne Valentina Dallari.
IL CORPO ATTRAVERSO I MEDIA
“Naomi Wolf ipotizza che il mito della bellezza sia una gigantesca arma di distrazione per impedirci di fare cose più grandi tenendoci impegnate ad occuparci dei centimetri del nostro girovita. Trentatremila donne americane hanno detto in un sondaggio che avrebbero preferito perdere da 3 a 5 chili rispetto a un qualsiasi altro obiettivo.
Io devo dire che nel rapporto conflittuale con la mia pancia ho avuto la peggio. Lei ancora lì.
Ma io mi sono presa la vita e non nel senso di “punto vita”.”