Un breve sguardo alla vita di Mozart per poi ripercorrere alcune concezioni filosofiche riguardo la musica.
La musica da sempre contribuisce ad unire i popoli, alleggerisce il cuore. Riesce ad accompagnarci in ogni nostro stato emotivo e a renderlo più intenso, nel bene e nel male. La musica è in grado di inebriare le nostre menti. Non dobbiamo stupirci prendendo atto del fatto che da sempre molti filosofi hanno trattato questo tema con grande interesse.
IL COMPOSITORE E MUSICISTA AUSTRIACO DEL SETTECENTO
Nato a Salisburgo il 27 gennaio 1756, Wolfgang Amadeus Mozart, è stato un compositore, musicista austriaco. Le sue innumerevoli opere continuano a risuonare nelle orchestre più importanti. Fin da bambino riuscì ad incantare i più grandi con il suo talento. La parte più intensa della sua produzione musicale si registra negli ultimi anni di vita, quando decide di slegarsi dalle catene della corte di Salisburgo e si trasferisce nella capitale, a Vienna.
Le Cronache, a cura di Marco Murara, rappresentano un viaggio lungo e dettagliato della vita di Mozart. Pur essendo l’ennesimo libro riguardo la storia dello spettacolare musicista Viennese, si differenzia da tutti gli altri. E’ composto da oltre duemila documenti. La particolarità del tomo riguarda l’attendibilità delle fonti. Difatti descrive la figura di Mozart senza fare ricorso a miti o leggende. Nei volumi vengono riportati 2003 testi i quali hanno tutti il merito di contribuire alla comprensione della personalità di Mozart. Si apprendono i più disparati aspetti del suo carattere. Ad esempio la non cura per il denaro, la passione per gli indovinelli e il forte amore per la giovane moglie. Mozart era conosciuto come l’enfant prodige, aveva la capacità di suonare con gli occhi bendati intere melodie, ma anche replicare istantaneamente sinfonie mai ascoltate prima.
Mozart morì all’età di trentacinque anni, da libero professionista, con l’invidiabile primato di essersi opposto ai vincoli feudali del tempo.
LA MUSICA SUBLIME ATTRAVERSO SCHOPENHAUER
« La musica esprime, con un linguaggio universalissimo, l’intima essenza, l’in sé del mondo, che noi, partendo dalla sua piú limpida manifestazione, pensiamo attraverso il concetto di volontà, e l’esprime in una materia particolare, cioè con semplici suoni e con la massima determinatezza e verità; del resto, secondo il mio punto di vista, che mi sforzo di dimostrare, la filosofia non è nient’altro se non una completa ed esatta riproduzione ed espressione dell’essenza del mondo, in concetti molto generali, che soli consentono una visione, in ogni senso sufficiente e applicabile, di tutta quell’essenza; chi pertanto mi ha seguito ed è penetrato nel mio pensiero, non troverà tanto paradossale, se affermo che, ammesso che si potesse dare una spiegazione della musica, completamente esatta, compiuta e particolareggiata, riprodurre cioè esattamente in concetti ciò che essa esprime, questa sarebbe senz’altro una sufficiente riproduzione e spiegazione del mondo in concetti, oppure qualcosa del tutto simile, e sarebbe cosí la vera filosofia.»
Nel Mondo come volontà e rappresentazione Schopenhauer delinea chiaramente la sua posizione riguardo la musica. E’ la più alta tra le arti poiché per oggettivarsi non necessita la materia, va oltre. E’ l’unica arte che potrebbe sussistere anche senza il mondo. Schopenhauer ritiene la musica una modalità di espressione dell’essenza del pensiero e dell’esistenza. Proprio per questo motivo una possibile risposta alla domanda “Cos’è la musica?” può essere data solamente dalla filosofia. La filosofia come la musica è espressione dell’essenza del mondo, ma tramite concetti. Perciò seguendo il ragionamento di Schopenhauer possiamo affermare come la filosofia sia concretizzazione concettuale della musica. Entrambe esprimono l’essenza del mondo, in modalità diverse, ma comunemente sublimi.
LA DIFFIDENZA HEGELIANA: LA MORTE DELL’ARTE
L’atteggiamento Hegeliano nei confronti della musica è diametralmente opposto a quello di Schopenhauer. La musica è un’arte non traducibile a parole, per questo motivo è lontana dalla filosofia. Nel periodo Hegeliano incarna la morte dell’arte poiché essendo lontana dalla filosofia risulta essere solamente godimento estetico.