La manipolazione dietro la fede: l’omosessualità curata da Dio

Ricordiamo tutti il caso mediatico del ragazzo curato dall’omosessualità grazie alla fede, alla preghiera, a Dio. Sui social ha scatenato consensi da un lato e ira/incredulità dall’altro. Ebbene, ciò che non è stato raccontato sui media viene raccontato qui.
Quella che state per leggere è un’intervista fatta ad un ragazzo omosessuale che ha avuto la stessa esperienza di Alessandro. Per motivi di privacy, il suo nome non verrà inserito.

“Ti fanno credere che guarirai, ma nel profondo tu sai che quella è la tua natura.”

GAY vs GO(O)D, did.eu

Se controlli le parole, controlli le persone

Qual è il tuo orientamento sessuale?
Sono omosessuale e non ho mai avuto dubbi su questo.

Come vivi la tua omosessualità con te stesso?
È molto difficile conviverci dato che vivo in un contesto che non mi permette di vivere tranquillamente senza essere giudicato, senza comunque affondare nell’insicurezza quando faccio qualsiasi cosa.

E invece come la vivi nella tua città?
Con i miei amici intimi devo dire molto bene. Però ho subito del bullismo in passato, sono stato picchiato e deriso. E questo si manifesta adesso con una forte insicurezza di base ed è difficile sentirsi sempre al 100% senza sentirsi additato.

Sei credente?
Sono buddista. Seguo di Buddismo di Nichiren Daishonin. Nella mia vita, però, ho sperimentato molte religioni: quella che mi ha formato è quella cattolica dalla quale mi sono distaccato e riavvicinato molte volte, fino a quando poi un prete mi ha detto in confessionale:“Ti dico già che uomo e uomo non va bene eh” e da lì si è rotto tutto. Sono poi finito nella New Age per 15 anni: un grosso contenitore che affonda le radici in molte religioni. Sono passato anche per la religione evangelica pentecostale e adesso sono felicemente buddista. Questo mese riceverò il go-honzon.

Conosci il caso di Alessandro, il ragazzo guarito dall’omosessualità grazie a Dio?
Sì l’ho visto su internet. Mi ha interessato molto perché ho avuto esperienze simili alle sue, quindi non l’ho solo vista ma anche interiorizzata.

Cosa pensi della dichiarazione del ragazzo?
Essendo stato parte di quella religione, mi rendo conto che è completamente plagiato, perché l’ho vissuto sulla mia stessa pelle e quando ci sei dentro non hai più discernimento. Ho provato un grande imbarazzo perché mi sono identificato in lui. Ho provato dolore perché so che gli hanno prospettato una risoluzione al suo “problema”, quindi lui ci crede.

Quando hai fatto parte della chiesa evangelica della tua città, hai vissuto una qualche esperienza analoga?
Sì, l’ho vissuta proprio sulla mia pelle. Potrebbe sembrare che io sia una persona facilmente influenzabile ma invece è tutto il contrario perché, avendo vissuto esperienze in varie religioni, ero in una condizione di sfiducia totale.
Il primo ricordo che ho è quando il pastore mi ha toccato la fronte mentre pregava e sono caduto a terra senza nessun motivo apparente. Loro mi hanno spiegato che era lo Spirito Santo che aveva agito dentro di me – e invece si trattava di piccoli movimenti impercettibili che sono difficili da vedere. Io incuriosito sono tornato.
È ovviamente arrivata la fatidica domanda:”Sei omosessuale?”. Alla mia risposta positiva, il pastore mi ha spiegato che si trattava di un demone che mi aveva preso da quando sono nato e continuava ad esercitare il suo potere su di me, per farmi sentire un’attrazione verso gli uomini. Da allora il pastore iniziava a fare leva sui miei punti deboli: mi diceva che avrei avuto dei figli e che a breve questa cosa sarebbe terminata e che io sarei stato liberato, che sarei diventato eterosessuale.

Da gay a etero grazie a Gesù, iene.mediaset.it

Alcune volte sono andato a degli incontri singoli, in cui generalmente ci sei tu, il pastore e un testimone. Ricevi un trattamento “personalizzato” circa la tua problematica: pregavano e nominavano sempre Gesù per far andare via questo demone. Un’altra sera eravamo rimasti solo noi giovani e abbiamo fatto un cerchio tenendoci tutti per mano. Non ricordo precisamente cosa è successo ma mi sono trovato al centro del cerchio inginocchiato a terra. E tutti gli altri pregavano e urlavano:“Esci! Abbandona questo figlio di Dio!”. Sono state esperienze molto forti.
Quando c’erano le prediche, io a volte uscivo fuori dalla stanza a piangere per le cose che dicevano. Solo che mi costringevano a rientrare perché “è il demone che non vuole farmi ascoltare”. Quindi dovevo rientrare e continuavo a piangere nella stanza, non potevo uscire.
Sono stato poi battezzato. Viene chiamato battesimo consapevole perché sei tu a scegliere se battezzarti o meno. E l’ho fatto perché ero convinto che tutto quello che dicessero fosse vero. Insomma, cadevo letteralmente a terra! E le altre persone dicevano che erano riuscite a cambiare! Mi venivano date delle prove concrete ed effettivamente tutto ciò che loro dicevano era verificabile in Bibbia e Vangeli.
La cosa più brutta per me forse è stata questa. Loro sapevano che ero passato per molte religioni e sapevano anche che mi piace studiare. Sapevano che possedevo libri antichi di altre religioni, libri introvabili che io amavo. Inizialmente mi hanno intimato di bruciare questi libri, dopo si è trasformato in un ordine. Solo perché era scritto nella Bibbia. Ho dovuto bruciare almeno 100 libri e il dolore è stato ed è tutt’ora immenso. Mi viene da piangere, i libri per me sono tutto e sono scomparsi per sempre, sono stato proprio sciocco… Sono stati bruciati lì, in un falò e loro li hanno strappati no ad uno. Avrei scacciato i demoni e avrei fatto un favore anche ai miei familiari, dicevano.
Io non mi rendo conto di come ce l’abbiamo fatta con me. E comunque residui ancora ne ho: a volte devo fermare il pensiero “e se facendo questa cosa invitassi i demoni a casa mia?” poi mi rendo conto che è follia. Sono cose che mi sono rimaste.

Ti sei mai chiesto perché lo facessero?
Me lo sono chiesto, ma non so perché lo facessero. Mi facevano percepire di essere amato e quindi ho pensato che loro lo facevano per me. Io credevo che lo facessero per il mio bene. Tutto l’affetto che non ho avuto in famiglia, loro me lo stavano dando in quel momento.

Quando hai deciso di andare via?
Inconsapevolmente ho iniziato ad allontanarmi. Da quando ho iniziato a studiare, ho capito molte cose. Semplicemente una sera che dovevo andare da loro, ero davanti alla porta non sono entrato. E da lì mi sono allontanato. Ho visto anche che tutti i miei amici mi dicevano che ero diventato intrattabile, non si poteva parlare più con me, cercavano di farmi capire ma io non me ne rendevo conto. È come se mi fossi svegliato da un brutto sogno.

Ora, a mente lucida, cosa provi?
Mi sono reso conto che il centro del mio mondo sono io e ho imparato che non devo consegnare la mia vita, la mia salvezza ad altri. È inutile affidarsi a persone che ti promettono futuri apparentemente assurdi. Sono diventato più realista. Paradossalmente ringrazio questa esperienza, mi ha insegnato a costruirmi uno scudo.

Prima di iniziare mi hai detto che avevi paura di sostenere l’intervista. Perché?
Perché sento ancora la loro pressione, nonostante siano passati già due anni. Essendo una religione basata – a quanto pare – sul giudizio, continuo a sentire la loro pressione tutt’ora su miei possibili sbagli. Avevo paura che loro potessero rintracciare la mia dichiarazione e agire di conseguenza, una conseguenza che non posso immaginare: lettera dell’avvocato, farsi trovare a casa mia, rovinare la reputazione parlando male di me. È diventata anche un fobia sociale.

Così come l’abito non fa il monaco, la rosa non fa il gay, latitudeslife.com

Perché tornare normale se lo sei già?

Sfatiamo un mito: l’omosessualità non è una malattia.
Nella prima edizione del DSM – risalente al lontano 1952 – l’omosessualità era stata inserita nei disturbi antisociali di personalità, che ricordiamo essere “il disprezzo patologico del soggetto per le regole e le leggi della società”. Insomma, insieme a pedofilia e necrofilia, addirittura. Nel 1973, l’American Psychiatric Association rimosse l’omosessualità dal DSM – Manuale Diagnostico delle Malattie Mentali. E nel 1993 l’Organizzazione Mondiale della Sanità accettò e condivise la definizione non patologica dell’omosessualità, depennandola dalla lista delle malattie mentali.
Alla luce di questo, perché affidare tuo figlio gay ad uno psichiatra per indagare il suo comportamento deviato? Se dovesse intervenire una cura, non sarà di certo per far cambiare orientamento sessuale, ma per superare la sofferenza dovuta all’accettazione di questa sessualità. Ma in realtà non possiamo aspettarci che tutti capiscano, soprattutto se viviamo in uno Stato in cui la Chiesa ha sempre l’ultima parola. Il cristianesimo è solo una delle religioni che sostiene fortemente il “contro-natura” perché nei libri sacri sono condannate le pratiche omosessuali, considerate “gravi depravazioni” – come è scritto nel Catechismo della Chiesa Cattolica. Come possiamo sperare di fare passi avanti se esistono Scientology o altre confessioni cristiane che dichiarano che l’omosessualità sia una malattia, che possa essere eliminata grazie alla fede religiosa e alla pratica eterosessuale?

Solo la conoscenza ti fa dubitare, benesserelavoto.it

Un’ipnosi di massa

La storia raccontata dimostra una forte manipolazione, nient’altro che una profonda forma di abuso psicologico. Le persone che abusano fanno leva sulle paure più profonde dell’uomo, come la paura di essere abbandonati o di non essere amati. L’individuo arriva a dubitare di se stesso, fino a pensare che la realtà che sta vivendo non corrisponde a quella ‘giusta’. È questo che fa il manipolatore: mina ogni certezza e sicurezza.
Esistono tre categorie di manipolatore: il bravo ragazzo che sembra avere a cuore solo il bene della vittima; l’adulatore che esercita la manipolazione lusingando la vittima e l’intimidatore che utilizza il rimprovero continuo, il sarcasmo e l’aggressività. Lo scopo di tutte e tre le categorie è costringere l’individuo alla dipendenza psicologica, sopprimendo la libertà di scelta e la responsabilità.
In questo modo la vittima smette di tutelare le proprie ragioni, si annulla completamente il senso di persona. Inizia così a giustificare gli atti del suo carnefice, a difenderlo anche davanti ad amici e parenti, a soddisfare le sue aspettative. La vittima diventa così dipendente da isolarsi socialmente per paura di essere considerata sbagliata, per paura di essere inadeguata. Perciò, per la maggior parte dei casi, una possibile richiesta d’aiuto proviene dall’esterno, dalle persone che sono vicine e che fanno aprire gli occhi. Da lì inizia – paradossalmente – il percorso più burrascoso: la ricostruzione della propria identità, vera e autentica.

Ringrazio il ragazzo che mi ha gentilmente rilasciato questa intervista. è stato difficile per lui ripercorrere questo passato devastante, ma questa storia merita di essere conosciuta.

Martina Di Perna

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