La HBO censura Via col vento: cos’è davvero il razzismo? Analizziamone i presupposti

Il razzismo nasce dal bisogno di sminuire un gruppo al fine di farne risaltare un altro, possibilmente quello a cui noi apparteniamo.

Alcuni fatti accaduti recentemente -chi ha orecchie per intendere, intenda-  hanno suggerito un interessante spunto di riflessione, soprattutto alla luce della scelta di rimuovere Via col vento dal catalogo HBO perchè considerato un film razzista. Una volta contestualizzato, verrà dunque riproposto, sebbene l’accusa a cui è sottoposto sia piuttosto pesante.

Breve #throwback storico

Nel corso della storia è spesso emersa la tendenza degli occidentali a considerare malvagio/perseguibile/schifoso/ripugnante qualsiasi elemento o persona che appartengano alla categoria del Diverso. Sono innumerevoli le carneficine commesse in nome della civilizzazione, del progresso e di un Dio che se esistesse, non avrebbe mai consentito simili tragedie; eccone un esempio giusto per rinfrescare la memoria : l’ecatombe degli indiani Sioux, le torture del carcere di Abu Grahib, il genocidio degli Ebrei,degli Armeni, degli omosessuali e degli handicappati nei Campi di concentramento, avvenuto a metà del secolo scorso, lo scempio durante la guerra del Vietnam, i massacri causati dalle Crociate e la caccia alle streghe promossa dall’Inquisizione etc. Questi sono solo sprazzi di una storia che se analizzata in termini di rapporti di potere, in più tratti assume il colore scarlatto del sangue.

Basi psicologiche del razzismo: l’attacco al Diverso

Cerchiamo di analizzare che cosa sia questo odio irragionevole. La definizione classica di razzismo, prevede che lo si indichi come un fenomeno sociale; avviene, infatti, che proprio all’interno di una società si crei  un gruppo dominante, che si crede tale poichè forte dei suoi ideali, attraverso i quali viene stilata una tacita gerarchia a compartimenti stagni che esclude però altri gruppi,uno o più, considerati inferiori e pertanto da sottomettere. Secondo la Teoria dell’Identità Sociale (Tajifel e Turner), qualora si incontrassero membri appartenenti al nostro stesso gruppo sociale, la tendenza sarebbe quella di evidenziare gli elementi di appartenenza al gruppo e appiattire il più possibile le differenze; il ragionamento è valido al contrario se si parla di un gruppo diverso dal nostro, contro il quale verranno utilizzati tutti i mezzi per accentuarne le diversità e iniziarne la discriminazione. Secondo Freud ne Il disagio della civiltà quest’ultima ha origine da una sorta di proiezione all’esterno delle proprie dinamiche negative interne; si innesca quindi un circolo vizioso di convinzioni che vengono alimentate dal risalto che i singoli assumono facendo parte del gruppo dei vincenti, pertanto le prospettive di vantaggio e successo agiscono come un rinforzo positivo e stimolano il proseguimento dei comportamenti di segregazione. L’origine del problema è a livello percettivo. La percezione si differenzia dalla sensazione perchè, mentre la seconda è la semplice introduzione delle informazioni che acquisiamo grazie ai 5 sensi, la prima è il processo di successiva elaborazione dei dati precedentemente acquisiti e implica quindi uno step in più rispetto alla codifica sensoriale; questa differenza deriva dalla valutazione cognitiva, ovvero la peculiare e ahimè, estremamente soggettiva scelta di interpretare i dati in un modo piuttosto che in un altro. Si tratta di una facoltà estremamente vulnerabile e delicata, che può subire condizionamenti e piegarsi al potere delle credenze partorite dalla famigerata maggioranza.

Il caso di Via col Vento

Dal 1939 -anno in cui è uscito il film- ad oggi, nessuno si era mai sognato di mettere in discussione il valore storico di questo colossal, anche se alla base vi è una vicenda romanzata. L’ambientazione fa riferimento al periodo dello schiavismo in America e della guerra tra Nord e Sud e, come del resto molti altri film anche più cruenti che riportano avvenimenti del passato, bisogna prenderlo per com’è, cioè una ricostruzione cinematografica di eventi storici. Tra l’altro, se qualcuno, ogni tanto, si scomodasse a leggere i libri, oltre che a basarsi sui film, scoprirebbe che Margaret Mitchell sta criticando duramente il sistema tradizionalista in cui vivono i suoi personaggi e soprattutto il sessismo che vigeva sovrano all’epoca. La scelta di riportare fedelmente il contesto storico è di per sè un modo per criticare un sistema di convenzioni terribilmente dure a morire e il personaggio di Rossella incarna la volontà di ribellarsi; la donna che prende in mano la sua vita e si libera degli stereotipi di genere che la vincolano è anche colei che considera i Negri della sua tenuta come parte della famiglia.  Siamo tutti d’accordo sul fatto che Miss O’Hara non sia proprio un esempio lampante di integrità morale e pertanto non incarna il classico ideale dell’eroina, ma a modo suo, compie delle scelte, decide di non uniformarsi alle decisioni del gruppo dominante, rifiutando le credenze che le vengono propinate, insomma, pensa con la sua testa.

Ogni realtà è figlia del suo tempo e,come tale, va contestualizzata e analizzata alla luce della mentalità di allora, con la consapevolezza del presente. Quanto al film, il fatto che all’epoca, agli attori di colore non fosse consentito di assistere alla prima, continua a mettere in risalto la differenza tra passato e presente, tra credere a tutto ciò che ci viene detto e ragionare con la propria testa. E’ innegabile che le persone di colore abbiamo da sempre subito trattamenti ingiusti e questi necessitano di essere messi in risalto come un affronto all’Umanità. Tuttavia la storia non si può cambiare, bisogna solo accettarla per com’è e semmai guardare al passato con un occhio critico affichè mai più avvengano certe mancanze. Riconoscere e apprendere ciò che è stato significa mettere nelle nostre mani la possibilità di scegliere e agire diversamente da quanto fatto in precedenza.  Ma come è possibile diventare consapevoli degli errori passati, se vengono censurati i termini di paragone che ci permettono di riconoscere il giusto dallo sbagliato?

Ai posteri l’ardua sentenza, direbbe Manzoni; a noi pertanto la decisione finale.

 

 

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