La famosa fiction italiana dei Medici arriva alla conclusiva terza stagione mostrando l’impatto culturale della famiglia sulla penisola

La grande produzione televisiva della Rai è riuscita a portare sul piccolo schermo le vicende della più importante dinastia italiana sulla penisola durante il Rinascimento, e come la Storia ci dimostra è stata proprio questa famiglia a dare avvio a una nuova epoca e cambiare il modo di pensare, i Medici non erano filosofi ma mecenati che attraverso la loro filantropia hanno permesso appunto a filosofi neoplatonici come Cristoforo Landino, Marsilio Ficino e Pico della Mirandola di aprire nelle ville medicee accademie neoplatoniche per far rifiorire le arti e la Filosofia dopo secoli di istruzione ecclesiastica limitata solo ad alcuni testi di Aristotele.
I padroni di Firenze

Da semplici mercanti di lana a Signori di Firenze. I Medici hanno una lunga storia alle loro spalle, le ambizioni politiche si devono al fondatore della dinastia, Giovanni di Bicci de’ Medici, che all’inizio del Quattrocento si sposa con Piccarda Bueri e grazie alla dote della moglie lascia il mercato della lana per aprire una banca, che tuttavia non sopravviverà neanche un secolo, ma è proprio grazie a questo banco e all’introduzione della partita doppia che i Medici raccolgono i fondi per finanziare il rinnovamento della cultura. In realtà non sarà Giovanni il primo ad occuparsi di mecenatismo, bensì suo figlio Cosimo, detto il Vecchio, che negli anni ’30 del Quattrocento una volta a capo della famiglia e della città finanzia la costruzione della cupola del Duomo sotto le istruzioni di Filippo Brunelleschi, ma questo è solo il primo di una serie di imprese filantropiche, basta pensare al David di Donatello e alla Cappella dei Magi affrescata da Benozzo Gozzoli. Successivamente con la nascita di suo nipote Lorenzo, il futuro Magnifico, si interessa alla Filosofia per l’istruzione dei suoi eredi, per questo affida a Marsilio Ficino la traduzione dei testi platonici più importanti come il Timeo, il Simposio e il Parmenide. La terza generazione di Medici conoscerà un governo famigliare di stampo platonico grazie all’educazione che ha ricevuto durante l’infanzia Lorenzo il Magnifico, che a sua volta deciderà di rendere pubblica la scuola Neoplatonica aprendo ufficialmente l’Accademia nella sua villa di Careggi, avviando così la ripresa della filosofia platonica che porterà ai successivi sviluppi del pensiero moderno con Giordano Bruno, Cartesio, Pascal, Machiavelli e Hobbes.
La Filosofia Umanista in Europa
Prima della riconsiderazione del pensiero platonico avvenuta grazie al mecenatismo dei Medici in Europa circolava già la Filosofia, ma questa era molto limitata perché era utilizzata quasi esclusivamente in ambito teologico, dei testi antichi venivano presi in considerazione solamente quelli di Aristotele e venivano riletti e commentati in chiave cristiana. Infatti i maggiori esponenti della Filosofia erano ecclesiastici e monaci, come Girolamo Savonarola che ha studiato i testi aristotelici come il De Anima raccolti nel commento della Somma Teologica di San Tommaso d’Aquino e infatti ha sempre disprezzato la ripresa platonica avviata dai Medici, per questo una volta preso il controllo della città ordina il rogo dei beni lussuriosi e tra questi ci sono anche testi filosofici dell’Accademia. Un altro caso è quello di Francesco Della Rovere, papa Sisto IV, che si è laureato in Filosofia all’università di Pavia dove ha anche ottenuto la cattedra per insegnare logica, successivamente ha utilizzato la sua conoscenza come strumento politico una volta ottenuto il papato. Anche i Medici utilizzano la Filosofia per governare tant’è che anche nella fiction Rai si vedono i figli di Lorenzo, Piero e Giovanni, che studiano la Repubblica di Platone dietro la guida di Poliziano, poeta e filosofo amico della famiglia Medici.
La Tripartizione nel governo come nell’anima

La Repubblica di Platone è senza dubbio il primo trattato di filosofia politica nella Storia, e stabilisce un’utopica forma di governo ideale definita nel Novecento da Popper come un Comunismo Platonico, in quanto governanti e soldati non hanno diritto alla proprietà privata e vivono tutti sotto lo stesso tetto, mentre la classe più bassa degli artigiani ha solo le proprietà che gli sono state consegnate dal governo, questo viene fatto per raggiungere un livello di uguaglianza totale senza far nascere così rivalità e invidia tra i cittadini. Nella Repubblica anche le famiglie non esistono i figli vengono separati dalle madri dopo la nascita e le relazioni coniugali sono inesistenti ci si accoppia per ordine del governo con una falsa estrazione casuale (migliori con i migliori, peggiori con i peggiori) , perché nel buon governo le dinastie possono diventare pericolose e innestare una tirannide. Si tratta quindi di una società divisa in tre classi sociali: governanti-filosofi, guerrieri-custodi, artigiani-tecnici, queste tre classi corrispondono alla tripartizione dell’anima e sono rispettivamente: razionale, irascibile e concupiscibile, che messe insieme portano equilibrio nell’insieme dell’anima e in questo caso del governo.