Tratto da un’opera teatrale, “Vi presento Joe Black” è un film in cui la morte è… come non l’avete mai vista.
William Parrish è un imprenditore di successo che al suo sessantacinquesimo compleanno incontra la morte. Deve abbandonare la sua vita, ma la morte gli chiede di fargli da guida in mezzo all’umanità.
La morte
Chi potrebbe farlo se non la morte stessa? È semplice alla fine: individui un umano dai sani principi che potrebbe farti da guida, ti incarni in un corpo già morto e intraprendi il viaggio!
Potrebbe sembrare assurdo, ma se ci immedesimiamo nel personaggio della morte nel film di Martin Brest sarebbe un ragionamento che non farebbe una piega.
Joe Black è il nome che assume la morte nel corso del film, un nome comune e misterioso partendo già dall’etimologia dei singoli termini: Joe è appellativo che nella lingua inglese sta a individuare una persona anonima, mentre Black rappresenta il buio che si impadronisce di noi quando chiuderemo gli occhi per l’ultima volta. Joe Black è un personaggio elegantemente impacciato nelle azioni che per noi sono quotidiane e naturali, caratterizzato da una padronanza dialettica e linguistica che funge da cornice alla sua misteriosità.
Si presenta a Bill, l’imprenditore della Parrish Comunications, durante una cena di famiglia e lo incontra nella biblioteca, luogo cardine della dimensione spaziale del film. Non si fa vedere subito e, come un vecchio film noir, gli parla da dietro una porta di vetro:
“Pensa solo a millenni moltiplicati per secoli connessi dal tempo senza fine, io esisto da allora. […] Chiamala pure noi, la mia naturale curiosità è l’elemento più duraturo e significativo dell’esperienza, è venuta a trovarti.”
“Sei quello giusto per portarmi in giro e in cambio avrai tempo… il mio interesse deve rimanere vivo.”
Con una cadenza minacciosa e calma, Joe fa intuire chi è e il motivo per cui ha scelto Bill: la morte vuole esplorare la vita!
L’amore
Bill non ha alternative, è la prima volta che deve sottomettersi a qualcuno. Chi, se non la morte? Agli occhi di parenti e dipendenti dell’azienda sembra diventare il braccio destro del “vecchio”: lo segue alle riunioni, è ospitato alle ultime cene di famiglia, vive nella sua villa fra abiti di lusso e burro di noccioline. Una presenza che infastidisce il comitato amministrativo tanto da cacciare fuori dalla Parrish Comunication lo stesso fondatore. Ma a Bill non importa, ciò che lo preoccupa è Susan.
La seconda figlia di Bill rappresenta quell’amore venuto a mancare anni prima: è la preferita delle due perché incarna il lato onesto, leale e dedito al lavoro del padre. Ha un amore smisurato per lei e si aspetta che incontri un uomo che sia capace di stare al suo fianco:
“Voglio che qualcuno ti travolga, voglio che tu lieviti…abbi una felicità delirante! […] L’amore è passione, ossessione, qualcuno senza cui non vivi. Io ti dico buttati a capofitto, trova qualcuno da amore e che ti ami alla stessa maniera, dimentica il cervello e ascolta il cuore! Non ha senso vivere, fare il viaggio e non innamorarsi fondamentalmente equivale a non vivere”
Ciò che ha impressionato la morte nello scegliere Bill sono proprio queste parole. Credere nel famigerato “colpo di fulmine”: Susan si innamora di un ragazzo incontrato ad una tavola calda, arrivato in città da poco e in cerca della sua “lei”. Lo stesso ragazzo che ha “prestato” il proprio corpo a Joe Black. La morte scopre l’essenza della vita grazie a Susan.
“Vi presento Joe Black”
Nel film si parla della morte in una chiave differente rispetto a come viene rappresentata in altre opere. Lo stesso concetto di morte è racchiuso in un amore decadente nell’infinità del tempo. È una morte umana, minacciosa ma con la quale si può scendere a compromessi. Una morte che si innamora di coloro che nella vita terrena la combattono ogni giorno: Susan, una specializzanda in medicina interna. Nel suo essere intimidatorio, in questo film la morte è per così dire buona. Grazie a Bill rimane affascinata dalla vita ma il suo compito è quello di porre fine a questa e, come farebbe una persona coscienziosa, ritorna nei suoi passi dopo essersi immedesimata nello spirito di ciò che riduce in polvere.