In occasione dell’anniversario della clades Variana, scopriamo i due protagonisti della battaglia di Teutoburgo

Il 9 settembre 9 d.C. ha avuto inizio la battaglia di Teutoburgo: il neonato impero romano subì la sua prima grande sconfitta.

La battaglia di Teutoburgo, la più dolorosa sconfitta di Roma

Durante il principato di Augusto, negli anni in cui la repubblica era, de facto, scomparsa, i Romani dovettero fare i conti con le frequenti scorribande delle bellicose popolazioni germaniche, mai davvero assoggettate. In un susseguirsi di scontri e imboscate, una coalizione di tribù germaniche capeggiata da Arminio annientò l’esercito romano guidato dal legato imperiale, Varo; questa disfatta (clades Variana) ha rappresentato la fine dell’espansione romana al di là del Reno.

Dalla repubblica all’impero

Gli anni del principato di Augusto (27 a.C. – 14 d.C.) furono anni di transizione: conquistata la fiducia dei senatori, Ottaviano apparve come garante dell’ordine e restauratore delle vecchie istituzioni repubblicane; in realtà, sotto tale maschera, accentrò il potere nelle sue mani, trasformando a poco a poco la repubblica in una monarchia assoluta. Ottaviano riuscì, tuttavia, ad assicurare un governo stabile e le sue scelte furono determinanti per il futuro dell’impero.

Riorganizzò l’amministrazione di Roma, quella dell’Italia e delle province, divise in due categorie, senatorie (governate dai senatori poiché regioni già pacificate) e imperiali (non pacificate, poste sotto il diretto controllo di Augusto, governate da legati da lui scelti); istituì la guardia pretoria; modificò il sistema di riscossione delle imposte e riformò la coniazione. Riordinò anche l’esercito: risolvendo la questione del congedo dei veterani, della ridistribuzione e ricollocazione delle legioni. Investì in una continua espansione dei territori dell’impero: credeva fermamente che per mantenere la pace fosse necessario non abbassare mai la guardia e anzi puntare su una politica di conquista.

Stabilizzati i rapporti con i Parti, intensificati i controlli in Asia minore, sottomesse le popolazioni dell’intero arco alpino, per Roma il problema principale era rappresentato dall’Europa continentale e, in particolare, dalla neonata provincia di Germania (istituita dopo le prime campagne di Druso).

romanoimpero.com: LE LEGIONI ROMANE

La clades variana

Nel 9 d.C. nella Germania magna alcune tribù renane insorsero: guidate dal condottiero Arminio annientarono le legioni romane capeggiate dal comandante Varo, inviato -su ordine di Augusto- per portare a compimento la romanizzazione del territorio e sedare in maniera definitiva le tribù germaniche.

A causa della scarsa conoscenza dei luoghi, dell’inferiorità numerica e dell’effetto sorpresa generato dall’imboscata organizzata da Arminio, i Romani furono sconfitti: tre legioni (la XVII, la XVIII e la XIX), tre ali e sei coorti ausiliarie, per un totale di circa 20 000 uomini, furono massacrate nella foresta di Teutoburgo, nei pressi dell’odierna regione di Kalkriese, come suggeriscono le più recenti ricerche archeologiche.

Tale disfatta -tra le più disonorevoli subite da Roma in tutta la sua lunga storia- comportò la perdita definitiva di tutti quei territori al di là del Reno, fiume trasformatosi in una sorta di invalicabile frontiera che separava Roma dal mondo germanico.

Lo storico Tacito negli Annales (I, 3) afferma che i Romani continuarono a portare avanti la guerra contro i Germani, anche sotto l’imperatore Tiberio, con lo scopo di voler cancellare il disonore subito (infamia) nella disfatta di Teutoburgo.

Battaglia della foresta di Teutoburgo - Wikipedia

Varo e Arminio: due condottieri a confronto

Publio Quintilio Varo fu davvero un generale mediocre, inesperto e codardo (come ha affermato lo storico Velleio Patercolo) oppure fu  semplicemente vittima di un inganno? E Arminio che non aveva mai smesso di sobillare i Germani (Tacito, Annales, I, 55) tradì davvero Roma?

Varo, completato il cursus honorum, ricoprì incarichi importanti: fu proconsole in Africa, governatore della Siria e poi della Germania; dipinto come un uomo avaro, avrebbe perseguitato violentemente le popolazioni germaniche. E proprio questo suo atteggiamento particolarmente duro avrebbe spinto Arminio a capeggiare la rivolta contro Roma.

Arminio era un condottiero di origine germanica, appartenente all’aristocrazia dei Cherusci, che aveva però ottenuto la cittadinanza romana e che aveva servito fedelmente nell’esercito imperiale, guidando un contingente di truppe ausiliarie cherusce al fianco dei Romani anche in Pannonia.

Tornato in Germania -nel frattempo divenuta provincia dell’impero- Arminio aveva intenzione di contrastare l’espansione romana ed era pronto a tutto pur di impedire che i Romani sottomettessero l’intera area fino all’Elba. Così si mise a capo dei ribelli, di coloro che si erano mostrati da sempre ostili alla dominazione romana e iniziò a complottare contro Roma, contro lo stesso Varo (in quel tempo governatore della Germania), il quale nutriva una profonda stima nei confronti del coraggioso Arminio. Il principe dei Cherusci, in gran segreto, preparò la rivolta, creando un diversivo, e convinse Varo a modificare il proprio tragitto, indirizzandolo in una selva, senza possibilità di fuga.

Arminio è considerato, quindi, da un lato il traditore di Roma, dall’altro un eroe animato dal forte patriottismo che è riuscito a vincere i Romani e a fermare la loro avanzata.

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