Il “Trattato dell’efficacia” vs Nietzsche: la dicotomia che anima il mondo

Il mondo è frutto dei contrari e di questo ne erano certi fin dalla Grecia antica: il pensiero polare è stato infatti centrale per gli inizi della filosofia ed oltre.

 

Eraclito fu il primo sapiente in assoluto a individuare nel polemos, ovvero nello scontro tra contrari, l’origine di tutte le cose stabilendo che il fuoco fosse il simbolo di questa guerra perpetua che non vede mai un vincitore.

Il trattato dell’efficacia

François Jullien è un sinologo, un divulgatore della dottrina cinese che attraverso la sua opera mostra come il pensiero orientale si contrapponga radicalmente a quello occidentale.
Jullien mette a confronto la figura occidentale dell’eroe, individuato nell’arciere che mira il suo bersaglio e scocca la sua freccia, con quella del surfista – immagine dell’ideologia orientale – che segue il corso degli eventi; l’uomo guida non è colui che riesce a centrare il bersaglio bensì quello che sa rimanere in attesa.
“Non facendo, non c’è nulla che non sia fatto. L’impero si conquista sempre senza darsi da fare.”, Lao Tzu, uno dei maggiori filosofi cinesi, invita a non agire, a non forzare le cose per non trovarsi come una punta acuminata che tende a rompersi o a piegarsi al primo utilizzo, piuttosto a non fare nulla se non quanto aiuti il compimento dei processi naturali.

 

Il polemos e Nietzsche 

Secondo Nietzsche la vita è uno scontro di forze in cui non c’è parità: lui vede costantemente in atto i “quanta” di potenza nella natura mostrando una realtà modellata sulla guerra.
Nietzsche sostiene che non possa esserci adiaforia ovvero indifferenza, perché esiste sempre un rapporto agonistico tra umani e non solo; la natura ci mostra come il tutto si basi su una scala gerarchica di sopraffazione.
“La vita è essenzialmente appropriazione, offesa, sopraffazione di tutto quanto è estraneo e più debole…” Quando Nietzsche parla di ‘incorporazione’, di ‘sfruttamento’ si riferisce anzitutto ai processi fisiologici: quando mangiamo ‘incorporiamo’ seguendo la nostra natura.

La vità è volontà di potenza oltre che per l’auto conservazione anche per la sua smania di diventare sempre più forte, più ricca, più POTENTE.

L’Iliade

L’Iliade è l’Opera simbolo della dicotomia che anima il mondo.
L’epopea incarna le radici della cultura occidentale di cui Achille, Ettore e Agamennone sono tra gli attori principali: duellano danzando in uno scenario di guerra e danza, tra il male assoluto e il Bene. Non è un caso che Afrodite, Dea della bellezza, ami il Dio della guerra, Ares.

Il tutto è riconducibile alla metafora dell’arco eracliteo: gli opposti si battono l’uno contro l’altro ma devono la loro esistenza al proprio antagonista; l’arco non sarebbe tale senza il legno, la corda e la tensione che li tiene uniti.

 

 

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