Negli ultimi anni Venere ha perso interesse per gli scienziati, mentre Marte ne ha acquistato sempre di più. Ma tra pochi anni la situazione potrebbe ribaltarsi. Perché tutto ciò? Perché se Venere ha perso interesse ora attira sempre di più gli scienziati?
Da 15 anni a questa parte Venere ha perso interesse scientifico e non sono state più inviate sonde, né in orbita, né sulla superficie. Viceversa Marte ha attirato sempre più interesse. Però è stato annunciato che nel 2023 l’ISRO (agenzia spaziale indiana) vuole mandare su Venere una sonda che dovrebbe entrare in orbita, e poco dopo pure la NASA ne manderà una, mentre per la sonda dell’Agenzia Spaziale Europea si dovrà aspettare il 2032. L’Agenzia Spaziale Russa ha annunciato che sta lavorando a una missione che dovrebbe partire tra il 2026 e il 2033.
Ecco perché torna l’interesse per Venere
Negli ultimi 65 anni sono state progettate sempre meno missioni su Venere, l’ultima missione sulla superficie è avvenuta nel 1984 ad opera dell’URSS, mentre l’ultimo sorvolo è stato nel 2005 con una sonda inviata dall’UE. Prima di spiegare il motivo di questo ‘ritorno di fiamma’ per Venere è bene spiegare perché negli ultimi anni è diminuito l’interesse per questo pianeta. Il principale motivo è da attribuire alle inospitali condizioni del pianeta, infatti fin da subito è stato chiaro che sarebbe stato impossibile inviare uomini lassù (poiché le sue temperature superficiali raggiungono i 470°C, la pressione è 90 volte superiore a quella terrestre ed il cielo è pieno di nubi di acido solforico), mentre su Marte si sa che è possibile, in futuro, mandarci l’uomo, è quindi comprensibile il cambio di interesse da parte degli scienziati. Ma quindi perché Venere è improvvisamente tornata ad interessare gli scienziati? Il motivo si cela proprio nella sua inospitalità. Infatti gli scienziati pensano che studiare Venere in maniera più approfondita possa aiutarli a capire cosa l’ha resa inospitale, Venere, per certi aspetti, è molto simile alla Terra, infatti hanno dimensioni, densità, caratteristiche chimiche molto simili, quasi uguali. Dopo varie simulazioni gli scienziati sono giunti alla conclusione che miliardi di anni fa il pianeta fosse ospitale, e proprio per questo è tornato ad interessarli, per scoprire il motivo che ha portato Venere ad essere così inospitale come lo è oggi. Michael Way afferma ‘Abbiamo creato una serie di simulazioni climatiche, partendo da quanto conosciamo oggi della superficie del pianeta e della sua atmosfera, a cui abbiamo aggiunto l’irraggiamento solare che doveva esserci tra 2,9 miliardi e 0,715 miliardi di anni fa, l’orbita che il pianeta possedeva rispetto al Sole e la composizione dell’atmosfera che doveva avere a quel tempo’. Da questa simulazione è risultato che miliardi di anni fa la temperatura di Venere era molto inferiore a quella di oggi, si pensa addirittura che possa aver ospitato oceani, e quindi vita, tutto questo fino a 750 milioni di anni fa, quando le condizioni climatiche mutarono piano piano verso quelle dei nostri giorni. Sarà molto difficile, se non impossibile, trovare traccia di vita passata e, quindi, confermare questa tesi, poiché la superficie di Venere si rinnova ogni 500 milioni di anni, per via della sua tettonica, che è molto diversa da quella terrestre, la crosta di Venere viene letteralmente inghiottita nel mantello a cicli di 500 milioni di anni. Ancora non sappiamo cosa, 750 milioni di anni fa, ha dato il via al cambiamento climatico di Venere, questo cambiamento è sicuramente riconducibile all’effetto serra che attualmente interessa fortemente il pianeta, ma il motivo per cui è cominciato a farsi sentire solo dopo miliardi di anni è ancora sconosciuto.
Le prossime missioni
Sono vari gli obbiettivi delle prossime missioni, il primo sarà quello di mappare la sua superficie, circa 30 anni fa ci fu un primo tentativo, che ebbe successo, ma l’idea della sua topografia è attualmente molto vaga. Mentre il secondo è quello di verificare se, almeno in una porzione del pianeta, è presente una ‘tettonica a zolle’, fondamentale per lo sviluppo della vita. Sulla Terra infatti, la tettonica ha favorito un forte vulcanismo che a sua volta ha prodotto grandi quantità di anidride carbonica e, di conseguenza, l’effetto serra necessario a tenere caldo il pianeta ed ad ospitare la vita. Sulla Terra la ‘tettonica a zolle’ ha permesso l’emissione di molti gas che hanno dato origine all’attuale atmosfera della Terra. Una delle missioni della NASA ha lo scopo di scendere a 250m sotto la superficie, per osservare, in modo accurato, eventuali segni di questa attività geologica. Un’altra missione della NASA avrà lo scopo di analizzare la composizione dell’atmosfera del pianeta.
Venere
Il pianeta deve il suo nome alla dea romana della bellezza e dell’amore. Venere è il secondo pianeta in ordine di distanza dal Sole ed è uno dei quattro pianeti terrestri del Sistema Solare. Il pianeta ha un periodo di rotazione di 224,7 giorni terrestri. Ha un diametro medio di 12 103,6 km (quello della Terra è di 12 745,594 km), una massa di 4,8675×1024 kg (la Terra pesa 5,9726×1024 kg) ed ha un’accelerazione gravitazionale di 8,87 m/s2. Di giorno non è visibile a causa della luminosità solare, è invece facilmente riconoscibile subito dopo il tramonto o subito prima dell’alba. Ha l’aspetto di una stella lucentissima di colore giallo-biancastro, di gran lunga più brillante di qualsiasi altra stella. L’osservazione al telescopio è migliore al crepuscolo o in pieno giorno, in quanto il contrasto col cielo
è minore e consente una migliore percezione dei deboli dettagli e delle ombreggiature dell’atmosfera. Venere, come tutti i pianeti terrestri, è un corpo roccioso ed è considerato il ‘gemello’ della Terra perché hanno molte caratteristiche in comune. L’atmosfera di Venere è costituita per il 96,5% da anidride carbonica, mentre il restante 3,5% è composto soprattutto da azoto, è la più ricca in anidride carbonica di tutti i pianeti terrestri, la notevole percentuale di anidride carbonica è dovuta al fatto che Venere non ha un ciclo del carbonio per incorporare nuovamente questo elemento nelle rocce e nelle strutture di superficie, né esistono organismi che la consumano. Questa alta percentuale di anidride carbonica ha causato un effetto serra molto forte che negli ultimi anni hanno ha portato il pianeta ad essere così caldo come lo è ora. La superficie di Venere è composta prevalentemente da basalti, sono stati infatti identificati almeno 1.500 vulcani di dimensioni medie-grandi, ma si ipotizza la presenza di un milione di vulcani di dimensioni minori. Circa l’80% della superficie di Venere è formata da pianure vulcaniche che per il 70% mostrano dorsali, e per il 10% sono lisce. Il resto è costituito da due altopiani definiti ‘continenti’, uno nell’emisfero nord e l’altro appena a sud dell’equatore. Fino ad oggi si sono identificati un migliaio di crateri d’impatto, tutti con diametro superiore ai 3 km. A causa della mancanza di dati sismici sappiamo ben poco della superficie venusiana, ma si ipotizza che abbia un nucleo (parzialmente liquido), un mantello (liquido) ed una crosta (solida), esattamente come la Terra.
Laura Messina