Nel parlare comune si sente spesso dire: “a mali estremi, estremi rimedi”. E se il rimedio fosse contenuto nel male stesso? Rousseau, Starobinski e Undici ci forniscono qualche esempio di questa idea.

Cosa hanno in comune Telefo, antico re della Misia, Rousseau e Undici, amatissimo personaggio di Stranger Things? Apparentemente nulla. Ma analizzando le loro vicende e, nel caso di Rousseau, il suo pensiero, emerge una visione della realtà che li unisce.
La vicenda di Telefo e il concetto di Telefismo
Per esporre questa idea e il meccanismo attraverso il quale essa funziona è necessario fare un salto nel tempo e tornare all’epoca dell’antica Grecia. Qui, tra i tanti miti narrati, c’è n’è uno in particolare che non sembra aver avuto molta fortuna nel presente a che non per questo merita di essere considerato come privo di valore. Anzi, le vicende da esso narrate offrono degli spunti meravigliosi che ci possono guidare attraverso il pensiero di alcuni filosofi vissuti in epoche successive. Il mito in questione è quello di Telefo, re della Misia che durante una battaglia fu ferito ad una coscia da Achille. La ferita causata sembrava inguaribile e il Telefo decise così di recarsi dall’oracolo di Delfi per sapere se ci fosse stata qualche speranza. L’oracolo rispose che solo chi l’aveva ferito avrebbe potuto guarirlo. Così, il re della Misia, attraverso una serie di stratagemmi riuscì a procurarsi della ruggine proveniente dalla lancia di Achille e improvvisamente la sua ferita guarì. È a questa vicenda che ci si riferisce quando si parla telefismo, ovvero: lo strano fenomeno per cui il rimedio ad un qualche male non va trovato in ciò che è ad esso opposto ma nel male stesso. Qui non si tratta di spegnere l’incendio usando l’acqua ma dell’altro fuoco. Oggi questo racconto non è molto conosciuto ed è difficile rendersi conto dell’influenza che il concetto di telefismo ha esercitato nel corso dei secoli. Basti pensare che la vicenda del re della Misia viene ripresa perfino da Dante nel trentunesimo canto dell’inferno. Ma molti sono anche i riferimenti impliciti fatti da autori e pensatori che, avendo assorbito la lezione del mito, l’hanno utilizzata poi come strumento di analisi della realtà.

Rousseau letto da Starobinski: il rimedio nel male
Non è un caso che Jean Starobinski, psichiatra e critico letterario svizzero, nel suo saggio “Il rimedio nel male. Critica e legittimazione dell’artificio nell’età dei lumi” introducendo il concetto di telefismo parli poi del pensiero di Rousseau. Seppur l’autore faccia emergere il concetto di telefismo in Rousseau partendo dall’analisi di alcuni scambi epistolari che il filosofo ginevrino intratteneva con i suoi lettori, è però assai visibile come in realtà tutto il pensiero di Rousseau sia influenzato da questa particolare concezione. La sua riflessione sulla società e sulla natura dell’uomo, infatti, si comprendono appieno solo facendo riferimento a ciò che abbiamo detto fin’ora. Chi ha interpretato le opere di Rousseau, in particolare i discorsi, senza tenere a mente il concetto di telefismo si è ritrovato a considerare il suo modo di vedere la realtà come qualcosa di retrogrado e ostile ad ogni progresso. Si è così costruita l’immagine di un Rousseau amante della vita immersa della natura e nostalgico di quel paradiso che l’uomo ha perduto nel momento in cui ha intrapreso la via dello sviluppo. Ovviamente Rousseau vede in maniera negativa il progresso, quest’ultimo è la causa della snaturalizzazione dell’essere umano e della sua infelicità. Ma, ritornando al concetto di telefismo, dato che è impossibile tornare indietro, egli propone come soluzione una completa snaturalizzazione dell’essere umano e quindi un consistente aumento di quel progresso che prima criticava. Telefo aveva guarito la sua ferita attraverso la stessa lancia che l’aveva causata, Rousseau vuole guarire l’essere umano dal male portando agli estremi il progresso che era causa del male stesso.

Il concetto di telefismo in Stranger Things
Per riproporre il concetto di telefismo in chiave moderna al fine di fornire ulteriori chiarimenti può essere utile concentrarsi sulla famosissima serie TV distribuita da Netflix “Stranger Things” e in particolare sul ruolo di uno dei personaggi: Undici. Il suo vero nome è Jane, ribattezzata poi “Undici”, come il numero identificativo che le è stato assegnato nel laboratorio dove venivano effettuati degli esperimenti che accrescevano i suoi poteri. Grazie a questi ultimi Undici riesce ad entrare in un ‘altra dimensione parallela al mondo reale ma abitata da una creatura sconosciuta. L’evento causa uno squarcio interdimensionale tra il mondo reale e il sottosopra, che consente alla creatura di passare nel nostro mondo ed uccidere gran parte del personale del laboratorio. Questo squarcio tra le due realtà sarà poi il perno su cui si baserà l’intera struttura della serie TV. Nonostante Undici non sia altro che la vittima di qualcosa che lei non riesce nemmeno ad immaginare, è proprio questa bambina che causa l’apertura della porta interdimensionale. Ed è lei l’unica a possedere la capacità di chiuderla. In quest’ottica Undici è colei che ha causato il male e che allo stesso tempo contiene il rimedio. Un’idea di telefismo, quella che emerge in Stranger Things, che ovviamente passa in secondo piano di fronte al complessivo andamento delle vicende ma che ci aiuta a comprendere meglio un concetto di origini molto antiche. Attraverso questa sua riproposizione in chiave moderna ci fa vedere come, nonostante il mito di Telefo sia stato per lo più dimenticato, esso non ha per questo smesso di esercitare molta influenza tanto da poter essere riscontrato in una serie televisiva moderna. La forza che rende ancora viva questa idea risiede nella natura dell’essere umano. Anche quando le cose vanno nel peggiore dei modi; quando tutto va male l’uomo non può smettere di cercare un rimedio. Telefo, Rousseau e Stranger Things ci dicono che forse tale rimedio va ricercato scavando nel profondo del male.
Pier Carlo Giovannini