Si sa, ormai del natale non si fa altro che ricordarne magicamente (o tragicamente) i tanti attesi pasti natalizi: parenti, amici, cibo in quantità, dolci e regali. Spesso queste feste finiscono per essere divorate dalla monotonia rendendo molte persone impazienti di finire le infinite portate per poi andarsene, ma ci siamo mai chiesti come fosse in un tempo passato un VERO banchetto? Torniamo indietro, precisamente nell’antica Grecia dove era prassi effettuare dopo il pranzo la pratica conviviale del simposio, un momento in cui i commensali erano soliti bere vino ed intrattenersi con giochi, conversazioni, canti e danze di ogni genere. Portati via piatti ed avanzi veniva fatta passare una coppa di vino in onore di Dioniso considerato artefice della mitica bevanda, in tal modo si verificava la concretizzazione del mito del vino considerato vero motore del convivio. Il simposio diventa dunque occasione di scambio di idee, creazione di nuovi legami di ospitalità tra aristocratici, elaborazione culturale e confronto intellettuale non che momento affascinante di piacere e divertimento.
Perché pratiche come il simposio sono ormai solo un lontano ricordo?
Forse a quei deprimenti pranzi qualcuno preferirebbe ancora una tavolata di vino e formaggio unito ad una magica visione di sensuali etere e stupefacenti musicisti? Forse, ma cambiati i tempi e le abitudini è cambiato anche il concetto di ritrovo e scambio di opinioni, il pranzo natalizio è ormai divenuto più che dolce tradizione un forzato obbligo dettato dal nostro “dover essere”, un momento totalmente separato dalla quotidianità. Il simposio era un momento di svago del corpo ed intellettuale che faceva del clima creatosi il suo punto forte. Anche volendo non si potrebbe mai tornare ad una tradizione ormai passata.
Mera impronta o evoluzione?
Il simposio non è però solo una traccia scomparsa bensì una drastica evoluzione: laddove nell’antica Grecia si era soliti coinvolgere l’intera sfera sociale, la pratica del convivio si è ridotta ad un nucleo ristretto non più fatto di famiglie rappresentate dai singoli ma da famiglie vere e proprie. La convivialità si è quindi resa più minuziosa, adattandosi ai costumi ed alla società. Laddove il divertimento consisteva nell’ammirare etere e musicisti, ora si fa un gioco da tavolo, si ascolta musica o si discute del più e del meno.
Il valore intellettuale caratterizzato dallo scambio di idee e pensieri è quindi sfumato a contatto con un nucleo familiare spesso impossibilitato a discutere dei nostri interessi, d’altro canto chi vorrebbe parlare della teoria del loop quantistico con i nonni?