Il migliore dei mondi possibili

Semplicemente una domanda

Quando François-Marie Arouet, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Voltaire, viene a sapere del sisma che ha fatto tremare Lisbona nel 1755, il moderato ottimismo nei confronti dell’ordine del mondo e della natura umana si converte a sostegno di una posizione pessimistica come quella che emerge dal “Candido o l’ottimismo” (1759). Semplicemente il filosofo parigino si era posto una domanda, se fosse davvero quello “il migliore dei mondi possibili“.

Problematiche diverse

Il paleontologo americano Stephen Jay Gould nel suo studio all’Università di Harvard.
(Photo by Ulf Andersen/ Getty Images)

Nel 1978 Stephen Jay Gould e Richard C. Lewontyn pubblicano il saggio “I pennacchi di San Marco e il paradigma di Pangloss:critica del programma adattazionista“. I due ricercatori intendono confutare l’interpretazione darwinista di tipo adattazionista. Secondo loro l’errore consiste nel considerare la selezione naturale come una legge che agisce in maniera “diretta ed immediata” su ogni carattere in cui l’organismo viene suddiviso. Si prenda ad esempio un corpo organico come quello di un mammifero, per analizzarne la storia evolutiva si prenda in considerazione un carattere per volta, ad esempio le suture del cranio, e si cerchi di capire per quale ragione è sopravvisuto alla selezione naturale. Una risposta di tipo adattazionista come quella che viene criticata potrebbe essere: la presenza delle suture sono giustificate perchè conferiscono una maggiore flessibilità al cranio e nel momento del concepimento il passagio della testa è favorito. Applicando questo modo di interpretare l’evoluzione a tutti i caratteri, l’unico ostacolo alla generazione di un essere perfetto è l’interazione tra le storie evolutive delle parti. Ad esempio le suture devono comunque garantire una certa rigidità sufficiente a proteggere il cervello, un altro carattere con la sua peculiare storia evolutiva. L’organismo si configura perciò come il migliore dei compromessi possibili e di conseguenza questo mondo sarebbe il migliore dei mondi possibili.

Non tutto accade per utilità

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Che Gould e Lewontin facciano riferimento al Dott. Pangloss, un personaggio del “Candido” in antitesi con il pensiero di Voltaire, ponendolo a portavoce della corrente darwinista di tipo adattazionista , non è casuale. “Tutto ciò è una manifestazione delle giustezza delle cose, poiché se vi è un vulcano a Lisbona non potrebbe essere altrove. È impossibile che le cose non siano dove sono, poiché ogni cosa è per il meglio“, dice nel libro. C’è un dettaglio peroò,come ricorda anche Telmo Pievani nel suo intervento a Tedx CaFoscari del 2014, anche Darwin sosteneva che non tutto accade per utilità. Ecco che sorge, a distanza di due secoli, la stessa domanda che ha stimolato la riflessione di Voltaire.

I pennacchi di San Marco a Venezia

La struttura originaria della Basilica di San Marco viene edificata nel IX d.C. nella piazza omonima di Venezia. All’interno, sotto la maestosa cupola, si possono notare quattro forme triangolari e allungate appena sopra l’intersezione degli archi che ne consentono la tenuta, sono i pennacchi. Ognuno di questi è ornato con la raffigurazione in mosaico dei quattro evangelisti in armonia con lo stile complessivo della struttura, si potrebbe così essere indotti a pensare che siano lì per ospitare proprio gli evangelisti , secondo Gould e Lewontin, sarebbe anche la tesi darwinista di tipo adattazionista. Gould definisce questi spazi in “La struttura della teoria dell’evoluzione” come “conseguenze collaterali necessarie di una decisione architettonica“, sono cioè il sottoprodotto di un limite strutturale. In pratica i pennacchi esistono perchè scaturiscono inevitabilmente dall’intersezione degli archi che sorreggono la cupola circolare. Il fatto che si siano rivelati utili alla decorazione è successivo alla loro comparsa.

Immagine di uno dei pennacchi della cupola centrale.
(Fondazione Federico Zeri-Università di Bologna)

Tornando all’esempio di prima. Le suture del cranio non sono solamente un carattere dei mammiferi, queste articolazioni fisse sono presenti anche negli uccelli e nei rettili, organismi che escono dalle uova. Ecco allora che la loro utilità originaria torna ad essere messa in discussione lasciando spazio a ulteriori ipotesi. Questo carattere potrebbe essere una “conseguenza collaterale necessaria” apparsa su un antenato comune.

La contingenza nella storia evolutiva

Il concetto di pennacchio richiama il concetto di contingenza nell’indagine sulla natura, non tutto ha necessariamente uno scopo utile nel mondo. Il difetto di struttura si introduce nella costituzione stessa delle cose, ma è anche vero che può successivamente rivelarsi creativamente utile per altre cose. Si pensi alle piume degli uccelli che inizialmente funzionavano semplicemente da termoregolatori e poi hanno consentito di volare. La contingenza nella storia evolutiva svaluta il necessario e rafforza il possibile dispiegando così un ventaglio di domande, terreno fertile per la riflessione filosofica. Si affaccia allora un’ipotesi, un’altra domanda: Se anche l’uomo fosse una contingenza?

Ludovico De Santis