Il modo in cui concepiamo la realtà è totalmente diverso tra occidente e oriente, scopriamolo attraverso il corpo nell’arte.
Tutti noi abbiamo un corpo, ma il modo in cui lo pensiamo e consideriamo può cambiare molto a seconda delle culture e delle epoche. Il corpo nell’arte ci da indicazione anche sul modo in cui una cultura intende tutta la realtà. Noi vogliamo, passando attraverso alcune opere, addentrarci nelle due diverse culture orientale e occidentale. Per noi, cresciuti in questa parte del mondo, è l’occasione per aprirci ad una nuova possibilità di intendere la realtà.
Partiamo dalla cultura occidentale
La nostra storia dell’arte è costellata da opere come quella qui sotto, dove l’essere umano è rappresentato nella sua perfezione e che, grazie al nudo, rimanda all’idea di una bellezza ideale. Questo è dovuto al modo occidentale di intendere la realtà, ovvero quello dualistico. Tutto comincia con Platone quando, due millenni e mezzo fa, per primo concepisce l’idea di un’anima che abita un corpo, dal quale è separata. Da qui comincia l’intendere la realtà come separata secondo due piani, tra quello spirituale e quello materiale. Distinzione, dualistica appunto, che arriva fino ai giorni nostri rinforzata da Cartesio nella sua distinzione tra res cogitans e res extensa. È così che nel guardare un corpo umano non vediamo solo materia, ma scorgiamo anche un’altra dimensione, superiore, verso la quale vogliamo tendere. Questo è, in estrema sintesi, il modo occidentale di guardare alla realtà.
La ricerca dell’essenza si riflette sull’arte
Il compito dell’arte diventa, all’interno di questa concezione dualistica, quello di tendere alla dimensione superiore, a quella dell’anima. Per questo nel guardare ad un corpo umano perfetto, quale quello della Venere di Milo, abbiamo la sensazione di scorgere un qualcosa di più della semplice materia, la sua essenza. Tramite la perfezione estetica l’arte occidentale vuole spingerci verso questa dimensione superiore, che non ci è immediatamente disponibile, ma che richiede una purezza dello sguardo. Questa è la funzione del nudo, che non è erotico, ma piuttosto puro, per spingersi a scorgere quanto c’è di più profondo. Il nudo ha a che fare non solo con la dimensione umana, ma anche quella divina. Guardiamo per esempio questa opera di Michelangelo sotto: a sinistra Adamo e destra Dio in persona. Entrambi in un corpo umano, che nella muscolatura cerca di tendere a quella perfezione. Insomma, l’arte occidentale, che abbiamo visto attraverso la figura umana, non vuole spingerci solo verso l’essenza di noi stessi ma anche a quella divina.
Vediamo ora la concezione orientale
Tutto cambia quando ci spostiamo in oriente, dove diversa è la concezione di fondo della realtà. Più che di dualismo, dovremmo qui parlare di una unità di fondo. Tutto infatti è TAO, ovvero via o sentiero. Si tratta di un flusso energetico paragonabile ad un fiume che scorre. Parte del Tao è il “QI” (letto “ci”) che, nella metafora del fiume, rappresenta la corrente. Tutta la realtà è composta da questo flusso energetico. Tutto è movimento, nel suo scorrere questa energia può diventare più o meno densa. Ecco che diventa materia o spirito, i quali sono intimamente uniti come i due poli di uno stesso magnete. Anima e corpo non sono due sostanze diverse, ma due polarità diverse. Questa è, semplificando molto, la realtà orientale, che pur con tutte le sue differenze interne mantiene questa idea di fondo. Non c’è una realtà nascosta, un’anima sotto un corpo, ma il corpo si esprime insieme alla sua anima, che è energia. Tutto è Tao.
Il corpo e l’arte orientale
La concezione del Tao si riflette nell’arte cinese, e nella figura del corpo. Il corpo è una concentrazione di energia, al pari di tutto il resto della natura, e quindi l’arte dovrà rappresentare il corpo proprio come se fosse un qualcosa di naturale. Non ci sono essenze nascoste che l’arte debba portare alla luce. Prendiamo ad esempio i paesaggi, il soggetto prediletto dagli artisti cinesi. Un paesaggio preferibilmente non sarà rappresentato in una situazione di sole o di pioggia, ma nel passaggio tra le due. È nel passaggio tra il sole e la pioggia, o nel tramonto, quanto tutto è sfumato e si confonde, che vediamo la vera processualità che costituisce la realtà. Questo vogliono mostrare gli artisti, il mutamento. Una montagna, per quanto sembri immobile, non sarà mai statica, e in realtà anche noi sappiamo che è soggetta ad erosione. Vediamo l’immagine qui sotto, che rappresenta un saggio. È vestito, e le sue fattezze ricordano proprio quelle di una montagna. Non c’è la ricerca di una perfezione, ma il mostrare quanto l’umano sia prossimo alla natura.
L’arte orientale ci offre una nuova possibilità
Chi è cresciuto da questa parte del mondo può essere abituato a credere che nostro modo di intendere la realtà sia l’unico possibile. Non è così, e affacciarci all’arte orientale, nel confronto a quella occidentale, può darci la possibilità di scoprire un mondo alternativo al nostro, ma non per questo sbagliato. Questo ci offre il confronto tra le due culture.