Gli esseri umani, fin dai primissimi istanti di vita, utilizzano particolari tipologie di movimenti. Possono essere innati o meno, utilizzabili per la lettura del corpo, per generare un sentimento di sicurezza oppure semplicemente per la nostra sopravvivenza. Alcuni sono definiti riflessi, altri movimenti di auto-stimolazione.
Riflessi innati
I riflessi innati sono dei movimenti automatici del neonato, fuori dal controllo dello stesso e hanno differenti funzioni. Ad esempio, la suzione è un riflesso che permette al neonato di sopravvivere. Senza la presenza di questo riflesso, egli non avrebbe la capacità di ingerire il latte materno. Per stimolare questo riflesso è sufficiente avvicinare un oggetto alle labbra del neonato: che sia il capezzolo della madre, il biberon od anche un dito. Con il passare dei mesi di sviluppo, inoltre, questo riflesso passa dall’essere solamente atto all’alimentazione al superamento di momenti stressanti. Diventa, quindi, una strategia di coping, basti pensare all’utilizzo del ciuccio. Simile a questo, è il riflesso del rooting, secondo il quale un bambino, se percepisce uno stimolo su una determinata parte del suo corpo, gira la testa verso quella parte. Molto spesso, la risposta del bambino può anche essere accompagnata dall’apertura della bocca, con l’intento di succhiare. Uno dei riflessi innati più conosciuti è definito di Moro. Questo tipo di movimento innato sta alla base della sicurezza che il bambino cerca nei primissimi mesi di vita.
È stato visto come, quando un bambino si sente in pericolo, apra le braccia verso l’esterno, molto probabilmente per ricercare la sicurezza della madre. Anche in questo caso, quindi, un movimento sviluppato per la nostra sopravvivenza è poi diventato funzionale per la nostra sicurezza psicologica.
Movimenti di auto-stimolazione
Non soltanto da neonati, ma durante tutto l’arco della vita gli esseri umani si appoggiano a movimenti, molto spesso involontari, che generano benessere. Generalmente, per fronteggiare dei momenti particolarmente stressanti, accavalliamo le gambe, incrociamo le braccia, ci stringiamo le ginocchia al petto, muoviamo su e giù la gambe in modo energico. Tutte queste posizioni e movimenti sono definiti di auto-stimolazione. Anche tamburellare le dita sul tavolo o mangiarsi le unghie, sono delle azione che hanno lo scopo di darci la giusta concentrazione, di farci affrontare determinati momenti.
Autismo
Anche nel caso di una persona che soffre di Disturbo dello Spettro Autistico, sono presenti dei movimenti di auto-stimolazione. Nel caso dell’autismo, sono diversi rispetto a quelli che vengono utilizzati da coloro che non ne soffrono. Solitamente possono essere delle canzoni o filastrocche, ripetute continuamente al fine di ritrovare calma e sicurezza in una situazione sentita come ostile. Si parla si stimming, nel caso dell’autismo, per definire quelli che sono movimenti quali il dondolare con il corpo, lo sbattere la testa, schioccare le dita. Il superamento di situazioni cariche di emozioni attraverso l’auto-stimolazione è visibile anche in persone affette da Disturbo Ossessivo-Compulsivo (OCD) o da coloro che hanno riportato dei disturbi neurologici.
Giuseppe Maria Pascoletti