I baci bugiardi dei Negramaro e la poesia di Petrarca ci raccontano del morbo dell’amore

Dolce potio o crudele veleno? Cos’è l’amore? Scopriamolo con Petrarca e i Negramaro

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L’amore è davvero il più nobile dei sentimenti? Che valore hanno i baci nell’innamoramento?

L’amore come morbo

Sentimentali e romantici di tutto il mondo unitevi… Oggi si parla d’amore!
Non si sa cosa sia, non si capisce come lo si contragga, il morbo amoroso è incurabile e causa gravi perdite di conoscenza, presenza a sé stessi, costanza, amor proprio, sensazione perenne di vuoto prima, durante e dopo la contrazione della malattia e, cosa più importante, non ci è stato fornito nessun protocollo da seguire per non contrarlo, ma soprattutto non ne esiste cura. L’amore è un veleno letale il cui calice è circondato di miele dolcissimo, che viene lasciato al centro di una piazza trafficata da cui passano migliaia di persone, che, con curioso masochismo, attingono al veleno pur di poter bagnare le labbra col miele anche se solo per pochi istanti, questo lo sa bene Petrarca, che un venerdì santo dell’anno del Signore 1327, in una sventurata feria sexta aprilis, bevve, fuori dalla chiesa di Santa Chiara, dall’infausto calice e cadde vittima dei dardi d’Amore.

Il virus d’amore ha un alleato ancora più subdolo del morbo stesso: il bacio, che non solo diffonde l’amore tra i sani, ma invalida totalmente, rendendo impossibile ogni cura, ogni tentativo di ribellione.

 

I baci bugiardi

 

Di amarci noi non ne saremmo mai stati capaci 

E allora tu spiegami dei nostri baci 

Il senso e se un senso lo trovi 

Dimmi almeno qual è

 

Ingannevoli e bugiardi, raccontati dai Negramaro nella loro canzone “Sei”, i baci confondono, da abili dissimulatori quali sono, le menti degli amanti, rendendoli abitanti di Babele, parlanti di lingue diverse e incomprensibili, seppur unite fisicamente in un unico abbraccio. È con un richiamo catulliano che i Negramaro raccontano di baci rubati senza fine, senza possibilità di esaurimento, un confondersi l’un l’altro che porta i due amanti a non riconoscersi più una volta separati, a non essere più nulla: nè il tutto, nè la medesima parte che erano prima di confluirvici.

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L’amore struggente del Petrarca

Una danza che rimane incompiuta o di cui é impossibile coreografare il finale: ecco cos’è l’amore per Petrarca; per comprendere pienamente il Canzoniere di Petrarca peró è necessario puntualizzare una cosa ovvia quanto sconvolgente: il vero protagonista dell’opera è l’autore stesso, non Laura, non l’amore per lei, non l’amore gentile alla Dante da cui il poeta è ben lontano, l’opera si basa interamente su Francesco, il suo dolore, la sua vergogna, il suo comporre e pensare, ecco i veri protagonisti dell’opera, componenti importanti, presenti, paragonata alle quali, Laura non è che una comparsetta funzionale alla sequenza narrativa dell’opera. Di baci Petrarca ne dà ben pochi, almeno a Laura, e ne racconta ancor meno, ma nel sonetto CCVIII (208) l’autore ci dà prova della sua arte seduttiva nell’ultima terzina:

 

Basciale ‘l piede, o la man bella et bianca;

dille, e ‘l basciar sie ‘nvece di parole:

Lo spirto è pronto, ma la carne è stanca.

 

In questo “basciare” dall’evidente richiamo dantesco (vedi V canto Inferno) il poeta racchiude la sua volontà di avvicinare a sè l’amata, non con le parole, ma con i baci, di modo che lei non voglia più andar via.

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