Hair Love e Laetitia Ky : quando i capelli diventano arte

In Africa molte donne spendono fino a 6 miliardi di dollari l’anno in parrucche, treccine e varie altre acconciature, l’importante è tenere a bada i capelli naturali. Le usano il 40% delle donne africane ( studio dell’OMS del 2011 ) e in alcuni Paesi  la percentuale è impressionante ( 77% in Nigeria, 59% in Togo).

Hair Love insegna a non snaturalizzarci  ed omologarci  alla società, ma di avere la libertà di accettare e di salvaguardare le proprie origini. Con il passare degli anni i capelli afro sono diventati un simbolo di orgoglio ed un modo per rivendicare la propria identità .

Di cosa tratta Hair Love?

Hair Love è un cortometraggio animato americano del 2019 scritto e diretto da Matthew A. Cherry . La storia ruota attorno a Zuri , una bambina afroamericana, che è in procinto di prepararsi per un appuntamento molto importante. Ma questa preparazione risulta più difficile di quanto avesse pensato, infatti la bambina si trova davanti ad un grande ostacolo , ossia i suoi indomabili capelli. Così chiede aiuto al padre che da solo deve combattere quella chioma per rendere la figlia più carina possibile. In seguito alla difficoltà del padre nel sistemare i suoi capelli, Zuri si affida ad un tutorial molto speciale.

I capelli afro possono essere simbolo di rivolta ed orgoglio  ma possono essere anche visti come ostacolo per entrare nella società occidentale. Infatti a partire da fine Ottocento a seguito dell’invenzione di pettini , piastre e creme liscianti, le donne afro hanno cercato di domare i loro capelli per renderli simili a quelli delle donne occidentali. Matthew A. Cherry afferma, con questo cortometraggio, di voler  normalizzare i capelli afroamericani . Vuole dare una spinta affinché la Crown Act ( legge che proibisce la discriminazione in base allo stile ed alla struttura dei capelli) possa essere approvata in tutti i cinquanta stati che compongono gli Stati Uniti.

L’importanza dei capelli nella cultura africana

In epoca pre -coloniale i capelli erano fonte di orgoglio per la popolazione africana ,le trecce o le acconciature indicano la comunità, l’età, lo stato civile, la posizione sociale ed anche la religione. Un ‘acconciatura può raccontare molto sull’identità di una persona. Si riteneva che avessero un significato spirituale,venivano considerati come un mezzo per comunicare con il Divino poiché sono collocati nell’estremità del corpo vicino ai cieli , idealizzando una connessione con l’entità suprema. Durante il 1600 la tratta degli schiavi ha portato come conseguenza la disumanizzazione del popolo africano. Con il viaggiare  in nave per lunghi periodi  i loro capelli diventavano crespi così gli schiavisti iniziarono a rasare i capelli sia a uomini che a donne. Quando agli schiavi crescevano nuovamente  i capelli gli uomini e le donne adottavano un nuovo stile  dettato dalla praticità, iniziando ad acconciarli per sentirsi più comodi durante il duro lavoro nelle piantagioni . Secondo Orlando Patterson autore di Slavery and Social Death, in quel periodo in Nord America e nei Caraibi il particolare tipo di capelli era diventato rapidamente il vero distintivo  simbolico della schiavitù, ancora più della pelle.  Nonostante la schiavitù fosse stata abolita, con l’approvazione del XIII emendamento della costituzione degli Stati Uniti d’America nel 1865, per le nuove generazioni i capelli diventano un mezzo per tentare di integrarsi abbracciando i canoni di bellezza occidentali lisciandoli  poiché con i capelli lisci le donne  venivano accettate più facilmente dagli occidentali. Agli inizi del 1900 il trattamento cosmetico dei capelli afro iniziò a circolare in occidente grazie a due  donne afroamericane: Annie Minerva Turnbo Malone e C. J . Walker, che misero a punto e commercializzarono prodotti per questo scopo. Oggi le donne africane utilizzano parrucche e treccine sia per moda ma anche per comodità e risparmio di denaro poiché sono pochi i parrucchieri che riescono a gestire questo tipo di capelli ed i prodotti specifici per il loro trattamento sono difficili da reperire.

Usare i propri capelli per creare opere d’arte? L’ idea di Laetitia

Laetitia Ky è un’artista della Costa d’Avorio ,nata nel 1996 e cresciuta in Abidjan,  riesce a creare delle sculture con i propri capelli, traendo ispirazione da qualsiasi cosa da una notizia ad un oggetto. Il tutto è nato dopo aver visto foto di acconciature di donne nelle tribù africane pre-coloniali, questo ha suscitato in lei la volontà di ritornare indietro ed appropriarsi con orgoglio delle proprie radici. La versatilità dei capelli afro è il suo punto di partenza per celebrare l‘unicità di ogni essere umano, che non dovrebbe mai essere vista negativamente , così come le esperienze e le sfide della nostra vita. L’artista per la creazione di queste opere utilizza solamente del fil di ferro.

Alla base di tutto c’è la volontà di promuovere la bellezza africana ed anche la politica femminista , infatti nel 2017 Laetitia è entrata nel movimento Me Too  grazie ad una scultura che rappresenta un uomo nell’atto di alzare la gonna di una donna, è un’opera che ha lo scopo di denunciare le molestie che subiscono quotidianamente le donne. Nella didascalia dell’opera l’artista ha scritto  ” Non rimanere in silenzio” . Invitando le donne a contattarla qualora avessero sentito il bisogno di confidarsi con qualcuno.

 

 

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