Quel controllo inibitorio non maturo che ci fa fare sciocchezze come Zuckerberg in “The Social Network”

 

 

Le basi neurobiologiche che spiegano il motivo per cui gli adolescenti fanno più spesso scelte che rimpiangeranno rispetto agli adulti. 

Vi è mai capitato di risvegliarvi la mattina e sentirvi in colpa per aver fatto un qualcosa la sera prima senza pensarci? Sicuramente Mark Zuckerberg, nel film “the Social Network” dopo che divenne odiato dalla sua amata, si è fatto qualche domanda. In questo articolo vi spiego le ragioni neurobiologiche del perché Mark Zuckerberg non ha resistito a scrivere nel suo blog che la ragazza che amava fosse “una troia”. Investigheremo il concetto del controllo inibitorio, la sua maturazione neurofisiologica e le ragioni evoluzionistiche che spiegano i comportamenti impulsivi adolescenziali.

 

L’adolescenza un cambiamento non solo fisico.

Durante lo sviluppo dell’individuo, l’adolescenza è una fase essenziale. Come è risaputo, l’adolescenza è caratterizzata dalla trasformazione corporea dovuta dalla pubertà e ad un aumento di comportamenti impulsivi che hanno, nella maggior parte delle volte, come obiettivo il prendere rischi che a tal volta si possono trasformare in vere e proprie catastrofi. Molti biologi, per convenzione, fanno coincidere l’inizio della pubertà con l’adolescenza. Sarebbe una banalizzazione confondere questi due avvenimenti. Meglio dire che la pubertà è parte essenziale dell’adolescenza ma non sufficiente, poiché, come ci ricorda lo psicoanalista lacaniano Daniele Luciani, l’adolescenza è vista come un passaggio che l’individuo deve fare per passare da bambino ad adulto che ha bisogno di un profondo cambiamento psicologico. Durante questo passaggio, è noto che gli adolescenti facciano scelte non molto razionali agli occhi degli adulti. Secondo un articolo de l’Espresso del 2015, si stima che 60 mila giovani francesi e tra i 20 e 30 mila adolescenti Italiani abbiano abbandonato studi, interazioni sociali, impegni sportivi per dedicarsi ad una esistenza lontana dal contatto con individui reali, rinchiudendosi dentro casa a giocare a videogiochi, guardare la TV o a dedicarsi a contenuti pornografici online. Per di più, non è uno scandalo dire a qualunque teenager che per alcuni dei loro coetanei l’assunzione di droghe o lo sballarsi con un mix di alcol e cocaina sia normale. La domanda sorge spontanea: Perché gli adolescenti assumono questi comportamenti? Quali sono le prove neurobiologiche che portano a spiegare la ricerca di comportamenti impulsivi, non razionali?

Il controllo inibitorio, una fantastica strategia dell’organo più complesso.

Il controllo inibitorio consiste nell’ abilità di sopprimere volontariamente uno stimolo con lo scopo di generare una risposta pianificata e guidata da un obiettivo. Un esempio molto semplice da capire è visto nel film “The social network”: Mark Zuckerberg dopo un appuntamento andato male con la ragazza di cui era innamorato, subito dopo aver aperto una birra, si chiude in camera e comincia a scrivere in modo impulsivo cattiverie riguardo la ragazza che amava nel suo blog in maniera totalmente irrazionale. Mark Zuckerberg, non avendo un controllo inibitorio maturo, ha cliccato “invio” senza pensarci, come se fosse istintivo, come un riflesso incondizionato. Il risultato è stato che la ragazza che amava non gli ha mai dato una seconda opportunità. D’altro canto, se l’inventore di facebook avesse avuto un controllo inibitorio maturo, sarebbe stato capace di fermare lo stimolo di sfogarsi dell’appuntamento andato male, pensare che sarebbe potuta essere una scelta controproducente cliccare invio e quindi avrebbe eliminato il contenuto del suo blog prima che la sua ragazza fosse venuta al corrente della situazione.

Durante l’adolescenza, gli esseri umani possiedono la capacità di attuare un controllo inibitorio come quello degli adulti, la differenza risiede nel fatto che gli adolescenti non sono capaci di attuare questo processo inibitorio in modo costante e flessibile fino all’età adulta. Grazie agli avanzamenti tecnologici delle neuroscienze, si è visto che la maggior parte dei cambiamenti della maturazione del processo inibitorio, tra adolescenti e adulti, siano trovati nella corteccia prefrontale e nella corteccia cingolata anteriore. Adesso la ricerca neurofisiologica sta studiando quali sono le basi neurali della maturazione del controllo inibitorio e le differenze che vi sono nel come i neuroni della corteccia prefrontale e della corteccia cingolata anteriore si attivano tra adolescenti e adulti.

Le ragioni evoluzionistiche sul perché gli adolescenti hanno un controllo inibitorio non maturo.

L’evoluzione diventa utile per spiegare la ragione di questa tarda maturazione del controllo inibitorio. In sintesi, l’evoluzione sostiene che i fenotipi che tendono ad una maggiore riproduzione e sopravvivenza di un individuo vengono ereditati nelle future generazioni. Da un punto di vista biologico questo ha completamente senso, i fenotipi dipendono dal nostro apparato genetico che tramandiamo alla nostra prole quando copuliamo e riproduciamo, quindi possiamo trasmettere il nostro materiale genetico solo nel caso in cui riusciamo a sopravvivere i primi anni della nostra vita e se siamo attraenti per poter trovare un compagno o compagna con cui riprodurci. L’evoluzione è in atto da milioni e milioni di anni e molti mammiferi hanno un tardo sviluppo del controllo inibitorio, ad esempio i macachi. Il Dr. Christos Constantinidis, che studia le basi neurali della maturazione del controllo inibitorio, sottolinea la vicinanza che vi è nella maturazione di alcune capacità cognitive, come il controllo inibitorio, tra i macachi e gli esseri umani. Secondo una spiegazione evoluzionistica, avere un ritardo della maturazione del controllo inibitorio rende possibile ai giovani macachi o agli adolescenti umani di esplorare l’ambiente intorno a loro, con l’obiettivo di capire cosa si può e cosa non si può fare. Questa esplorazione dell’ambiente è possibile solo grazie al fatto che non ci fermiamo ogni secondo a pensare se quello che facciamo sia giusto o sbagliato, ma siamo spinti nel prendere scelte poco razionali per esplorare e avere una conoscenza maggiore di quali sono le attività da intraprendere o meno. Ovviamente nel 2020 non viviamo più nella giungla e non abbiamo bisogno di vivere direttamente l’esperienza di mettere il dito nella corrente elettrica per capire che non è una cosa che porta benefici. L’essere umano deve quindi essere educato fin da piccolo con l’obiettivo di far abituare a pensare l’individuo e far conoscere meglio l’ambiente circostante, non solo tramite l’esperienza, ma anche tramite la trasmissione di regole ed educazione.

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