Quando nasce la democrazia e che valore ha? Tuffiamoci nell’antica Grecia, arrivando ai giorni nostri con Giorgio Gaber.
Il concetto di democrazia che conosciamo oggi è un po’ differente da quello che si affermò nell’antica Grecia del IV secolo, ma è necessario ricostruire brevemente la genesi degli eventi per giungere ad analizzare i nostri tempi consapevolmente.
LE ORIGINI DELLA DEMOCRAZIA: ATENE
Il termine democratia, composto dalle parole démos (popolo) e kràtos (potere), sta ad indicare una forma di governo basata sulla partecipazione attiva dei cittadini, i quali esercitano il potere per mezzo di rappresentanti liberamente eletti. Questa è la classica definizione che parte dall’etimologia della parola, dando una breve spiegazione del significato del vocabolo, che possiamo trovare su qualsiasi sito internet o libro di storia.
Per ricostruire la storia della democrazia dobbiamo guardare alla meravigliosa Atene del IV secolo a.C, perché è proprio qui che iniziò a prendere forma quest’idea di partecipazione abbastanza attiva alla vita politica del tempo.
Ad Atene per essere cittadino, cioè un uomo in pieno possesso dei diritti necessari a partecipare alla vita delle istituzioni della polis, era necessario essere nati nel territorio della città da almeno un genitore cittadino e libero. Erano esclusi dalla cittadinanza gli stranieri e gli schiavi. Purtroppo anche le donne libere, seppur considerate cittadine, non avevano il diritto di partecipare alla vita politica e godevano di diritti limitati.
Già alla fine dell’VIII secolo a.C. le città non erano più governate da un unico sovrano, ma dall’aristocrazia, ovvero dai capi delle famiglie più nobili che avevano potere sulle istituzioni.
Approfondendo il caso della città di Atene, tra VIII e VII secolo a.C. essa era governata dalle famiglie degli aristocratici definite “eupatrìdi”, ovvero “discendenti da nobili padri”. Ciò che distingueva il sistema della polis da altri tipi di Stato era soprattutto l’elezione dei magistrati della città da parte dei cittadini.
Ben presto anche le famiglie meno aristocratiche, che si arricchirono con il tempo grazie ai commerci, iniziarono a prendere potere. Queste erano chiamate oligarchie per indicare il governo dei pochi, che differentemente dall’aristocrazia non detenevano il potere sulla base della nobiltà della stirpe, bensì sulla ricchezza.
All’interno delle poleis dominate dalle oligarchie i cittadini erano esclusi da qualsiasi partecipazione diretta alla vita politica. L’unico diritto posseduto era quello di approvare ciò che era stato proposto e deciso nelle assemblee dai magistrati.
Questa situazione portò spesso alla creazione di conflitti e tensioni all’interno della comunità, consentendo al démos di acquisire sempre più potere.
Quando si inizia a parlare di polis democratica? Senz’altro con la richiesta da parte del popolo di un codice scritto di leggi, che potesse evitare il comportamento degli eupatrìdi, i quali interpretavano a loro piacimento le leggi tramandate oralmente.
Ci furono dei passi avanti con il legislatore Dracone e successivamente con Solone, ma non furono sufficienti per risolvere il problema.
Bisogna volgere lo sguardo a un po’ di tempo dopo, con Clistene, il quale rese il governo della città molto meno influenzato dalle famiglie aristocratiche. Inoltre la riforma principale di Clistene si basava sul criterio dell‘isonomìa, ovvero l’ordinamento egualitario. Il termine greco, composto dai termini ìsos (uguale) e nòmos (legge), indica proprio l’uguaglianza di fronte alla legge di tutti i cittadini.
Questa è proprio l’essenza della democrazia!
E’ chiaro che per parlare di vera e propria democrazia bisognerà aspettare di conoscere la rivoluzionaria figura di Pericle.
Il valoroso uomo politico aprì a tutti le magistrature e realizzò la mistoforìa, cioè il pagamento di un’indennità ai cittadini che ricoprivano cariche pubbliche. Questo comportò una maggiore partecipazione della gente comune alla vita politica della città.
In questo modo lo stesso cittadino iniziò a mutare il suo ruolo, infatti venne introdotta anche l’isegorìa, cioè la libertà di parola, che precedentemente non era assicurata a tutti.
Precisiamo che questi diritti non erano ancora accessibili alle donne, le quali non godevano di alcun diritto politico ad Atene.
Non scordiamo l’importanza che anche i filosofi attribuivano alla cittadinanza attiva: il filosofo Aristotele, per esempio, affermò che l’uomo è per natura un animale politico, in quanto è l’unico essere umano ad essere predisposto alla vita comunitaria e ad avere facoltà di parola.
Nella polis effettivamente l’essere cittadino era connaturato all’uomo stesso.
2 GIUGNO 1946: NASCE LA REPUBBLICA ITALIANA
Questa data è meravigliosa, perché si tenne un evento importantissimo: attraverso lo strumento del referendum, si permise a tutti i cittadini di esprimere il proprio voto a favore della monarchia o della repubblica. Si votò per l’elezione dei rappresentanti dell’assemblea costituente, che discusse la nuova carta costituzionale italiana. Alla Costituente vennero elette 21 donne, cioè il 3,7 % del totale.
In realtà è bene specificare che fu il 10 marzo 1946 la prima data in assoluto che vide le donne esprimere la propria votazione, in occasione delle elezioni amministrative.
Il decreto, entrato in vigore proprio in quel periodo, stabilì che le cittadine con almeno 18 anni di età potessero eleggere e quelle con almeno 25 anni potessero essere elette. Restò invece il divieto per le prostitute di partecipare alle elezioni.
(https://www.ilpost.it/2021/03/10/primo-voto-italia-donne-10-marzo-1946/)
E’ chiaro che con la liberazione le donne conquistarono il duplice diritto di eleggere ed essere elette a tutti i livelli.
L’Italia arrivò molto tardi a riconoscere questo sacrosanto diritto, ovvero nel 1946, differentemente da altri Paesi che lo concessero molto prima: un esempio è sicuramente la Nuova Zelanda, che nel 1893 fu il primo Paese al mondo ad introdurre il suffragio universale per donne e uomini.
Fare riferimento a questo avvenimento è fondamentale per capire come sia evoluta la nostra concezione di democrazia.
Oggi in Italia abbiamo una Repubblica Parlamentare, il che significa che il Parlamento rappresenta il popolo.
Il Parlamento ha sede a Roma ed è composto dalla Camera dei Deputati e dalla Camera del Senato. Si tratta del sistema del bicameralismo perfetto, in quanto entrambe le Camere hanno gli stessi poteri e le medesime funzioni.
E’ attraverso il voto che i cittadini creano un filo di unione con la politica, la quale ha il compito di rappresentarli fedelmente.
Questa è una delle ragioni che dovrebbero portarci a riflettere sulla pericolosità dell’astensionismo, in quanto non recarsi alle urne significa semplicemente rinunciare ad un diritto che ci siamo guadagnati duramente!
GIORGIO GABER CI SPIEGA LA SUA IDEA DI DEMOCRAZIA
Giorgio Gaber pubblica il meraviglioso e illuminante brano “La libertà” nel 1973 per la Carosello Records, insieme a Sandro Luporini.
Che valore ha la libertà per Gaber? Cosa significa per lui il concetto di democrazia?
Nel testo integrale di questa canzone possiamo rilevare delle indicazioni, almeno nelle strofe, su cosa sia una libertà illusoria.
Potremmo definire uomo libero colui che non si sente costretto da regole ferree di convivenza e che liberamente se ne va in giro per il mondo esattamente come vuole.
Un uomo libero potrebbe essere colui che attraverso la fantasia costruisce il proprio mondo.
Libero potrebbe essere chi pensa solamente a se stesso, preoccupandosi esclusivamente dei propri bisogni.
Nel ritornello del brano, Gaber ci rivela la sua idea di libertà e conseguentemente di democrazia.
” La libertà non è star sopra un albero
non è neanche il volo di un moscone
la libertà non è uno spazio libero
libertà è partecipazione. “
Libertà e democrazia non consistono nel possedere uno spazio privato da utilizzare a proprio piacimento, non consistono neanche nel vivere indisturbati nella propria quiete.
Libertà e democrazia sono un fatto serio e sono partecipazione attiva alla vita cittadina.
Gaber in soli quattro versi racchiude l’importanza di non essere mai passivi rispetto alle decisioni che riguardano il nostro futuro.
E’ importante elevarsi dalla mera istintività, inserendo le proprie idee e ciò in cui si crede all’interno di un contesto sociale impegnato e attivo.
Libertà e democrazia non consistono solo nell’esprimere una preferenza per un partito politico al momento delle elezioni, ma soprattutto nel sentire proprie le problematiche e i dolori degli altri abitanti del mondo.
Questo significa partecipazione.
Giorgio Gaber – La libertà
Fonte: canale Youtube di sentinea70