Final Existence : un duello esistenziale sulla libertà umana

Giappone , 17 dicembre 2009. La holding giapponese “Square Enix” lancia sul mercato il videogioco “Final Fantasy XIII” che arriverà in Europa disponibile per “Playstation 3” nel marzo dell’anno successivo. Il gioco parla di “Lightning” , un’eroina affiliata al governo militare che parte alla ricerca della sorella , perduta a causa del volere di un “Fal’Cie” ovvero un essere sovrannaturale considerato dalla popolazione come un Dio. Alla ricerca di risposte Lightning incontra altre persone che per i motivi più svariati decidono di unirsi al suo viaggio. Tuttavia all’inizio della loro avventura vengono a contatto con un altro “Fal’Cie” che imprime  loro il suo marchio rendendoli tutti “Cie” , ovvero persone capaci di esercitare poteri magici per raggiungere quello che è il volere del “Fal’Cie”. Da questo punto parte un incredibile intreccio di trame che vede come punto focale proprio questa mancanza di libertà e di scelta dei personaggi , oramai maledetti dal volere del “Fal’Cie”. Ed è proprio su questo tema che vorrei soffermarmi : la libertà.

Per affrontare questo incredibile e variegato tema ho pensato fosse opportuno confrontarsi con le incredibili riflessioni di tre grandi esponenti dell’esistenzialismo filosofico : Kierkegaard , Heidegger e Sartre. Prima di iniziare la trattazione dobbiamo chiarirci le idee su cosa sia l’esistenzialismo. Esso è tipicamente considerato una tra le correnti filosofiche presenti nel novecento (ma con degli anticipatori anche nei secoli precedenti) che ha come problema principale il chiarimento e la discussione dell’esistenza umana. Tuttavia l’esistenzialismo è molto più di una semplice corrente , è un vero e proprio modo di vivere e di indagare la realtà che ci circonda. Difatti le riflessioni nate da esso arriveranno ad influenzare l’intero panorama culturale : dalla letteratura alla musica e dall’arte alla moda. Mentre si prefigge come nuovo metodo di indagare l’uomo attraverso la sua essenza-esistenza mettendo a fuoco i dettagli ontologici della sua vita e soprattutto la capacità , tipicamente umana , di sfruttare la nostra volontà attraverso il libero arbitrio. E’ proprio questo ultimo dettaglio ad essere importante , infatti la libertà di scelta viene presa dagli esistenzialisti come fondamento della realtà umana. Però essa viene studiata in modo particolare. Gli esistenzialisti hanno una visione metodologia a-morale , ovvero sostengono che prima bisogna fissare un’ontologia che specifichi dettagliatamente l’essere-nel-mondo umano prima di creare un’etica delle azioni. E’ bene sottolineare l’espressione a-morale , infatti non va confusa con im-morale , gli esistenzialisti semplicemente rimandano in seconda battuta lo studio dell’etica ma non la denigrano affatto.

Chiariti questi punti possiamo passare al cuore del nostro discorso , andando prima ad affrontare l’esposizione teoretica dei nostri tre autori per poi cercare di tirare le fila del discorso cercando di trovare una conclusione efficace di libertà che può essere accettata ai giorni nostri , (o per dirla alla Hegel) una sintesi delle nostre conoscenze.

KIERKEGAARD

Un libero pendolo che oscilla fra se stesso e Dio

Che cos’è la libertà per il caro Kierkegaard ? Semplice , la libertà è l’Io e l’Io è la persona. Basterebbe questa semplice affermazione per riassumere la riflessione kierkegaardiana se non fosse che chiunque ascoltasse ciò inizierebbe a guardarci storti e probabilmente ci penserà su due volte al rivolgerci la parola in futuro. E per fare in modo di parlare ancora con questa ipotetica persona dobbiamo argomentare l’affermazione da noi appena fatta.

Iniziamo col dire che per il filosofo danese l’Individuo è visto come la perfetta sintesi fra anima e corpo , infinito e finito. E in questo senso la libertà viene vista con un’accezione negativa poichè mettendoci davanti alla scelta , ci dà la possibilità di entrare nell’errore , nel peccato. In termini propriamente filosofici diremo che la libertà per Kierkegaard è il momento dialettico fra la possibilità di esistere e la necessità di esistere. Tuttavia la filosofia di Kierkegaard è permeata da un alone teologico e difatti si vede in Dio la massima condizione di vita da raggiungere e nel peccato l’errore da evitare. Per questo motivo possiamo comprendere il concetto di libertà per Kierkegaard attraverso la sua riflessione sul personaggio di Adamo.

Inizialmente il filosofo danese distingue due linee di pensiero riguardo ad Adamo. La prima sostenuta dalla Chiesa , vede Adamo come il progenitore della razza umana che attraverso il suo peccato originale contaminò quasi “geneticamente” tutti gli uomini da lui a venire. La seconda posizione riguarda i protestanti federali che vedono in Adamo un mero simbolo dell’umanità vista in termini negativi come impossibilitata ad evitare il peccato. Kierkegaard in un certo senso rifiuta queste due versioni e si focalizza soprattutto sull’essere-umano di Adamo , ovvero sulla sua singolarità. La singolarità umana è vista come contenente sia il singolo visto come individuo sia la specie e in questo senso Adamo non viene visto altro che come il numero zero di una lunga sequenza umana che ha avvertito per primo la sensazione di essere-libero e da lì è caduto nel peccato. Tuttavia essendo stato il primo il suo peccato è visto come conseguenza mentre per ogni successivo essere umano è visto come condizione. Adamo peccò perchè libero di farlo e il suo peccato è solo il primo da un punto di vista cronologico ma qualitativamente è uguale a quello di ogni essere umano. Qualsiasi uomo quando sente la sensazione della libertà si ritrova nella stessa condizione di Adamo , nè più nè meno.

Per Kierkegaard la libertà è una necessaria condizione dell’essere umano che molte volte lo porta al peccato , soprattutto sottolineando un circolo vizioso interno all’uomo : la specie ingloba la singolarità ma la singolarità corrompe la specie. La libertà umana è pensata per essere un rapporto tra se stessi e Dio. Non deve essere pensato staticamente , ma dinamicamente , questo rapporto è come l’orizzonte visibile del mare sulla spiaggia : lo si vede ma bisogna nuotare per raggiungerlo. Prima di concludere il discorso su Kierkegaard ci tenevo a segnalare due possibili stati di corruzione di questo rapporto. Difatti se la libertà non raggiunge se stessi allora l’uomo viene gettato nel sentimento della disperazione. Mentre se si riconosce la libertà con se stessi ma si decide di non usarla , allora si getta l’uomo nel sentimento dell’angoscia.

HEIDEGGER

Esserci autentico o Esserci inautentico ,

è questo il problema

Parliamoci chiaro. Ci troviamo davanti ad uno tra i più grandi filosofi di tutti i tempi e darne in poche righe una spiegazione accessibile a tutti non è facile. Perciò vorrei chiedere prima venia al caro e defunto Martin prima di iniziare (a dissacrare) la sua posizione filosofica.

Heidegger è uno tra quei filosofi a riavere dato vita all’ontologica domanda “Che cos’è l’essere ?” e se vi interessa l’argomento vi rimando alla lettura del suo capolavoro “Essere e Tempo” . A noi interessa soffermarci sul fatto che Martin fa coincidere l’uomo con l’essere-nel-mondo , chiamato esserci. Essere-nel-mondo significa avere l’unicità di apportarsi alle varie cose presenti nel mondo che ci circonda. L’uomo è unico proprio perchè capace di conoscere la realtà attraverso le sue capacità mentali , linguistiche , verbali e pratiche. Tuttavia l’uomo è anche l’unico possibilitato ad essere essere-nel-mondo (perdonate il gioco di parole creatosi) poichè è l’unico che si chiede l’ontologica domanda su cosa sia l’essere e proprio per questo può capire la realtà e in un certo senso , tutto l’esistente è rapportato a lui. Su questa questione che purtroppo qui non posso spiegare meglio lascio solamente due spunti heideggeriani. Il primo è che “l’esistenza è l’essenza dell’esserci”. Il seconda è che “la realtà è realtà ontico-ontologica”. Qui non posso spiegare tali affermazioni , ma consideratele come una sfida ermeneutica che vi lancio per approfondire il pensiero heideggeriano.

A noi interessa soprattutto sapere che Heidegger vede la libertà nella possibile scelta che ogni essere umano ha di essere un esserci-autentico o un esserci-inautentico. Semplicemente esserci-autentico è l’uomo che accetta se stesso come conoscitore ontologico e per questo cerca di decifrare la realtà in cui vive , mentre l’esserci inautentico è l’uomo che non riconosce se stesso in questa facoltà ontologica. E’ bene notare come questa differenza non indichi una differenza morale , essa definisce solo due tipi possibili di vivere-nel-mondo Tuttavia Heidegger privilegia l’esserci autentico in quanto abbraccia il suo vero se stesso , mentre l’esserci inautentico si lascia attraversare dalla massa e si conformizza ad essa , per dirla come Martin , tali uomini si corrompono verso il “si impersonale”.

Con questo concludo la mia fugace rassegna su Heidegger ma invito ogni lettore ad approfondire il pensiero di questo grande autore poichè come dice Alain Badiou in “L’essere e l’evento” : “Heidegger è l’ultimo filosofo universalmente riconoscibile”.

SARTRE

Date a Cesare quel che è di Cesare

ovvero

Date ad ogni uomo la guerra che si merita

Il massimo esponente dell’esistenzialismo francese riassunto in poche righe ? Qualcosa semplicemente impossibile. Come per il caro Martin rinvio un’analisi più accurata del pensiero sartriano alla sua più grande opera filosofica : “L’essere e il Nulla”. In questa sede io analizzerò brevemente la libertà sartriana attraverso una breve analisi da lui fornita sulla guerra.

Sartre pensa che l’uomo sia condannato ad essere libero e ci dà un esempio di ciò che sostiene attraverso l’esempio della guerra.Ogni uomo è responsabile della guerra a cui partecipa , difatti esso poteva disertare o suicidarsi , eppure ha scelto di andare in guerra. Ha scelto la violenza fra la morte e la cicatrice dell’orgoglio e per questo è tecnicamente responsabile per l’evento a cui partecipa. Appare una visione un pò drasatica eppure le cose stanno proprio così , ogni uomo ha un ventaglio di scelte possibili dinanzi a se , tutte ugualmente percorribili , ed una volta scelta una singola strada sull’uomo aleggia la responsabilità di ciò che percorre. In un certo senso ogni uomo diventa automaticamente portatore del fardello che non è altro la strada che sceglie.

Tanti temi ora mi verrebbero in mente. Il rapporto inconscio / malafede. La fenomenologica visione dell’essere in corrispondenza al nuovo concetto di coscienza sartriana. E così via. Tuttavia tutto ciò non può entrare in uno spazio così breve e per questo come prima rinvio alla voglia del lettore l’approfondimento del pensiero di questo grande ed intramontabile autore.

CONCLUSIONE

Perdere contro il boss finale per ritrovarsi di nuovo al livello iniziale

Si conclude qui la nostra breve rassegna delle posizioni sul concetto della libertà di questi tre grandi autori. Siamo passati da una concezione nata teologicamente della libertà per passare ad una dove il rapportarsi col mondo diventa fondamentale , per approdare ad un’altra dove la responsabilità è sia pregio che crucio. Si noti che tutte queste posizioni condividono la grande convinzione che l’uomo è un essere in grado di scegliere fra più strade di esistere. Credo stia proprio qui la grande riflessione che noi possiamo cogliere dall’esistenzialismo , al giorno d’oggi , in mia opinione , si fa sempre più sentire la mancanza di uomini che scelgono la propria esistenza. La maggior parte si dà alla massa e anzichè scegliere preferiscono essere trasportati dal conformismo , entrando nell’heideggeriano “si impersonale”. Certo , questi uomini potrebbero obbiettare che anche scegliendo non si potrebbe mai arrivare a capire cosa sia la libertà e che tutto si risolva in un semplice discorso astratto non riconducibile ad una realtà pratica. Qui lascio al lettore la risposta , ma se mi è concesso vorrei finire con una metafora videoludica proprio perchè siamo pur sempre partiti da un videogame in questa trattazione. E’ vero forse sarà solo teoria , ma scegliere , cercare di capire cosa sia la libertà è esattamente come andare contro un boss finale di un videogioco senza strumenti , perdendo ovviamente , ma sapendo fermamente di ripartire da capo con uno strumento in più.

Lorenzo Pedoni

 

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