“La classica “Critica alle ideologie” che molti conoscono è attribuibile a Marx. Il famoso e famigerato Karl Marx, figura di prestigio, irruente ed eternamente ricorrente in ogni ambito sociale. Da lui partì l’idea di alienazione, di classe in/per sé e soprattutto il pensiero contrastante nei confronti delle ideologie”

Equivalente a Marx è l’atteggiamento di Fabri Fibra, goat del rap italiano e da sempre politicamente scorretto coi suoi testi e il suo linguaggio crudo ed esplicito. Nonostante il suo stile che ha schierato da una parte tradizionalisti e dall’altra progressisti a suo favore, molte volte la lingua che parla, è proprio la lingua della verità.
Marx e la rappresentazione di una realtà distorta
Karl Marx è stato uno dei filosofi più importanti del 900′, il suo pensiero ha rivoluzionato anche il pensiero di altri autori postumi alla sua morte.
Ciò che è pertinente citare è il suo punto di vista riguardo le istituzioni della società. Secondo lo studioso lo Stato, la Chiesa e le organizzazioni iniettano nell’individuo una sorta di ideologia.
Tale termine era già stato utilizzato in passato ma Marx lo riprese definendolo come una rappresentazione illusoria della realtà che ha lo scopo di legittimare il potere già costituito e di occultare le contraddizioni della realtà stessa.
In altre parole, sono quelle fette di prosciutto che vengono poste agli occhi degli individui per farli credere di vivere in una realtà utopica.
L’ideologia rispecchia proprio le idee della classe dominante che ha l’obbiettivo di premere sulle classi inferiori per affermare la loro posizione sociale. Per uscire da tale situazione l’uomo deve elaborare la “coscienza di classe” che lo porterà ad essere consapevole della sua condizione sociale e di conseguenza di quanto le istituzioni lo stordiscono.
Ma quindi, detto ciò, cosa c’entra Fabri Fibra?

Fabri Fibra: quando la verità fa male
Chi è che non ha mai sentito il nome di questo artista? C’è chi ne parla male, chi ne parla bene, ciò che è importante sapere è che comunque è un personaggio di cui si sente spesso parlare.
Classe ’76, all’anagrafe Fabrizio Tarducci, egli fa parte di quella classe di rap underground old school che ha posto le basi del rap italiano. Inizia a rappare all’incirca dalla metà degli anni ’90, iniziando a tastare quello che era il terreno ancora poco incolto dell’hip hop italiano attraverso il gruppo musicale “Uomini di mare”.
Per i veterani amanti di Fibra, il brano “Verso altri lidi” oramai è un inno ai primi anni di carriera del rapper che lo ha introdotto anche nella scaletta dei concerti del suo ultimo tour.
Una volta abbandonata questa parentesi della sua vita, Fibra inizia la carriera da solista ed a finire sempre più nel mirino della critica. Sarà per i video delle canzoni, per i suoi testi? Diciamo per un bel mix di tutto.
Partiamo da un grande classico dell’artista, ovvero il brano “Rap in vena” contenuto nell’album “Mr Simpatia”. Analizzando la prima espressione del ritornello:
“Io me ne sbatto il cazzo di un lavoro in città”
Ed ecco qui che Fabri smuove quello che è il modello di vita stereotipato del classico uomo chiuso in un ufficio col suo posto fisso barricato in una città che li può garantire uno stipendio medio. A questo Fabri fibra non ci sta e con questo testo l’ha dimostrato, ha dimostrato il suo desiderio di scollarsi dal prototipo di vita definito come “il migliore per sopravvivere” ed esprime il suo desiderio invece di fare il rap e di vivere.
Un’altra pietra miliare è la sua “Vip in Trip”, contenuta in “Controcultura”, rappresentata da un video anch’esso abbastanza esplicito, data la presenza di un personaggio che imita Berlusconi. Non è quindi una sorpresa che questa canzone “tocchi piano” l’ambito della politica italiana dove, secondo l’artista, i politici stanno a dirne di ogni su chiunque, persino tra di loro e lo esprime in questa parte del ritornello:
“Politici italiani che “Perepè qua qua, qua qua perepè””

La televisione è un “grosso sedere”?
Si è già detto quanto entrambi, sia Marx che Fibra critichino i piani alti della società in quanto forniscono alla popolazione ideologie in realtà utopiche, ovviamente in maniera diversa in base al loro contesto storico.
Per quanto riguarda Marx contestava principalmente la religione, le istituzioni che approfittavano della condizione di debolezza dell’uomo facendoli credere che prima o poi avrebbe avuto la sua occasione di riscatto.
Questo perché l’uomo ha bisogno di certezze.
Torniamo a qualche anno fa; programma di Paolo Bonolis “Il senso della vita”, correva l’anno 2008 e Fabri fibra stava scalando la vetta che lo avrebbe portato all’affermazione permanente nell’hip hop italiano. Da questa intervista emergono tanti aspetti: il tema famiglia, il successo, la società. Nei meandri di questa chiacchierata con Bonolis emerge un’espressione di Fabri fibra (contenuta tra l’altro nel brano “La soluzione”) ovvero
“La televisione è come un grosso sedere”.
Similitudine apparentemente succinta ma in realtà, spiega l’artista, essa vuole solo mettere in evidenza che la televisione, così come un sedere, attira gli occhi della gente. L’accezione negativa è data dal fatto che la gente la guardi e creda ad ogni cosa perché appunto, così come in Marx, ha bisogno di certezze anche se magari sa che si sta auto-iniettando menzogne.
Quindi, la parentesi con Bonolis termina con un consiglio di Fibra, quello di guardare la televisione con i propri occhi perché ognuno è dotato della capacità di capire cosa sia finzione e cosa non lo sia.