Elite e la legge del più forte: l’evoluzionismo darwiniano su Netflix

Il 5 Ottobre è sbarcata su Netflix la nuova serie TV spagnola Elite: un dramma adolescenziale che ruota intorno all’omicidio di uno dei protagonisti. Un mix di tematiche di grande portata come lotta tra classi, integrazione e razzismo, bullismo, sesso, droga, omosessualità ed un filo interpretativo legato all’evoluzionismo darwiniano.

La serie TV Elite, da poco fruibile online, è ambientata a Las Encinas, la scuola migliore e più esclusiva della Spagna, pronta a forgiare i leader del domani. L’arrivo di tre nuovi compagni, provenienti dal quartiere più povero e degradato della città, mette in serie discussione l’equilibrio del microcosmo elitario spagnolo.

Elite: la legge del più forte.

Nadia, Cristian e Samuel provengono da uno dei quartieri più miseri e malvisti della Spagna. Il crollo della loro scuola, dovuto a falle nella costruzione di cui è resonsabile uno dei più grandi imprenditori della zona, costringe le istituzioni a ridistribuire gli studenti negli altri licei della zona. I tre ragazzi vengono spediti a Las Encinas, un microcosmo caratterizzato da lusso, ricchezza e spocchia. Nadia indossa lo hijab e ci vuole poco perchè i compagni la etichettino come l’estremista fanatica, il timido cameriere Samuel sembra quasi voglia scomparire e Cristian si può facilmente presentare con una delle battute che lo introducono nel copione: Se ho letto la Costituzione? No, aspetto che facciano il film. Non mancano figure come il pusher omosessuale ed il fratello galeotto. Insomma, ce n’è per tutti.

Samuel, Nadia e Cristian
Fonte genitalia.it

All’interno dell’altro schieramento troviamo la fredda e calcolatrice Carla, la passionale e agguerrita Lu che dalla vita ha avuto tutto, ma vuole ancora di più. Marina non si rispecchia negli ideali della sua classe sociale e preferisce spesso schierarsi con l’altro fonte. In fine troviamo Guzman,  outsider inconsapevole all’interno della sua stessa cerchia. Questi ultimi personaggi, con l’arrivo dei primi, ritengono di poter facilmente prevalere su coloro che considerano facilotti, poveri ignoranti. La legge del più forte ha sempre funzionato in un sistema in cui i giovani si coprono le spalle a vicenda, in barba a genitori, insegnanti e tutori di ogni genere. I più forti si spalleggiano tra loro accerchiando i tre agnellini che, contrariamente a tutte le aspettative, non soccomberanno così facilmente.

L’elitè dei leader di domani
Fonte: gqitalia.it

Microcosmo ed quilibrio del sistema in Elite.

 Quando in un ambiente perfetto vengono introdotte nuove specie, avviene la contaminazione.

Lu si presenta sullo schermo con questa citazione dall’eco vagamente darwiniano per sottolineare la superiorità, sua e degli amici, rispetto ai tre nuovi elementi dell’istituto che rischiano di mettere in pericolo lo status quo. D’altronde come detto prima solo il più forte sopravvive, ce l’ha insegnato Darwin. Chi ha caratteri più adatti per sopravvivere in un ambiente ostile ha maggiori chances di raggiungere l’età riproduttiva e di lasciare discendenza. E chi  meglio di tre giovani nati e cresciuti in periferia può far fronte a vicissitudini di ogni genere? E’ una dura lotta con chi invece, dal canto suo, si è fatto strada coi pugni e coi denti per dimostrarsi meritevole del mondo sfavillante e prezioso a cui appartiene. Lu coglie il proprio svantaggio in questa situazione poichè la questione non riguarda più la mera capacità di adattarsi e di sopravvivere nell’ambiente noto e familiare della  scuola, ma comprende una dimensione più ampia poichè il suo piccolo cosmo, sicuro e blindato, è ormai stato contaminato. La scuola è cambiata, le leggi per sopravvivere all’interno lo sono altrettanto. Solo attraverso una sottile strategia di sotterfugi, inganni e alleanze si può sperare di avere la meglio.

Lu
Fonte: teenvogue.com

Razzismo: un gioco d’alleanza per la sopravvivenza.

Uno dei temi presenti nel telefilm è quello del razzismo: la giovane Nadia, di origine palestinese, deve affrontare lo  scherno da parte dei compagni che la appellano come potenziale terrorista da un lato e le restrizione del rigido padre che le rendono la vita impossibile dall’altro. La ricca Lu si sente fortemente minacciata da questo elemento poichè potrebbe rubarle il fidanzato e  detronizzarla dal ruolo che ha sempre occupato: la migliore della classe, la reginetta dei test scolastici.

Nadia e Lu
Fonte: Tvserial.it

Negli anni 80 del 900 si è sviluppata la corrente della psicologia evoluzionistica che mira a ricondurre i nostri atteggiamenti tipici a strategie adattive attuate dai nostri antenati nell’era del Pleistocene, circa fra 2,559 milioni e 12 000 anni fa. Uno tra questi è proprio il razzismo. Kurzban, Tooby e Cosmides individuano la causa della discriminazione razziale nel fatto che nella società dei nostri antenati furono selezionati meccanismi psicologici ottimizzati per stabilire alleanza, con il fine di realizzare compiti legati alla sopravvivenza, come la caccia. Un criterio utile per identificare un alleato e distinguerlo dal nemico, visto che generalmente l’alleato era parte del nucleo familiare, era quello di identificarlo con caratteristiche fisiche come il colore della pelle, dei capelli, degli occhi e  così via. Da qui nasce la nozione di razza che è stata biologicamente dimostrata come infondata. Oggi ovviamente la distinzione in razze non ha più alcun valore adattivo, eppure sembra essere una tendenza  ancora molto vincolata alla nostra psicologia. E i giovani di Elite ce lo dimostrano: appena fiutano il pericolo corrono a marcare una linea di confine tra sè e i diversi.

Omosessualità ed adattazionismo: il ruolo eusociale.

L’omosessualità è una delle altre grandi tematiche di Elite: dalla coppia lesbica dei genitori del fidanzato di Carla al giovane amore impossibile tra Omar, fratello di Nadia, e Ander, la giovane promessa del tennis legata all’elitè scolastica. In passato anche l’omosessualità è stata interpretata come un tratto naturalmente selezionato poichè vantaggioso e in diversi comportamenti umani, così come per il razzismo, sono state rintracciate radici genetiche.

Ander e Omar
Fonte: gqitalia.it

A metà degli anni 70 Wilson, il maggior esponente della nascente corrente della Sociobiologia, ha preso in esame il comportamento sociale dell’omosessualità paragonando l’omosessuale alle caste sterili negli insetti sociali. Ciò significa che alcuni individui sono resi impossibilitati alla riproduzione per beneficiare alla comunità. Essi, infatti, porteranno adempire il compito eusociale: individui meno adatti dal punto di vista biologico eviteranno di entrare in conflitto con gli altri elementi della famiglia lasciando questi ultimi liberi di riprodursi a beneficio dei geni in comune. Ciò, traslato su categorie più attuali e di più facile comprensione, significa che il diverso modo di creare legami sociali porta l’omosessuale ad avere un ruolo diverso nella comunità: non investendo della famiglia si può occupare meglio d’altro, ricoprendo ruoli di amministrazione di prestigio e impegnativi.

Siamo predestinati dal corredo genetico?

Tutto ciò è indubbiamente affascinante, ma allo stesso tempo inquietante. Siamo davvero predestinati a comportarci in un certo modo, a legarci a persone piuttosto che altre, ad amare qualcuno in funzione del nostro corredo genetico? Il grande difetto della Sociobiologia è quello di trascurare l’importanza e l’influenza dell’ambiente e della società di appartenenza.

Il cast Di Elite
Fonte: glamour.it

In parole povere: omosessuali si nasce o lo si diventa? La scienza non ha ancora fornito una risposta certa: lo scienziato americano LeVay dimostrò negli anni 90 che l’ipotalamo risulta più grande negli etero, ma poi si coprì che tutti i partecipanti omosessuali allo studio erano morti di aids, malattia che provoca alterazioni cerebrali, altra tematica di Elite. Il fatto è che è impossibile rispondere alla domanda: come evidenzia Linguardini, professore alla facoltà di Medicina e Psicologia della Sapienza di Roma: Non c’è una dicotomia netta tra i due orientamenti, bensì un continuum.

E’ possibile che l’omosessualità e gli altri comportamenti sociali della quotidianità, in parte raccontati in Elite, siano da un lato derivati da predisposizioni genetiche e personali e dall’altro influenzati dall’ambiente di appartenenza, dalla famiglia, dalla condizione sociale e così via. La maratona di Elite sul divano con i pop corn in mano, tenendo conto di questè premesse, potrebbe essere un interessante immersione in uno pseudo esperimento sociale che, indipendentemente dai gusti personali, può essere oggetto di riflessione su noi stessi, sul modo di relazionarci con tutto ciò che ci circonda e sull’infulenza che l’ambiente di appartenenza ha avuto sulla formazione della nostra persona, che sia esso lo sfavillante elite die potenti del domani, o il degradato abitato della periferia.

Maria Letizia Morotti

 

 

 

 

 

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