È sempre bello: il nuovo disco di Coez, a distanza di dieci anni dalla pubblicazione del suo primo album in studio, si configura come un collage di pezzi legati a diversi momenti e stati d’animo. È un disco di cui l’autore va molto fiero e che ha tutti i presupposti per essere amato dal pubblico. La malinconia che si percepisce ascoltando alcuni brani si unisce, in altri, alla necessità di positività, espressa mediante immagini che rimandano alla bella spensieratezza che caratterizza i più piccoli. “Mia madre mi chiedeva di non essere cattivo…e io pensavo che in fondo, non ne avrei avuto il motivo” – scrive in Aeroplani – “..e non lo so perché di venerdì mi viene voglia di restare in aria…Apri le mani, come quando giocavamo a fare gli aeroplani, partivamo e dopo tornavamo giù..”

Emblematico è il singolo da cui prende il nome l’album, brano che ha riscosso successo prima ancora della pubblicazione del disco. “È sempre bello” pone in risalto la bellezza delle piccole cose e invita a trovare, in ogni circostanza, il lato positivo. Intervistato da Linus e da Nicola Savino a Deejay Chiama Italia, Coez afferma l’inutilità della ricerca di uno scenario idillico e di una vita come quella dei film: c’è sempre qualcosa di bello, una nota di positività, un piacevole particolare. E se sembra difficile trovarlo, può esserci qualcuno al nostro fianco che possa, almeno ai nostri occhi, trasformare la realtà. “È sempre bello averti intorno!”
“Capisci i sentimenti quando te li fanno a pezzi…È bello rimettere insieme i pezzi. Vedere che alla fine stanno in piedi anche da soli. È bello stare insieme, saper stare da soli. È bello essere il primo, bello andare lontano. Stamattina col sole era bella anche Milano! E tu che abbassi gli occhi quando dico che sei sempre più bella…Sei sempre più bella! Oggi voglio andare al mare anche se non è bello.”
La riflessione di Ariosto
Il messaggio che vuole dare Coez è molto vicino a quello dato da Ariosto nella Satira III: un invito a godere delle piccole cose. L’autore, riflettendo sulla ricerca di ricchezze e di onori da parte di buona parte degli uomini, esalta la dignità di una vita moderata e la serenità di chi si accontenta di poco. L’idea è quella che il poeta latino Orazio esprimeva con l’espressione Aurea mediocritas: un giusto senso di misura, la ricerca di una posizione intermedia tra gli estremi sociali, che può portare all’ideale di serenità.
[…] In casa mia mi sa meglio una rapa
ch’io cuoca, e cotta s’un stecco me inforco
e mondo, e spargo poi di acetto e sapa,
che all’altrui mensa tordo, starna o porco
selvaggio; e così sotto una vil coltre,
come di seta o d’oro, ben mi corco. […]
Degli uomini son varii li appetiti:
a chi piace la chierca, a chi la spada,
a chi la patria, a chi li strani liti.
Chi vuole andare a torno, a torno vada:
vegga Inghelterra, Ongheria, Francia e Spagna;
a me piace abitar la mia contrada. […]
Del mio star qui qual la cagion si sia,
io ci sto volentier; ora nessuno
abbia a cor più di me la cura mia.[…]
Ariosto, Satire, III
“Preferisco una rapa cotta in casa mia, infilzata su uno stecco e pulita, e poi cosparsa di aceto e mosto, piuttosto che tordi, starne o cinghiali alla mensa altrui; e mi corico altrettanto bene sotto una povera coperta, che non sotto una di seta o d’oro. Gli uomini hanno desideri diversi: ad alcuni piace la chierica [la carriera ecclesiastica], ad altri la spada, ad alcuni la patria e ad altri i lidi stranieri. Chi vuole viaggiare, viaggi: veda l’Inghilterra, l’Ungheria, la Francia e la Spagna; a me piace abitare nella mia strada. Quale che sia la ragione del mio stare qui, io ci sto volentieri; nessuno si prenda più a cuore di me le mie preoccupazioni.”
È da noi che dipende la scelta del modo in cui affrontare la quotidianità. Nell’epoca segnata dal trionfo del mondo dei social network, governato da immagini di finta perfezione, sembra difficile trovare la bellezza nella vita di tutti i giorni. Accettiamo con razionalità i limiti della realtà, e cerchiamo lo star bene nel godere delle piccole cose. Eliminiamo ogni ideale di perfezione. Scegliamo di andare al mare anche se non è bello.
Chiara Maria Abate