Due Fantagenitori e psicologia: qual è la buona condotta da seguire?

È possibile essere dei buoni genitori? Questa la domanda che assilla da generazione in generazione tutte le coppie.

Correva l’anno 2001 quando per la prima volta apparve sul grande schermo una serie animata conosciuta come “Due Fantagenitori” che è stata protagonista di critiche e speculazioni. Chi sono Cosmo e Wanda?

“Due Fantagenitori”: una serie animata da rimanere incollati allo schermo

Dalla mente creativa di Butch Hartman nasce in collaborazione con Nickelodeon una serie di episodi incentrati su un Fantamondo e che hanno come tema chiave la difficoltà nell’essere genitori. Il protagonista è Timmy Turner un ragazzino di 10 anni che, trascurato da tutti, compresi i genitori e una perfida babysitter, viene assegnato a dei fantagenitori. Cosmo e Wanda hanno il compito di esaudire i desideri di Timmy con l’aiuto della magia, senza andare, tuttavia, contro un ferreo regolamento morale e civile indetto dal loro mondo. Lo scopo dell’esistenza di due genitori “ulteriori” è quello di aiutare ed insegnare importanti lezioni di vita a Timmy, cosa che i suoi genitori non riescono a fare.

Cosmo: è il fanta-padre di Timmy con capelli e occhi verdi. Ha un animo buono, ma è anche un gran combina guai riprendendo una parte di carattere irrazionale che ricorda il vero padre di Timmy.

Wanda: è la fanta-madre di Timmy con capelli e occhi rosa. È molto intelligente e perspicace e quasi sempre rimedia ai guai di Timmy e Cosmo. Ha lo stereotipato atteggiamento da madre e non fa che aiutare il marito e il figlioccio proteggendoli amorevolmente.

Sarah Evans: madre naturale di Timmy. È una persona molto narcisista e innamorata di suo marito, nonostante i suoi strambi difetti. Non è molto presente e non riesce a cogliere le esigenze del figlio, costringendolo ad isolarsi.

John Turner: padre naturale di Timmy. Un personaggio un po’ strambo, sempre col sorriso pronto, che lo rende poco razionale e adatto alle situazioni. Spesso lui e la moglie mentono spudoratamente al figlio pur di lasciarlo solo con Vicky – la babysitter – e avere tempo libero per sé stessi. 

Modelli genitoriali a confronto: che genitori sei o vuoi essere?

Ogni genitore oltre a portare con sé il proprio background finisce per assumere un diverso stile genitoriale legato a due fattori in misure diverse. Il livello di controllo che comprende le pressioni che i genitori impongono sui figli per stimolare comportamenti socialmente utili e accettati attraverso controllo e supervisione. Il livello di supporto che comprende il sostegno e la vicinanza emotiva genitoriale per soddisfare i bisogni del bambino e portare ad una buona autoregolazione e affermazione del sé. 

  • Modello autorevole: il genitore stabilisce delle regole e delle linee guida per il “giusto comportamento”, è aperto al dialogo e valorizza l’indipendenza e l’autonomia del bambino. L’apertura mentale è importante perché gli permette di mettersi in discussione e di punire se necessario spiegando e rendendo chiari il misfatto e la punizione. Questo modello stimola nei bambini la fiducia in se stessi, l’autocontrollo e la curiosità.
  • Modello autoritario: il genitore è molto attento alle regole al punto da elevato il livello di controllo. La poca attenzione alla gestione dei sentimenti e delle emozioni non permette ai bambini di capire gli errori e i mancati feedback educativi di migliorare. Le aspettative di questi genitori sono molto elevate ed esigenti e alla base c’è il solo rispetto delle regole. Questo modello porta i bambini a diventare passivi nella società e limita la competenza sociale.
  • Modello permissivo: i genitori si comportano un po’ all’opposto che nel genitore autoritario, non investendo aspettative nei figli. L’apertura al dialogo e la soddisfazione dei bisogni emotivi è importante al punto da rendere i genitori affettuosi da non imporre regole o modelli di condotta. Il bambino crescerà immaturo e privo di responsabilità o motivazione.
  • Modello trascurante: l’unica cosa importante per questi genitori è la soddisfazione dei bisogni primari senza rappresentare però una presenza sicura e un riferimento. I bambini avranno così una notevole carenza e immaturità cognitiva e sociale. 

È possibile notare come nonostante la complicità tra i due partner nella vita di Timmy, le loro questioni personali irrisolte li rendano genitori trascuranti. Sembra, dalle varie vicende, che non siano mai cresciuti e che la loro ricerca di gioventù sia perpetua anche a discapito dell’educazione e del benessere del figlio. Sono i fantagenitori a corrispondere, invece, ad un modello autorevole che rimane vicino al figlioccio insegnandoli e guidandolo per la giusta via, spiegandogli passo passo i suoi errori.

I genitori dovrebbero leggere o inventare storie con i loro figli

A partire dall’infanzia, l’uomo è in grado di sviluppare i meccanismi, basati sull’esperienza, utili per soddisfare il bisogno di concettualizzazione e rappresentazione della mente umana. Secondo studi neuroscientifici sono stati evidenziati nella memoria i cosiddetti scripts, microsceneggiature della realtà che permettono alle persone di creare un ambiente mentale di aspettative. La lettura di storie e fiabe ha da sembra fondato le basi per ricreare il mondo reale nella mante dei più piccoli con aspettative e cambi improvvisi, mantenendo una trama lineare. Oltre a ricreare situazioni stereotipate è anche il classico svolgersi della fiaba che aiuta il bambino nella vita. La fiaba porta lo svolgimento, come la vita, verso una condizione di equilibrio che combina degli atteggiamenti negativi dei protagonisti verso un risvolto positivo finale. L’ascoltatore di fiabe, prova piacere nella ripetizione del noto, nel gioco di sottili modulazioni tipiche del racconto e questa esigenza rientra tra le primarie anche se spesso non viene dai genitori considerata così. Che ne dite di una bella storia prima di andare a dormire?

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