Dall’Apollo 11 ai giorni nostri: stato dell’arte dopo 50 anni dal primo allunaggio

Oggi ricorre il 50° anniversario dalla fatidica impresa degli astronauti Buzz Aldrin, Neil Armstrong e Michael Collins i quali, nell’ambito della missione spaziale Apollo 11 del 1969, hanno raggiunto il suolo lunare il 20 luglio del medesimo anno.

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L’equipaggio a bordo della missione Apollo 11. Da sinistra verso destra: Neil Armstrong, Michael Collins, Buzz Aldrin.

La missione Apollo 11 si concluse alle 20:17:40 UTC il giorno 20 luglio 1969 quando gli astronauti Neil Armstrong e Buzz Aldrin misero piede sul suolo lunare. Michael Collins ebbe il delicato ruolo di gestire la capsula Columbia per il ritorno sulla Terra gravitando attorno alla Luna.

Il lancio e la discesa

La missione Apollo 11 aveva come emblema un’aquila calva con un ramo di ulivo tra gli artigli. Tale stemma era stato ideato dallo stesso Collins che infatti voleva proporre attraverso quell’iconografia un allunaggio pacifico statunitense. La struttura della navicella Apollo era caratterizzata dalla presenza di:

  • Un modulo di servizio che permetteva il controllo di sostanza quali carburante, ma anche ossigeno e acqua per l’equipaggio;
  • Un modulo di comando, per l’alloggio dei tre astronauti;
  • Un modulo lunare (detto Eagle), che permise la discesa dei due astronauti sulla superficie lunare;

Il 16 luglio 1969 più di un milione di spettatori fissava il cielo degli Stati Uniti, affollando le autostrade e le spiagge. L’evento venne seguito in diretta televisiva internazionale da 33 paesi, corrispondenti a circa 25 milioni di telespettatori.
I moduli vennero lanciati dal razzo Saturn V dal complesso di lancio del Kennedy Space Center il 16 luglio 1969 verso l’una e mezza. La navicella Apollo entrò nell’orbita della Luna dopo circa 3 giorni dal lancio sulla Terra e, dopo che Armstrong e Aldrin si ricongiunsero a Collins a bordo del Columbia sfruttando lo stadio di ascesa dell’Eagle, i tre astronauti seguirono una traiettoria che li fece ammarare nell’Oceano Pacifico ben quattro giorni dopo (24 luglio).

“One small step for a man,
one giant leap for mankind!”

Neil Armstrong, 1969

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Liftoff dell’Apollo 11, 16 luglio 1969.

Lo stato dell’arte dell’esplorazione spaziale

La vicenda dell’Apollo 11 ha segnato un’epoca straordinaria, ricca di tensione politica internazionale (anche nota come space race, una delle mille sfaccettature della Guerra Fredda) e di speranze nel progresso scientifico e tecnologico. Nel periodo immediatamente successivo alla missione Apollo 11, altre dieci persone all’incirca hanno calpestato il suolo lunare.
Gli anni ’70 videro la pianificazione e la costruzione delle prime stazioni orbitanti geostazionarie avviate dalla Russia col progetto della Saljut 1. Seguono poi quasi contemporaneamente lo Skylab degli Stati Uniti e la Stazione Spaziale Internazionale nata da progetti di collaborazione tra Canada, Europa, Giappone, Russia e Stati Uniti. Contemporaneamente la Russia eseguiva i primi tentativi di sbarco su Venere ed il primo correttamente riuscito avvenne il 15 dicembre del 1970 da Venera 7. Nel 1976 le sonde Viking della NASA entrarono nell’orbita di Marte e vennero seguite da altre missioni quali Mars Pathfinder (1997) dove il primo rover terrestre percorse il suolo marziano.

Al giorno d’oggi sono attive diverse missioni. Tra le più importanti si ricordano:

  • InSight, statunitense, avviata il 5 maggio 2018 per l’analisi qualitativa del sottosuolo di Marte;
  • Chang’e 24, cinesi, avviate rispettivamente il 1 ottobre 2010 e il 7 dicembre 2018 per la ricognizione sia della superficie lunare, che del lato nascosto della Luna;
  • New Horizons, statunitense, avviata il 19 gennaio 2006 con la speranza di raggiungere il Sistema Solare Esterno definendo così i primi sorvoli su Plutone;
  • OSIRIS-Rex, statunitense, avviata il 9 settembre 2016 per il recupero di un campione dell’asteroide 101955 Bennu.

Roberto Parisi

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