Scopriamo attraverso i versi di Catullo e la canzone “Amore che vieni amore che vai” la travolgente forza dei sentimenti.
Catullo è il vero iniziatore della poesia amorosa nella letteratura latina ed è anche il primo a concepire e rappresentare l’amore come un legame complesso e profondo che coinvolge la sfera dell’affettività non meno di quella del desiderio sensuale.
CATULLO
Gaio Valerio Catullo nacque a Verona nella Gallia Cisalpina. San Girolamo fissa al 87 a.C. e al 57 a.C. rispettivamente le date di nascita e di morte e sottolinea appunto che il poeta morì a trent’anni. Il Liber catulliano comprende 116 componimenti divisi in tre sezioni; all’inizio della raccolta troviamo una dedica a Cornelio Nepote che però non è riferibile all’intera opera. Un nucleo importante del Liber è formato dai componimenti dedicati all’amore per “Lesbia”: la scelta di questo pseudonimo vuole probabilmente evocare la poetessa greca Saffo vissuta nell’isola di Lesbo. La passione di Catullo per questa donna si riflette in una serie di carmi disposti lungo tutto il Liber. Leggendoli si deduce che la relazione ebbe un inizio felice ma fu poi turbata dalle sempre più numerose infedeltà di Lesbia e si protrasse per vari anni alternando momenti di felicità, sempre più rari con il passare del tempo, a momenti di torturante gelosia, caratterizzati da abbandoni e riconciliazioni, speranze e disillusioni. All’origine della tensione che percorre i carmi per lesbia ci sono profonde e irrisolte contraddizioni personali e storiche. La concezione catulliana dell’amore è completamente nuova rispetto alla sua tradizione romana, che conferiva dignità solo all’unione matrimoniale considerando effimere licenze gli amori extraconiugali. Per Catullo il legame con Lesbia anche se vissuto con orgogliosa rivendicazione della sua trasgressività contro il rigore dei moralisti è comunque fondato su un patto che comporta fedeltà, lealtà, amicizia, stima, rispetto e ha quindi un valore morale non inferiore a quello del matrimonio. Catullo in pratica trasferisce alla propria libera relazione amorosa i valori sanciti dalla tradizione romana su cui si basava il patto coniugale.
IL CARME 5
Il carme 5, chiamato “Un appassionato discorso amoroso” è percorso da una felice esultanza amorosa che sicuramente si riferisce agli inizi della relazione con Lesbia. Il vivere si identifica con il pieno godimento dell’amore a dispetto dei rimproveri dei moralisti: la consapevolezza della fugacità della vita deve indurre a non sprecarne le gioie con scrupoli e indugi. Il tema compare già nella lirica greca per esempio in Mimnermo che paragona la giovinezza alla primavera, questo sarà motivo ricorrente in Orazio. Catullo lo anima però con la sua impetuosa passionalità sostituendo alla sentenziosità di tanti suoi predecessori la concreta iperbole degli infiniti baci chiesti alla donna in una personalissima mimesi del colloquio amoroso. Dal quarto al sesto verso il poeta scrive “Il sole può tramontare e ritornare ma noi, quando cade la breve luce della vita, dobbiamo dormire una sola interminabile notte”. Il contrasto fra la brevità della vita umana e il rigenerarsi della natura è un topos presente nella lirica greca come anche l’immagine della notte ricorrente da Omero in poi per indicare la morte. Orazio è i poeti elegiaci dell’età augustea prendono questo motivo per invitare al godimento dei piaceri. Dal settimo al nono verso invece vi è la richiesta da parte del poeta alla sua amata di dargli un infinito numero di baci:
“Dammi mille baci, poi altri cento, poi altri mille, poi ancora cento, poi di seguito mille, poi di nuovo cento”.
“AMORE CHE VIENI AMORE CHE VAI”
Catullo è l’iniziatore della poesia amorosa nella letteratura latina ed è anche il primo a concepire e rappresentare l’amore come un legame complesso e profondo che coinvolge la sfera dell’affettività. Anche il cantautore Fabrizio De André nei suoi testi parla della passione amorosa. “Amore che vieni amore che vai”, compare per la prima volta nel lato B del 45 giri del singolo Geordie (1966), parla di un sentimento travolgente, sospinto da una passione che sembra inappagabile. I baci non bastano mai, come non è mai sufficiente il tempo trascorso assieme. Eppure l’amore secondo De André non è destinato a durare. Come dice il titolo, l’amore viene e va. La canzone riprende chiaramente i versi di Catullo fin dall’inizio, infatti dice “quei giorni perduti a rincorrere il vento, a chiedervi un bacio, a volerne altri cento”. il brano è un inno alla caducità dei sentimenti. Il testo infatti continua dicendo:
“E tu che con gli occhi di un altro colore, mi dici le stesse parole d’amore. Fra un mese, fra un anno scordate le avrai. Amore che vieni da me fuggirai”.