Dal mito di Prometeo ad oggi: i superpoteri del fegato e la rigenerazione epatica

La storia e la mitologia avevano intuito che il fegato potesse avere un ruolo centrale nel nostro corpo e che la rigenerazione epatica fosse possibile.

Il mito di Prometeo decanta l’audacia del titano che sfidò gli dei rubando il fuoco per donarlo agli uomini. Meno considerata è la punizione divina che ricevette per il suo peccato di hybris: Zeus ordinò che Prometeo venisse incatenato ad una rupe e ogni sera un’aquila era incaricata di divorargli il fegato, che prontamente ricresceva durante la notte.

Gli antichi avevano il raro dono di vedere lontano, spesso hanno anticipato concetti nell’ambito medico che solo la medicina moderna è riuscita poi a spiegare: il fegato è, infatti, uno dei pochi organi del nostro corpo a essere in grado di rigenerarsi.

I sacerdoti aruspici, di origine etrusca, utilizzavano il fegato per le divinazioni in quanto lo ritenevano un collegamento diretto tra il destino dell’uomo e il volere del cielo. I greci lo ritenevano la sede dei sentimenti (tutt’ora nel nostro linguaggio quotidiano utilizziamo espressioni come mangiarsi/rodersi il fegato, avere fegato, farsi venire il mal di fegato o il fegato acido).

Ruolo e funzioni del fegato

Ma è davvero così importante quest’organo?

Il fegato è uno dei nostri organi salvavita. Non solo è il nostro fedele compagno che ci “copre le spalle” durante le bevute, ma si occupa più in generale di ripulire il nostro corpo da tutte le sostanze tossiche ingerite e dai prodotti di scarto (l’ammonio è fra i più importanti).

Interviene nel metabolismo e nel trasporto di nutrienti, è un grande magazzino di energia (funge da riserva per il glicogeno) e produce la bile per favorire la digestione dei grassi. Sintetizza le proteine del sangue per la coagulazione e per la regolazione della pressione, prende parte al controllo dei livelli ormonali nel nostro corpo.

Insomma, a confronto con il fegato, il cuore è quasi solo una semplice “pompa meccanica”.

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Perché si ammala e come si autoripara

Numerose cause possono danneggiare parte o tutto il fegato, come ad esempio: malattie vascolari, alcol e altre sostanze tossiche, infezioni, traumi e tumori. Se il fegato è giovane e ben vascolarizzato e se l’insulto è modesto, si può rigenerare.

Il problema maggiore è quando il danno è progressivo e difficile da estirpare (malattie croniche) su un fegato stanco e già malandato. A volte anche rimuovendo la causa alla base di tutto, il processo distruttivo non si può fermare. In questi casi la cura consiste nel cercare di rallentarlo il più possibile, fino a dover rimuovere la parte lesionata (epatectomia).

L’epatectomia non può essere troppo invasiva, deve lasciare almeno un 30% di organo funzionante, pena la vita del paziente. Ma cosa fare se la parte lesionata supera il 60-70%? Si sfrutta la rigenerazione epatica! Negli anni ’70 ci si accorse che chiudendo l’apporto sanguigno all’area con la lesione (occludendo i vasi con un embolo) questa si riduce di volume. La parte restante dell’organo, invece, si “rimbocca le maniche” lavorando di più e aumentando di volume (ipertrofia). Dopo qualche settimana è quindi possibile operare il paziente in sicurezza.

Oggi questa tecnica, migliorata, viene utilizzata moltissimo ed è conosciuta come embolizzazione e chemioembolizzazione dei tumori del fegato.

Trapianto

Il trapianto epatico è l’ultima spiaggia, per quei casi reputati troppo gravi e irreversibili. La tipologia classica consiste nel sostituire l’organo con un fegato donato da cadavere, ma non è l’unica tecnica. Sfruttando la rigenerazione epatica oggi esiste il trapianto di organo da vivente: si trasferisce una porzione di fegato da un donatore sano e compatibile al paziente ricevente.

Sia nel donatore che nel ricevente l’organo ricrescerà ma in modo curioso: cercherà di raggiungere il 2% del peso corporeo, cioè la sua misura standard. Questo vuol dire che se un uomo di 80 kg dona parte del suo fegato a un bambino di 30 kg, nel primo caso il fegato ricrescerà fino a circa 1,5 kg, nel secondo fino a 0,6 kg.

Nel post trapianto ci vuole almeno un mese perché il fegato raggiunga l’85% delle sue dimensioni fisiologiche, mentre nel mito tutto ciò avveniva in una notte.

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