Uno dei giochi da tavola più diffusi tra i ragazzi e non solo, è l’arcinoto “Indovina chi?”. Si tratta di un passatempo molto semplice e divertente che, sin dalla sua nascita, avvenuta nel 1979, ha affascinato intere generazioni.
Le regole del gioco
Impararne il meccanismo è davvero un gioco da ragazzi, comprenderne tutti i trucchetti per risolverlo è un’abilità che si acquisisce sfida dopo sfida.
La partita si svolge tra due avversari, entrambi muniti di due griglie con sopra più di una ventina di personaggi. Ciascuno di essi ha un nome proprio e delle peculiarità salienti per poterlo riconoscere prontamente. Prima di cominciare il duello, i giocatori devono pescare una carta a testa. Tale carta rappresenta uno dei volti della griglia e deve rimanere segreta all’altro sfidante. Dopo questo primo passo, i due antagonisti devono cominciare a porre domande circa il personaggio misterioso. Le domande vertono sul sesso, sulla fisionomia del volto, sul colore degli occhi o dei capelli. Insomma, si tratta di quesiti molto vari e, talvolta, specifici. In base alle caratteristiche menzionate, si eliminano tutti gli indiziati che non le presentano. In questo modo, si procede per esclusione e,alla fine, si scopre il volto misterioso.
Si tratta, dunque, di un gioco davvero molto interessante, incentrato sulla scoperta dell’identità, un rebus risolto davvero con fatica dal leggendario Edipo, l’unico in grado di sciogliere l’enigma della Sfinge, ma non quello su di lui.
L’enigma della Sfinge
La Sfinge si trovava all’ingresso di Tebe e, a tutti coloro che si avvicinavano, poneva questo indovinello: «Qual è quell’ animale che al mattino cammina con quattro zampe, di giorno con due, e alla sera con tre?». Si trattava di un quesito irrisolvibile e tutti, non essendo in grado di trovare una soluzione, venivano divorati. L’unico che ci riesce è Edipo che, una volta risolto l’arcano, ottiene come premio il regno di Tebe e la regina Giocasta in moglie.
Indovina chi è Edipo?
Il gagliardo Edipo, però, non sa che Giocasta è sua madre. In seguito ad un’epidemia, decide di interrogare l’oracolo di Delfi per cercare di salvare la popolazione ormai decimata. Sulla base del responso, l’unico modo è quello di trovare l’assassino di Laio, il sovrano precedente. Edipo, quindi, si mette alla ricerca e, dopo aver interrogato con insistenza l’indovino Tiresia, questi gli dice che è lui l’assassino. Edipo non gli crede, ma le parole appena ascoltate coincidono con un altro oracolo che, in passato, aveva predetto tutto ciò. Dopo la morte del padre adottivo, Polibo, un testimone di Tebe gli racconta tutta la verità.
Laio, il vero padre di Edipo, dopo la sua nascita voleva che il figlio fosse ucciso, ma il servo incaricato di ciò non lo fece. Così fu portato a Corinto e allevato da Polibo. Un giorno, dunque, Edipo si trovava al crocicchio di una strada e qui ebbe un diverbio con un viandante che assassinò, insieme alla sua scorta. Si trattava dunque del padre Laio. Dopo tutto ciò, ignaro, aveva sposato Giocasta, sua madre e moglie di Laio.
Sembrerebbe quasi un paradosso, eppure proprio Edipo, l’abile risolutore di inganni, non riesce a sciogliere l’enigma relativo alla sua identità. Risulta, pertanto, evidente l’accostamento con il gioco di “Indovina chi?”. L’intrepido re di Tebe, infatti, arriva ad una soluzione dopo un fitto meccanismo di domande agli oracoli. Questi non fanno altro che fornire indicazioni che potrebbero escludere qualsiasi ipotetico sospettato, ma non lui, l’unico vero colpevole.
Elisabetta Di Terlizzi