La digitalizzazione del cinema ha mutato radicalmente il modo di produrre e distribuire film. Questo ha contribuito a cambiare il modo in cui lo spettatore si approccia al film. Alla Festa del cinema di Roma diversi critici hanno tenuto un incontro per discutere di queste innovazioni, focalizzandosi su come il digitale sia tra le principali cause della crisi della critica cinematografica.

Il cinema digitale
L’avvento del digitale nel mondo del cinema sta mutando radicalmente la forma d’arte che più di tutte ha caratterizzato il Novecento. La digitalizzazione del cinema ha aperto strade che trent’anni fa erano impensabili e continua ad offrire mezzi sempre più innovativi ai produttori cinematografici. Un altro aspetto che la rivoluzione digitale nel mondo del cinema sta toccando è la sempre maggiore fruibilità dei prodotti cinematografici. Piattaforme di streaming come Netflix stanno offrendo la possibilità a milioni di persone in tutto il mondo di poter accedere a migliaia di contenuti tramite internet pagando abbonamenti mensili del valore di un biglietto del cinema. Tutto ciò ha radicalmente mutato, sia in positivo che in negativo, il rapporto tra film e spettatore.
Col termine “cinema digitale” intendiamo l’uso della tecnologia elettronica digitale per la produzione e la distribuzione dei film. L’avvento della tecnologia digitale nel mondo del cinema e il progressivo abbandono della pellicola sta segnando una rivoluzione epocale in questo ambito artistico. Le innovazioni rese possibili dal digitale riguardano tempi e costi di produzione, modelli di distribuzione dei prodotti cinematografici e potenziano le possibilità in fase di post-produzione. Le nuove tecnologie permettono infatti di realizzare film in tempi brevi (anche 3/4 mesi) riducendo i costi della produzione. Questo è possibile perchè il digitale riduce i rischi di errori di produzione, i costi di stampa e il costo delle attrezzature. Inoltre la post-produzione permette di effettuare correzzioni in maniera più semplice e immediata sull’immagine e ovviare a tutti quei problemi che ai tempi della pellicola avrebbero richiesto una risoluzione sul set.

I pericoli della digitalizzazione e la crisi della critica
Il 21 ottobre, anniversario della morte di Truffaut, durante la Festa del cinema di Roma diversi critici hanno tenuto un incontro per discutere dello stato della critica cinematografica in rapporto ai cambiamenti nel mondo del cinema. Tra i partecipanti troviamo nomi del calibro di Serge Toubiana (ex direttore dei Cahiers du Cinéma), Anthony Oliver Scott (New York Times) e Alain Bergala. I critici hanno incentrato la discussione sul radicale cambiamento portato dal digitale nel mondo del cinema focalizzandosi su come questa rivoluzione abbia cambiato il modo in cui lo spettatore si approccia al film, constatando che il ruolo della critica nel mondo del cinema digitale sta diventando sempre più marginale. Secondo i critici la digitalizzazione sta accelerando quel processo che tende a svalutare il cinema come opera l’arte per renderlo sempre di più un prodotto d’intrattenimento. Questo è dovuto in parte alla sovrapproduzione resa possibile dal digitale che inevitabilmente tende a ridurre la qualità dei prodotti cinematografici, ma gran parte della colpa va attribuita ai nuovi mezzi con cui il cinema viene distribuito al grande pubblico.
Le piattaforme di streaming come Netflix o Amazon Prime Video sono nate come mezzi di distribuzione di serie TV, ma il grande boom che hanno avuto negli ultimi anni sta portando le stesse ad arricchire sempre più la propria disponibilità di film. Su queste piattaforme i film sono fruibili 24 ore su 24 e riproducibili quante volte si vuole. Questo porta a una perdita del valore aggiunto che l’esclusività della visione dava al film quando il cinema era l’unico mezzo di distribuzione. Inoltre queste piattaforme utilizzano algoritmi che analizzano i dati di ricerca degli utenti per consigliare loro prodotti che rispecchiano le personali preferenze. Questo allontana l’utente dall’operazione di ricerca del film da vedere che arricchisce l’esperienza e inoltre allontana l’utente da quei contenuti meno familiari che permetterebbero allo stesso di arricchire la propria cultura cinematografica e allargare i propri orizzonti culturali.
In un’intervista riportata da Wired Woody Allen sostiene che “C’è la questione dei piccoli schermi che diventano sempre più grandi, della definizione dell’immagine che sarà sempre maggiore… il risultato è che la gente si guarderà i film a casa, senza più uscire. […] Ma sarà un’esperienza molto diversa di quando ero ragazzino io, e ti alzavi la mattina e non stavi più nella pelle perché sapevi che più tardi saresti andato al cinema”. Durante l’edizione 2018 del Festival del Cinema di Venezia anche David Cronenberg ha espresso la sua opinione riguardo l’evoluzione del film con l’avvento del digitale e delle piattaforme streaming sostenendo pragmaticamente che “un film fatto per Netflix è veramente cinema? In fase di produzione sì, in fase di distribuzione no. La rivoluzione è questa: un film magari non sarà mai sul grande schermo, ma contemporaneamente può essere visto in 190 paesi, e fruito magari su un Apple Watch”.


Quando il cinema era il solo mezzo di distribuzione delle pellicole la critica assumeva un ruolo importante nell’orientare lo spettatore tra le visioni e offrire strumenti per vivere a pieno l’esperienza cinematografica. La digitalizzazione sta rendendo sempre più marginale la critica proprio perchè è mutato sia il modo in cui ci si approccia ad un film sia il modo in cui un film lo si cerca. Per questo Bergala parla del futuro della critica come resistenza alla svalutazione del prodotto artistico e dell’esperienza cinematografica in sè. Su questo punto tutti i critici sembrano d’accordo: il futuro della loro professione sta nella sfida pedagogica che la critica dovrà affrontare per mostrare la ricchezza del lato artistico della settima arte e offrire strumenti culturali per valorizzare l’esperienza cinematografica. La seconda parte dell’incontro viene infatti dedicata al tema dell’educazione visiva ed è emersa l’importanza educare al cinema come arte decostruendo i processi creativi e mostrandoli in tutta la loro ricchezza. Secondo molti questo tipo di educazione affiancata dallo studio della storia del cinema dovrebbe essere introdotto già nelle scuole.
Edoardo Dal Borgo
in realtà il regista mi è davvero piaciuto quali altri film mi consigliate