Un recente studio condotto e pubblicato per l’Associazione Nazionale Di.Te. ente che si occupa delle dipendenze dalle nuove tecnologie e da internet, afferma che su un campione di 23mila giovani di età compresa tra gli 11 e i 26 anni il 32% trascorre online dalle 4 alle 6 ore, il 17% dalle 7 alle 10 ore e il 13% supera le 13 ore.
La ricerca non ha approfondito come effettivamente vengano trascorse queste ore, tuttavia i dati, che ad una prima impressione potrebbero allarmare e sconcertare inaugurano sviluppi e riflessioni interessanti. Prima di tutto quando si accende l’icona Wi-Fi o connessione dati si accede ad una molteplicità di materiale e servizi estremamente ampia, per non dire illimitata, ma soprattutto nella maggior parte dei casi totalmente libera da restrizioni. In breve, l’utente può passare da una discussione sul concetto di libertà in un forum di filosofia alla partita a scacchi online con il vicino di casa al sito pornografico preferito, semplicemente spostandosi da una pagina web all’altra. Senza nemmeno muoversi può aprire i programmi necessari per il lavoro, che per essere costantemente aggiornati sono collegati ad internet e quando, si illumina la spia delle notifiche sullo schermo nero dello smartphone accanto al computer, rispondere al messaggio whatsapp di un amico, sempre che non arrivi in quel momento un’email promozionale occupando lo screen. Questo grazie ad internet.
Cinque o più ore passate in questa condizione di distrazione costante producono delle conseguenze sulle capacità intellettive di un individuo. Secondo un articolo dello scrittore Nicholas Carr pubblicato sul The Wall Street Journal, il web, la cui struttura si basa su un sistema di testi, link, collegamenti e notifiche – che in altre parole si tratta di un sistema che permette di deviare facilmente dalla ricerca iniziale seguendo gli impulsi della curiosità – determinerebbe una carenza nella capacità di gestire e produrre pensieri profondi e complessi, rendendoci appunto, pensatori superficiali. A sostegno della tesi, Carr riporta diversi studi tra cui la ricerca condotta dal neurologo statunitense Eric Kandel il quale dimostra che solo focalizzandosi con attenzione e in modo critico sulle informazioni è possibile associarle a conoscenze antecedenti e organizzarle in modo significativo.
Pratica che diventa difficile da attuare con l’insistente lampeggiare delle notifiche su smartphone e computer. La distrazione della mente umana infatti, è per ragioni antropologiche istintiva, considerato che l’abilità di afferrare gli stimoli dell’ambiente esterno, ed eventuali pericoli, poteva fare la differenza per la salvezza dell’uomo primitivo. Questo tipo di capacità viene rafforzata dall’uso del web a scapito di processi cognitivi più elaborati e complessi come lo sviluppo di vocaboli astratti, critical thinking e immaginazione.
Cinque o più ore di facile accesso a qualsiasi tipo di informazione (attenti alle fake news) e conoscenza sono tuttavia, da considerare come una ricchezza, frutto di una svolta tecnologica – internet – paragonabile solo all’invenzione della stampa. Il saggista Clay Shirky sostiene infatti che le opportunità di crescita, informazione, istruzione e conoscenza che offre il web sono occasioni imperdibili per lo sviluppo intellettuale dell’individuo. Opportunità che certamente possono essere guastate dalla scarsa qualità delle informazioni, possono generare confusione per le troppe possibilità o non essere colte per mancanza di interesse.