Compri su Shein per piacerti o per piacere? Scopriamolo analizzando la società dei consumi

“Ad oggi, che sia perché l’abbiamo sentito da una nostra amica oppure abbiamo notato un’inserzione su tik tok o su Instagram, conosciamo cosa sia Shein. Tutti sanno che è un negozio online ma tutti sapranno davvero cosa c’è dietro questa infinita quantità di bei vestiti ed accessori?”

Fonte: Economiacircolare.com

Shein è un’applicazione nata in un momento particolare, un’epoca dove si conferisce tanta importanza alla cura della propria immagine. L’età media dei consumatori di Shein si aggira dai 15 ai 24 anni, la cosiddetta “Gen Z” che dà importanza alle cose materiali e superflue.

Il fenomeno del fast fashion ed il mezzo della sua diffusione: Shein

Con l’espressione “fast fashion” si intende un settore della vendita al dettaglio di abbigliamento che produce vestiti di bassa qualità ma ad un prezzo molto ridotto e, la caratteristica fondamentale e la sua velocità nel riassortire la merce con capi sempre nuovi.

Una tra le piattaforme che più contribuisce al fast fashion è “Shein”. Quest’ultima, è popolare per essere un’azienda di vestiti online fondata nel 2008 da Chris Xu a Nanchino.

Nonostante questa piattaforma abbia più di 15 anni di vita, ha conquistato popolarità durante gli anni della pandemia. Nel 2020 precisamente, si stima che Shein abbia fatturato 10 miliardi di dollari, classificandosi come la più grande azienda di moda online del mondo.

Sicuramente i prodotti Shein attirano: colori sgargianti, modelli perfetti ma soprattutto, il prezzo allettante.

È quello che porta milioni di consumatori a preferire l’acquisto online rispetto al classico “shopping” in giro nei negozi. Fatto sta che Shein, per mantenere prezzi così bassi punta a risparmiare su due fattori, che dovrebbero essere i più importanti:

-materia prima

-manodopera

Sulla prima in quanto il prezzo delle materie utilizzate è molto basso, questo per evitare incongruenze con il prezzo stabilito. La manodopera invece viene sfruttata in maniera disumana per oltre 18 ore al giorno lavorative al costo di all’incirca 4 centesimi l’ora.

Secondo alcune indagini, le donne che lavorano in fabbrica, non avendo il tempo di lavarsi, si fanno lo shampoo durante la pausa pranzo.

Questo è solo un esempio che dimostra come, dietro alla bella facciata costituita da vestiti, borse, accessori belli e colorati, in realtà dietro si cela un mondo oscuro, costituito da persone che, giorno dopo giorno, sono chiuse in una fabbrica dedicandosi al lavoro, tralasciando la loro vita ed i loro diritti.

Fonte: QuiFinanza

La società dei consumi: tutto ciò che gira intorno all’apparenza

Non è un caso che, la diffusione dell’applicazione Shein ed annesso anche l’espansione del fast fashion, abbiano preso forma proprio negli ultimi decenni. Ciò infatti è giustificato dal fatto che il contesto storico-culturale della società moderna si caratterizza per la presenza della cosiddetta “società dei consumi”.

La società dei consumi la si può definire come: edonistica, narcisistica e materialistica dove il consumo è un fenomeno di massa ed il consumatore è un vero e proprio target, intorno a cui ruotano marketing e pubblicità.

A tal proposito due sociologi importanti, Simmel e Veblen definiscono il consumo come simbolo di distinzione sociale secondo cui le classi sociali, specialmente quelle agiate, esibiscono la loro posizione sociale attraverso un consumo vistoso di beni superflui. I soggetti quindi non soddisfano più razionalmente i loro bisogni in quanto dipendono dal giudizio degli altri, nella speranza di ottenere reputazione e riconoscimento da parte loro.

I comportamenti di consumo si basano su due criteri, individuati da Simmel:

-imitazione: in cui ci si conforma agli stili di vita altrui per trovare una proprio identità

-differenziazione: è il principio opposto, dove ci si distingue rispetto agli altri

In ogni caso, la società dei consumi si basa fondamentalmente su questo bisogno incessante di voler apparire, di voler mostrare agli altri qualcosa o qualcuno che non si è davvero, per il semplice fine di ottenere rispetto o persino accettazione.

Fonte: Eikona.eu

Il modo alternativo per contrastare il fast fashion: il second hand

La soluzione contro il diffondersi sempre più ampio del fast fashion in realtà esiste ed è il mondo del “second hand”.

In italiano questa espressione significa “seconda mano” e fa riferimento a tutti quelli oggetti, vestiti, utensili già utilizzati ma non abbastanza e per tale ragione possono essere ancora sfruttati. Ciò permette sia un abbassamento dei costi, in quanto i prodotti vengono venduti ad un prezzo più ridotto ma un mantenimento della qualità.

Sono tante le piattaforme nate negli ultimi anni che promuovono questo modus operandi:

-Subito: uno tra i siti più famosi per la vendita e l’acquisto di qualsiasi tipo di oggettistica, abbigliamento, persino mezzi di trasporto. Quest’applicazione consente di mettersi in contatto col venditore e di accordarsi per il pagamento del prodotto in questione.

-Vinted: diversa dall’app precedente in quanto è più improntata sull’abbigliamento di seconda mano ma non esclude la presenza di oggetti, dischi musicali, libri ma la maggiore presenza che si riscontra è di vestiti

-Wallapop: molto simile a Vinted, è una compagnia spagnola nata nel 2014, infatti è meno diffusa rispetto a Vinted ma con le stesse finalità e gli stessi contenuti. Insieme alle precedenti, è un ottima via per evitare l’acquisto di prodotti figli del “fast fashion”.

Il fast fashion è un fenomeno diffuso in pochissimo tempo ma molto radicato che ha impatto sociale ma soprattutto ambientale, a causa delle sostanze tossiche utilizzate. Anche solo l’unico individuo che, invece che acquistare da Shein, per una volta decide di acquistare da Vinted, contribuisce anche se poco, alla costituzione di una nuova moda, una più sostenibile per l’essere umano e per l’ambiente.

 

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