Fino a che punto l’ambizione può essere considerata come una forza positiva, grazie alla quale possiamo aspirare a raggiungere i nostri obbiettivi, senza che questa ci conquisti completamente diventando un’ossessione?
In che modo la società influenza la nostra ambizione trasformandola da una forza positiva, necessaria per raggiungere i propri obbiettivi, ad un ossessione totalizzante?
La perdita della “giusta” ambizione
Innanzitutto possiamo definire il termine ambizione come “un desiderio assiduo ed egocentrico verso il raggiungimento di un obbiettivo”. Questa definizione è particolarmente adatta se applicata all’uomo moderno, il quale è talmente influenzato da questa società consumistica e dai suoi “valori”, al un punto tale che sta rischiando di perdere sé stesso. Infatti l’uomo moderno, vivendo in una società frenetica, dinamica e soprattutto industrializzata, è ormai alienato dal lavoro. Per questo motivo le sue preoccupazioni sono tutte rivolte o a interessi materiali (soldi,lavoro..) o, per fortuna, ancora verso le persone a cui vogliamo bene. Tutto ciò però sempre a discapito di noi stessi, che spesso paradossalmente dimentichiamo. Questa perdita della propria individualità e identità, che stiamo subendo a causa della società, ci ha portato a mal orientare la nostra ambizione. Ad esempio al contrario dei popoli antichi, come i Greci, che possedevano un’ambizione rivolta ad una versione migliore di loro stessi, espressa nella formula kalokagathia, ovvero “bello e buono”, nel senso di “valoroso in guerra” e come “possessore di tutte le virtù”. Oggi invece la nostra ambizione si è adattata alle richieste della società, passando da un piano introspettivo della propria individualità (come era per i Greci) ad uno materialistico collettivo (in funzione della società). Infatti banalmente nessuno dice più “io voglio essere più buono” ad esempio, ma io voglio diventare, fare o ottenere qualcosa. Per cui in ultima analisi, l’uomo moderno con la sua ambizione cerca di diventare “migliore” dal punto di vista della società, ma non tenta di diventare più “grande” dal punto di vista individuale, morale e spirituale.
Aspettando il superuomo” dopo che “Dio è morto”
L’uomo che invece cerca di diventare “più grande” è stato definito dal filosofo Nietzsche, nella sua opera “Così parlò Zarathustra”, come “Ubermensch” o superuomo. Nietzsche con questo termine indicava un uomo in antitesi rispetto “all’uomo massa”, ovvero un uomo mediocre, cristiano, e caratterizzato da un’atteggiamento di conformismo e di ipocrisia. Di conseguenza per contrasto, il superuomo nicciano è colui che è in grado sia di andare oltre sé stesso, ma soprattutto di costruire un mondo di valori nuovi. Infatti, proprio come sta accadendo nella nostra società contemporanea, anche Nietzsche aveva fortemente criticato il vuoto dei valori e delle verità della sua società, dovuto in particolare modo a causa del cristianesimo. Questo suo criticismo culminerà con la famosa espressione “Dio è morto”, con cui si ha la definitiva morte della metafisica, di conseguenza viene affidato all’uomo il pieno dominio di sé e del mondo circostante. Quindi il superuomo nicciano, una volta che è riuscito ha superare autonomamente la crisi dei valori della sua società, guidato dalla sua ambizione ormai priva di condizionamenti esterni, può affermare sé stesso, aspirando a diventare ciò che lui vuole.
Il superuomo di oggi
Il medesimo processo potrebbe essere applicato ai giorni nostri solo che, non c’è uno “Zarathustra” che scende dalle montagne per insegnare agli uomini come vivere, per cui questa trasformazione deve avvenire tramite una scelta di coraggio, ignorando i valori che ci impone la società e decidendo di essere noi stessi gli artefici del nostro destino. In caso contrario la nostra ambizione sarà orientata verso gli interessi della società, tuttavia molto spesso noi non ci rendiamo nemmeno conto di ciò, per cui crediamo di essere consapevoli della direzione in cui stiamo orientando la nostra ambizione. Tuttavia sia poiché è un’ambizione imposta dalla società, ma anche per il fatto di non esserne consapevoli, questa ambizione “male direzionata”, può diventare la nostra ragione di vita, quindi un’ossessione.
L’esempio dell’ossessione in Tesla
Infatti molti uomini moderni come Nikola Tesla, ingegnere che innovò profondamente la conoscenza dei fenomeni elettromagnetici con la scoperta della corrente alternata, che oggi è presente in tutte le nostre case. La figura di Tesla è interessante, oltre dal punto di vista scientifico, anche per il suo conflitto con Edison. Infatti quest’ultimo, era più un’imprenditore che uno scienziato, ed aveva una visione del mondo di tipo era capitalista, questo lo portò a credere fermamente nella corrente continua ( che gli stava facendo fare soldi), non prestando nemmeno attenzione alle migliori prestazioni che la corrente alternata di Tesla offriva. Questo conflitto tra i due, arrivò al punto in cui entrambi rifiutarono il Nobel poichè avrebberi dovuto dividerlo. Tuttavia questo conflitto tra i due, non si è originato solo a causa delle loro diverse visioni sul mondo, ma soprattutto dallo scontro delle loro ambizioni, rivolte agli interessi materiali e stimolate dalla società (in particolare dalla seconda rivoluzione industriale del tempo).