Come il Touch Screen ci può dire chi siamo

La psicologia non è solo una disciplina di stampo medico sanitario per la cura e la prevenzione delle persone delle malattie mentali; forse non tutti sanno che la ricerca rappresenta una parte fondamentale della psicologia. Infatti l’intero mercato della pubblicità digitale si basa sulle ricerche di mercato condotte dai più sofisticati centri di ricerca a stampo psicologico: la psicologia del lavoro, nota anche come psicologia del marketing si dedica interamente allo studio della personalità e delle tendenze di mercato degli utenti. Facciamo un piccolo esempio per introdurre l’articolo: quando accediamo a un sito dal computer o dallo smartphone ci viene chiesto di accettare i cosiddetti “cookies”, nel momento in cui diamo il nostro consenso il nostro l’interessamento in merito ai prodotti del sito ricercato diventa un dato utilizzato per diverse ricerche di mercato. La conseguenza diretta di questa strategia è la cosiddetta “pubblicità intelligente”, ovvero l’Impiego di banner pubblicitari con prodotti mirati in base ai nostri interessi ovvero ciò che abitualmente li cerchiamo su internet.
Questo articolo si propone di andare oltre le semplici strategie di raccolta dati presentando quella che probabilmente sarà la nuova frontiera dell’impiego della psicologia nell’ambito del marketing e della raccolta dati tramite apparecchiature digitali. Uno studio della divisione Data61 del Consiglio Nazionale delle Ricerche Csiro, curata dal professor Mohamed Dali Kaafar, ha dimostrato come il diverso impiego di un telefono posta favorire il tracciamento del profilo di personalità di chi utilizza lo smartphone. Tutti al giorno d’oggi utilizzano un telefono touch, che sfrutta dei sensori capacitivi posti sotto il vetro dei nostri telefoni; immagazzinare la quantità di touch, di swipe, la loro posizione all’interno della superficie del telefono, la pressione esercitata e la velocità tra un touch e l’altro, permette di delineare dei tratti di personalità specifici che possono essere usati in diverse ricerche di mercato e in molti altri settori. Una scoperta del genere potrebbe segnare una svolta unica nel settore della raccolta dati: innanzitutto si potrebbe valutare un campione esageratamente vasto di dati raccolti, contando che come dice il professor Kaafar, basta un’ora di monitorazione per avere dati sufficienti a tracciare il profilo di personalità di chi sta utilizzando lo smartphone che raccoglie i dati. La selezione di un campione affidabile è sempre stata un grande problema per le ricerche di mercato; non potendo chiedere gli interessi di ogni singola persona al mondo è fondamentale selezionare un numero di persone limitato, noto come campione, che rappresenti in tutto e per tutto la popolazione: la selezione di un campione non attendibile rovina intero procedimento di ricerca e compromette la veridicità dei dati raccolti e di conseguenza anche le conclusioni.
La vastità e la validità del campione non solo gli unici risvolti positivi di questa scoperta; uno degli aspetti più importanti nella fase di raccolta dati di una ricerca posso anche per la discrezione con quei dati vengono raccolti. Raccogliere dati senza disturbare o influenzare le persone è una caratteristica doppiamente importante per la ricerca: da un lato i partecipanti non devono annoiarsi o avere la sensazione di perdere del tempo, rischiando così di fornire risposte superficiali alle domande dei ricercatori e scartando in futuro la possibilità di offrirti nuovamente volontari per la ricerca; dall’altro lato è importante che la presenza dei ricercatori o di un setting non familiare porti i volontari allo studio a dare risposte “socialmente desiderabili”. Una risposta socialmente desiderabile è una risposta che il volontario fornisce a prescindere da quella che sia la sua vera opinione, mente semplicemente perché, influenzato dal setting o dai ricercatori, cerca di dare la risposta che i suoi interlocutori potrebbero gradire maggiormente. In entrambi i casi una ricerca invasiva è una ricerca che potrebbe non fornire materiale sufficientemente valido per lo studio.

La raccolta dati tramite touch e swap si propone come metodologia assolutamente non invasiva, è anche possibile che molta gente acconsenta a fornire i propri dati senza che nemmeno se ne rendono conto, accettando le condizioni di utilizzo del proprio smartphone nel momento in cui lo comprano. Non c’è niente di rivoluzionario in tutto ciò, visto che comunque la gente fornisce dati sensibili in continuazione navigando su internet e accettando i “cookies” che i vari siti propongono.
Tuttavia, con il metodo ideato dalla divisione di ricerca Data61 è possibile non solo tracciare i profili di personalità gli stili diversi produttori sullo stesso smartphone! Come se il telefono riconosce se chi  lo sta usando è il proprietario o no; un sistema di sicurezza che può fungere da antifurto silenzioso nel momento in cui il telefono riconosce di essere tra le mani di uno sconosciuto. Allo stesso modo il telefono fuori conoscere un minore e bloccare i contenuti non adatti ai più piccoli.
Le possibilità di questo sistema intelligente di raccolta dati sono pressoché illimitate; tuttavia legittima chiederci quanto sia eticamente corretta una un’alterazione costante dei nostri smartphone. Nell’era dei social network la privacy è un concetto in continuo dibattito; e la mappatura della personalità tramite il sistema Data61 raggiungerebbe un nuovo livello di violazione della sfera personale.
Concludo con un osservazione personale proprio in merito a quest’ultimo dettaglio: a malincuore l’ingranaggio del progresso ossa per la violazione della privacy come è stato ampiamente dimostrato negli ultimi decenni, è un sistema che non può essere fermato né tanto meno è possibile invertire la rotta. Scegliendo il male minore, monitorazione tramite touch screen può essere un giusto compromesso tra le necessità della ricerca e la discrezione nei confronti della privacy delle persone.