Cinque cose che (forse) non sapevi su Alessandro Magno, uno dei personaggi più amati della storia

Cinque curiosità su uno dei personaggi storici più discussi e ammirati dell’antichità. Figlio di Filippo II, re di Macedonia, e della principessa Olimpiade ecco a voi il Grande Alessandro.

Alessandro il Grande al tempio di Gerusalemme – Sebastiano Conca

Alessandro Magno è indubbiamente considerato una delle personalità più forti, influenti e decisive dell’intera storia mondiale. Nella sua breve vita, durata circa trentadue anni, conquistò, sottomise e distrusse decine e decine di città, ne fondò altrettante e spazzò via la più grande forza politico-militare dell’epoca: lo sterminato Impero persiano.

Moneta d’oro di Alessandro

Aristotele: il maestro

Partiamo dall’infanzia e dall’educazione. Maestro di Alessandro fu Aristotele. Si, quell‘Aristotele: il padre, assieme a Platone, del pensiero filosofico occidentale. Filippo II, padre di Alessandro, lo chiamò a Pella nel 342 a.C. e gli affidò le cure del ragazzo, quindicenne. Fu educato nelle più disparate discipline, dall’arte retorica a quella medica, passando per le scienza naturali e matematiche. Secondo le fonti fu un allievo particolarmente brillante che in breve tempo ebbe accesso allo studio delle dottrine acromatiche (dal greco akroasis: ascolto), trasmesse esclusivamente per via orale e destinate ad una ristretta cerchia di persone. Si tramanda che il maestro abbia voluto fabbricare per l’allievo una piccola edizione annotata dell’Iliade da cui Alessandro non volle più separarsi, decidendo persino di portarla con sé durante la spedizione in Persia.

Aristotele e il suo pupillo Alessandro

La profezia e il nodo (quasi) inestricabile di Gordio

Siamo nel 333 a.C. E’ passato circa un anno da quando Alessandro, alla testa di 40.000 uomini, ha varcato i confini del gigantesco Impero di Dario III, Gran Re di Persia. Irrompendo nell’attuale Turchia ha avuto modo non solo di conquistare Mileto, Efeso, Sardi ed Alicarnasso, quattro tra le più importanti roccaforti persiane nell’Anatolia, ma anche di sconfiggere il nemico in una battaglia campale, scontrandosi con un esercito di circa 35.000 uomini. Si trova ora a Gordio, piccola cittadina frigia situata a nord-ovest della penisola. Qui, secondo la tradizione, si trovava un carro interamente d’oro che il famoso Mida, re dei Medi, volle consacrare e legare, tramite un nodo inestricabile, ad un palo vicino al tempio cittadino. Questo rappresentava la forza e la saldezza del potere regale e una profezia recitava che chi fosse riuscito a scioglierlo sarebbe diventato il padrone dell’Asia. Alessandro, consapevole del responso oracolare, volle recarsi di persona al tempio e, dopo aver più volte tentato l’impresa, decise di impugnare la spada e…tagliarlo. Soluzione drastica ma efficace. Gli eventi futuri lo avrebbero confermato.

Alessandro recide il nodo gordiano, di Jean-Simon Berthélemy (1743–1811)

Come passare da isola a penisola in poche ore: la presa di Tiro

Tra gli eventi più incredibili della campagna di Alessandro rientra senza dubbio l’assedio della città fenicia di Tiro. Ubicata nell’attuale Libano, sorgeva su un isolotto poco distante dalla costa e aveva alle spalle una storia prestigiosa quanto antica: per fare un esempio, è a lei che dobbiamo, nel lontano anno 814 a.C., la fondazione di Cartagine! Comunque, quando Alessandro arriva alle porte della città ha alle spalle quasi due anni di guerra e ha da poco vinto una seconda grande battaglia campale, scontrandosi con circa 100.000 persiani. Si trova davanti una gigantesca roccaforte che, cinta dal mare, sembra inespugnabile. Come fare? Semplice! Basta radere al suolo quel che rimane del primo insediamento di Tiro sulla costa e usare i detriti per.. costruire un ponte! Come non pensarci, in fondo. Insomma, Alessandro, raccolti i resti di antichi e polverosi edifici e assemblatili con legname e altro materiale, porta a termine l’opera, trasformando l’isola in una… penisola! Beh, incredibile vero? A questo punto, tutto diviene più semplice: le macchine d’assedio possono avanzare e Tiro viene messa a ferro e fuoco. Si difende come può, resiste circa sette mesi (un record per una città presa di mira da Alessandro), ma alla fine soccombe sotto i colpi dell’esercito macedone. Il condottiero entra in città, si impossessa di grandi ricchezze (tra cui 30.000 schiavi) e rade mezza città al suolo, dando così l’ultimo e decisivo colpo alla flotta persiana.

L’assedio di Tiro

Le nozze di Susa

Ed ora un evento che non ha precedenti nella storia mondiale. Un evento, per l’epoca, quasi impensabile, che ha la forza di abbattere non barriere di legno, argilla o pietra ma le ben più solide barriere culturali: le nozze di Susa. Siamo nel 324 a.C. Alessandro è di ritorno, assieme a ciò che rimane dell’esercito, dall’India. La marcia è dura, estenuante, ma alla fine, dopo mesi di stenti e sofferenze, il condottiero macedone giunge a Susa, cuore dell'(ormai ex) Impero persiano. Ma cosa succede? E’ presto detto: vengono organizzati, per cementare le basi politico-amministrative del nuovo Impero, ben ottanta matrimoni tra nobildonne persiane e alti ufficiali macedoni, favorendo così la fusione tra due culture enormemente distanti. Certo, la motivazione rimane politica, ma l’assoluta singolarità dell’evento rimane. Pensiamo infatti agli anni di feroce rivalità tra i due mondi. Pensiamo a Maratona, alle Termopili, a Salamina o a Milziade, Serse, Leonida. Pensiamo all’enorme distanza culturale che li separa e al loro reciproco modo di considerarsi superiori l’un l’altro. Insomma, Alessandro ha il coraggio di compiere un passo quanto mai decisivo che aprirà le porte ad una nuovo periodo storico: l’età ellenistica. Non solo geniale stratega, dunque.

Matrimoni collettivi di Susa (Incisione del tardo ottocento)

Numeri niente male

Per concludere, citiamo un po’ di numeri. Alessandro, durante la sua spedizione in Persia, ha percorso in circa undici anni un territorio sterminato, pari a 5,2 milioni di km quadrati, passando da zone aride, secche e umide a zone gelide e innevate. Ha frammentato e distrutto quello che era, prima del suo arrivo, il più grande Impero del mondo, vincendo ben tre giganteschi scontri campali, di cui l’ultimo contro centinai di migliaia di guerrieri persiani. Ha fondato, nel corso della spedizione, ben 12 città, di cui 11 presero il suo nome e una quello di Bucefalo, il fido cavallo. Ha conquistato, annesso, distrutto un numero quasi incalcolabile di villaggi, roccaforti e città tra cui ricordiamo Mileto, Damasco, Tiro, Gaza, Tebe (d’Egitto), Babilonia, Susa, Persepoli e Samarcanda. Si è fregiato di innumerevoli,  prestigiosi e antichissimi titoli, che mai furono associati ad una singola persona, ne mai più lo saranno: fu tago dei Tessali, re di Macedonia, stratega autokrator della Lega di Corinto, Gran Re di Persia e infine Faraone. Lasciò ai suoi successori un territorio enorme, esteso su almeno 19 stati moderni tra cui Grecia, Egitto, Israele, Iraq, Iran e Afghanistan, che arrivava persino a lambire i confini di Cina e India. Tutto questo (e molto altro) fu Alessandro, una delle personalità più influenti della nostra (breve) storia.

Avanzata e conquiste di Alessandro durante la campagna in Persia

 

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