Esistono libri che sono riusciti a guadagnarsi un posto nella storia, opere letterarie eterne, veri e propri classici apprezzati da chiunque sfogli le loro pagine, o forse no?
Sappiamo tutti quanto sia difficile avere opinioni divergenti rispetto alla massa, quanto coraggio ci voglia ad esporsi ed andare controcorrente. Ammettiamolo, tutti noi, almeno una volta nella vita, ci siamo ritrovati a pronunciare un impacciato ”si, sono d’accordo con te”, senza pensarlo. Una situazione che potrebbe capitare in qualsiasi ambito della nostra vita, ma in questo articolo voglio parlare di un particolare campo di interesse, addentrandomi in un terreno insidioso: i grandi classici.
Libri che, pagina dopo pagina, hanno costruito la storia della letteratura internazionale, tomi storici ed acclamati, libri quasi intoccabili, protetti e celebrati. Opere che in qualche modo appaiono ”oggettivamente belle”, quasi come se non fosse concessa l’idea non non trovarle piacevoli alla lettura. Ma non è così, ed attraverso questo articolo voglio riportare l’opinione di grandi autori, maestri della letteratura che vanno contro l’opinione comune.
1) Virginia Woolf a proposito dell’ ”Ulisse” di Joyce
Spesso messi a confronto e accostati per una simile ricerca in ambito letterario, Virginia Woolf e James Joyce sono però visti come veri e propri ”antagonisti”, diversi e contrastanti nonostante le innumerevoli somiglianze.
Non è quindi insolito ritrovare all’interno dei diario della Woolf giudizi e commenti riguardo diversi autori e, in questo caso nello specifico, vere e proprie critiche rivolte al lavoro di James Joyce, in particolare per il suo ”Ulisse”.
Un’opinione quella di Virginia Woolf che appare chiara e trasparente, insomma la nostra autrice non le manda a dire:
”Ho finito l’Ulisse e penso sia un fiasco. C’è del genio, almeno credo, ma spilla da una fonte inferiore. Il libro è dispersivo. È ristagnante. È pretenzioso. È volgare, non nel senso più ovvio, ma in quello letterario.”
2) Charlotte Brontë vs Jane Austen
Due scrittici fiere e contrapposte, legate da un obiettivo comune: emanciparsi da padri, fratelli e mariti, figure maschili potenti ed autoritarie. Una battaglia quella combattuta dalle nostre eroine letterarie da due fronti opposti e antitetici.
Charlotte si mostra infatti come una donna passionale e coraggiosa, non condividendo lo stile misurato e composto della Austen e i paesaggi della brughiera descritti da quest’ultima, ambientazioni ben lontane dalle grandi tenute signorili.
Le divergenze di stile che contraddistinguono queste due autrici portano ad un diatriba ben espressa dalla stessa Charlotte Brontë nelle sue lettere. Nello specifico la Brontë in un’epistola indirizzata a G.H. Lewes, commentando il celebre romanzo della Austen ”Orgoglio e pregiudizio”, scrive così:
”Non mi piacerebbe affatto vivere con le sue damigelle e i suoi gentiluomini nelle loro case isolate ed eleganti. Questo mio pensiero probabilmente vi irriterà, ma correrò il rischio.”
Le critiche della Brontë non si fermano però al romanzo sopra citato, tanto che la nostra autrice ha qualcosa da ridire anche su di un altra opera notissima della Austen: ”Emma”.
”Non agita i suoi lettori con la veemenza delle emozioni e nemmeno li disturba con temi eccessivamente profondi. La passione le è totalmente sconosciuta”
3) Vladimir Nabokov contro Fëdor Dostoevskij
Eccoci arrivati ad un vero e proprio scontro tra titani.
A questo punto non si tratta più di preferenze letterarie e semplice critica, Vladimir Nabokov proprio non sopportava Dostoevskij, visceralmente lo odiava.
Effettivamente non c’è da stupirsi, questi due autori altro non rappresentano che due facce opposte di una medaglia, poli inconciliabili del globo letterario. Se da una parte infatti Dostoevskij si presenta al suo pubblico come uno sorta di profeta, alterando la realtà e lottando contro l’evidenza, in favore del sogno e del miracolo, dall’altra il nostro Nabokov non sembra proclamare nessun intento morale, non curandosi di concetti come il bene, il male e Dio.
In modo particolare, in un’intervista con James Massman, pubblicata su The Listener, il 23 ottobre 1963, Vladimir Nabokov si scaglia contro due delle opere più celebri ed acclamate del nostro Distoevskij: ”Delitto e Castigo” e ”I Fratelli Karamazov”.
”Se stai alludendo ai peggiori romanzi di Dostoevskij allora sì, odio intensamente I fratelli Karamazov e la terribile trafila di Delitto e castigo. No, non sono contro la ricerca del proprio io e la rivelazione interiore, ma in quei libri l’anima, i peccati, il sentimentalismo e il giornalese giustificano a malapena questa ricerca noiosa e confusa.”