In questi giorni ancora circola la fake news riguardo alla nuova legge sull’aborto in vigore a New York. La Bufala in questione sosterrebbe che l’aborto sarebbe stato reso legittimo fino al 9^ mese di gravidanza. E per quanto appaia chiaro che una notizia del genere difficilmente potrebbe essere vera, molti l’hanno condivisa indignati. Pochi si sono preoccupati di verificarla. Perché crediamo così tanto alle bufale?
Aborto garantito fino al 9^ mese di gravidanza. A tutti sembra un’assurdità, no? E invece no. Molti ci hanno creduto. Gira infatti negli ultimi tempi, tra le tante bufale a cui siamo quotidianamente esposti, la fake news riguardo alla nuova legge sull’aborto nello stato di New York, in America. Vediamo di fare chiarezza
Cosa dice veramente la legge
Rimandiamo all’ottimo articolo di Open per una rassegna completa della fake news. A noi basti sapere che la riforma verte principalmente su tre punti:
- Cancella definitivamente il reato di aborto dal codice penale, definendo il reato di omicidio come la soppressione di “persone” che – per essere considerate tali – devono essere nate e vive (e non feti)
- Permette non più solo ai medici ma a qualsiasi operatore sanitario autorizzato di praticare l’aborto
- Estende la possibilità di ricorrere all’aborto terapeutico nei casi gravi e comprovati già citati oltre la 24esima settimana di gestazione
Ovviamente è stato l’ultimo punto quello a essere più controbattuto: ma a leggere bene si capisce quanto stupido sia pensare che legalizzi l’aborto fino al 9^ mese.
Il rimbalzo mediatico della fake news
Ma evidentemente siamo troppo fiduciosi. La bufala ha avuto un risalto mediatico notevole, tanto da essere condivisa e diffusa su diversi siti pro-life e pro-choice, persino da Giorgia Meloni. Ha fatto il giro del web ed è stata difesa a spada tratta da numerose persone, che hanno inneggiato alla veridicità della notizia. Arrivando persino ad insultare tutti coloro che li contraddicevano. Se non ci credete, andate a vedere sotto il post in questione della Meloni.
Perché crediamo alle bufale
La macchina delle fake news è infida, perché utilizza fini tecniche psicologiche e sociologiche per far sì che tutti si lascino persuadere. Uno dei principali motivi per cui crediamo alle bufale che ci vengono propinate è il cosiddetto bias di conferma: tendiamo a credere maggiormente a tutte quelle notizie che confermano la nostra visione del mondo, per quanto deviata sia.
Altro motivo: specie tra i meno istruiti, cresce sempre di più la diffidenza verso le istituzioni. Le fake news provengono da circoli esterni e differenti da quelli classici, e già per questo agli occhi dei diffusori di bufale acquistano maggiore credibilità. La voglia di differenziarsi, di avere qualcosa di originale da dire, distanziandosi dalla massa sono tutti motori per questo tipo di atteggiamenti. Ma anche, per il processo inverso, detto “effetto bandwagon”: il salire sul carro dei vincitori, omologarsi al pensiero predominante e difenderlo strenuamente. E per le fake news è semplice: come per i dogmi religiosi, resistono a qualsiasi diffamazione. O sono vere a prescindere, o si diffamano tutte le fonti alternative, come se solo i siti di fake news possedessero la verità. Capite quanto sia difficile smantellarle