Cos’é successo in Inghilterra?
Ieri sera, Martedì 15 Gennaio 2019, l’ultima proposta di accordo per Brexit è stata bocciata dai parlamentari Britannici con 432 voti contro la proposta di legge e solamente 202 a favore. Di conseguenza il leader dell’opposizione Laburista Jeremy Corbyn ha chiesto un voto sulla mozione di sfiducia nel governo May per stabilire se al primo ministro Inglese sarà concessa la possibilità di rimanere tale. Nel caso il voto di no confidence passi, la possibilità più concreta sarà una nuova elezione generale, ma grazie ad un cavillo nel procedimento politico Inglese, il governo dei Tories avrà a disposizione quattordici giorni per cercare di riguadagnarsi la fiducia dei parlamentari.
John Locke e la democrazia diretta
Nella sua più celebre pubblicazione ‘Due trattati sul Governo’ John Locke afferma che le radici del potere esecutivo e legislativo di qualunque governo hanno origine nel consenso (espresso o implicito) dei suoi cittadini. Questo perché nella sua concezione dello stato naturale dell’uomo Locke vede alcuni diritti imprescindibili a quest’ultimi, dei quali il più centrale è l’uguaglianza. Da questa premessa segue l’illegittimità di ogni autocrazia, e la credenza del filosofo che un governo abbia il dovere morale di perseguire il bene comune del suo popolo.

Cosa ne penserebbe dunque della mozione di sfiducia programmata per oggi? Probabilmente la troverebbe un’azione illecita: il potere risiede nel popolo, che ha il diritto di “rivoltarsi” contro ogni amministrazione che non rispecchi l’interesse generale. Richiederebbe il bypass del voto con l’immediata organizzazione di una elezione generale per formare un nuovo governo rivendicando il potere del consenso del popolo, che in situazioni gravi può essere revocato. Il margine di fallimento dell’accordo proposto da Theresa May ieri è indicativo di una profonda divisione su come meglio finalizzare l’accordo per Brexit, e potrebbe essere interpretato come un segno definitivo del fallimento del governo May nell’assicurarsi la migliore uscita dall’EU per i suoi cittadini.
Burke: riformatore conservativo
In contrapposizione agli ideali rivoluzionari di Locke, Edmund Burke probabilmente sosterrebbe la mozione in questione come un sano esercizio del potere auto-regolatore delle istituzioni politiche inglesi. La sua filosofia, così riportata in ‘Riflessioni sulla Rivoluzione in Francia’, si esprime a favore del potere stabilito negli anni e vede nelle istituzioni i protettori dei valori tradizionali che garantiscono uno stabile ordine sociale. Una riforma graduale, guidata dall’élite moderata è sempre preferibile ad un rovesciamento completo in quanto meno destabilizzante.
Dunque Edmund Burke non solo sosterrebbe il voto sulla mozione di sfiducia, ma nel caso questo passi si opporrebbe ad un’elezione generale, preferendo che il governo venga riformato dall’interno. Infatti contrariamente a Locke, Burke si ritrova diffidente nelle facoltà razionali del popolo.

Quale introspezione ci possono quindi dare due filosofi Inglesi del 600 e 700 sul procedimento democratico del Regno Unito di oggi? Innanzitutto credo sarebbero entrambi felici di constatare che la monarchia assoluta non abbia fatto alcuna ricomparsa, ma che invece i poteri della corona inglese sono andati via via scemando. Ma dove il pensiero di Locke ci porta a volere una democrazia più diretta, la filosofia conservatrice di Burke indica ai vertici politici come l’unica guida sicura per uscire dalla crisi.