Batman tra dolore ed eroismo: un viaggio nell’inconscio del Cavaliere Oscuro

Immaginiamo di essere dei ladri che hanno appena aggredito un passante per derubarlo. È notte fonda, non sappiamo se la vittima è svenuta o se l’abbiamo uccisa. Il solo rumore che sentiamo è il battito del nostro cuore, impazzito per la paura, e l’affanno della fuga. Ecco che un fruscio proveniente dall’alto attira la nostra attenzione. Cos’è? Un grosso uccello notturno che sta sorvolando il vicolo? Non osiamo alzare gli occhi per evitare di rallentare la corsa. Ancora un rumore, più vicino. Ora ci sembra di vedere una grande ala nera, setosa, come l’ala di un pipistrello. Un pipistrello grande come un uomo? Impossibile!
Be’ senza andare oltre, possiamo dire che funziona alla grande.

L’enorme cattedrale gotica, jamesgilleard.com

The Origins

I personaggi dei fumetti si riconoscono in maniera semplice: i buoni sono quelli belli, solari e muscolosi, i cattivi sono oscuri, brutti e magari un po’ gobbi. Forse è per questo che Batman è così affascinante. Nella sua prima apparizione – datata 1939 su Detective Comics n. 27 – ha l’aspetto di un cattivo. È modellato per assomigliare a Dracula, anche quando non veste il costume. Se Dracula è un vampiro, Batman è un pipistrello: vive di notte, si ammanta di ombre e la sua città, Gotham City, sembra un’enorme cattedrale gotica. Tutto fa pensare che Batman sia cattivo ma non lo è per niente. Gli autori del personaggio hanno sempre giustificato questo aspetto con il fatto che “i criminali sono superstiziosi e Batman intende terrorizzarli”. Un tipo come lui spaventa i gangster. È credibile!
Nasce così il secondo supereroe della storia dei fumetti. Molto diverso dal primo, quello di Metropolis, coloratissimo, invulnerabile e invincibile. Batman non è ‘super’, è solo un uomo vestito da pipistrello e sono proprio questa maschera, le sue abilità e i suoi fantastici gadget ad essere le sue armi più potenti. Si affida a queste per sortire un effetto sugli avversari. Le origini di Batman però sono a dir poco tragiche: pensiamo solo a quanto tempo il piccolo Bruce Wayne è rimasto nel vicolo a guardare i corpi dei genitori morti. Riflettiamo su cosa un trauma del genere può provocare nell’inconscio di una persona.

“And I swear by the spirit of my parents to avenge their deaths by spending the rest of my life warning on all criminals”, colorado.edu

La caduta del Cavaliere

L’impatto di un trauma psicologico è del tutto soggettivo, varia a seconda della personalità, dell’ambiente e della struttura emotivo-cognitiva della persona che lo vive. Un trauma può sviluppare convinzioni o aspettative negative su se stessi, sugli altri o sul mondo. Possono manifestarsi sentimenti persistenti di paura, rabbia, senso di colpa o l’incapacità di provare emozioni positive – come felicità, amore, soddisfazione. Avete mai visto Batman ridere? Bruce Wayne è proprio questo, è il simbolo del rifiuto. Nel fumetto, immediatamente dopo la vignetta dell’omicidio, appare il piccolo Bruce a mani giunte vicino al letto. Ma non sta pregando, sta giurando, sta dando una direzione al suo destino. Bruce infatti non ha mai accettato la morte dei genitori e, per questo, il suo unico obiettivo è diventato quello di trovare l’uomo che li ha uccisi, vendicando il loro nome.

“And I swear by the spirit of my parents to avenge their deaths by spending the rest of my life warning on all criminals.”

Un trauma psicologico irrisolto, però, tende solo a rendere tutto più complesso, a dare vita a relazioni disfunzionali con se stessi. Infatti Batman è un solitario. Ha perso la fiducia negli altri, anche nei confronti dei suoi più stretti ‘collaboratori’, tranne che per un uomo. L’unico che ha ‘vissuto’ il trauma assieme a lui: Alfred. Provoca relazioni disfunzionali anche con gli altri, infatti Batman vuole sempre avere il controllo: è stato il primo e l’unico ad aver pensato ad un modo per sconfiggere ogni singolo membro della Justice League, in caso uno di loro dovesse impazzire e diventare malvagio.

Alfred: “Perché i pipistrelli, singor Wayne?”
Bruce: “Perché mi fanno paura. Che li temano anche i miei avversari.”, satyrnet.it

Il guardiano dell’inconscio

Bruce è riuscito a mascherare il suo dolore, il suo desiderio di vendetta e la sua paura dietro una mente fredda, logica e razionale. Non a caso viene riconosciuto dai suoi avversari come il più grande detective del mondo. Questa logica però non è solo apparente, Bruce è davvero un uomo coscienzioso ma sente la necessità di rendere reale tutto ciò che è irrazionale, tutto ciò che va contro la sua stessa logica. La concretizza però nella sua stessa paura – anch’essa irrazionale –, ovvero il pipistrello. Un animale spaventoso anche per lo stesso Bruce.

Alfred: “Perché i pipistrelli, singor Wayne?”
Bruce: “Perché mi fanno paura. Che li temano anche i miei avversari.”

Il pipistrello non è altro che il simbolo dell’inconscio di Bruce. Non a caso questo animale rappresenta in molte culture l’iniziazione. Appeso a testa in giù va oltre le regole normali dell’esistenza, per cercare dentro di sé la verità, sacrificando il suo Io per superare le barriere dell’illusione. È manifesto quindi questo dualismo tra conscio e inconscio: Bruce legato alla realtà e Batman pervaso dalla rabbia. Ma se fosse tutto il contrario? Più si va avanti con la storia, più è lo stesso Batman a rasentare la razionalità: dietro la maschera di un finto malvagio, combatte la criminalità per senso di giustizia. È Bruce che diventa poi la parte anestetizzata tra i due, è lui che chiude il cerchio simboleggiando il trauma che, inibito, resta in background. Paradossalmente Batman può fare a meno di Bruce – essendo la parte umana – ma Bruce non può fare a meno di Batman – che è l’unico modo per superare il trauma.
Questo conflitto in realtà pervade le pagine dei fumetti non solo tra Bruce e se stesso, ma anche tra Joker e Batman. Joker che incarna il caos e Batman l’ordine. Per non parlare poi del supereroe per eccellenza, Superman: l’esatto opposto di Batman, ammirato inconsciamente dall’uomo pipistrello. Ciò che Batman ha ottenuto incutendo paura negli avversari, l’Uomo d’Acciaio lo ha raggiunto con la speranza.

Negli anni sono state scritte per Batman storie immortali. Il capolavoro assoluto è senza dubbio ‘Il ritorno del cavaliere oscuro’ di Frank Miller. La storia, datata 1985, ricostruisce il mito dell’uomo pipistrello e ne corregge le ingenuità, senza dimenticare nulla, nemmeno gli anni ’60 di Adam West. Questo è il vero Batman moderno, quello a cui si sono ispirati Tim Burton, Christopher Nolan e Zack Snyder: un personaggio tanto oscuro da somigliare ai suoi nemici ogni notte di più. Ma nonostante il suo dolore Batman non passerà mai dall’altra parte: il suo dramma è troppo grande per fare di lui un criminale, la sua ‘follia’ troppo tragica.

Martina Di Perna

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