Dagli inchiostri di un manoscritto è possibile leggere storie antiche, scritte grazie a materiali antichi e con tecniche ormai cadute in disuso. Sfruttiamo la loro analisi per scoprire il Disincanto.

Osservare un manoscritto miniato del periodo Medievale è sempre particolarmente affascinante, ma quante informazioni si celano dietro ogni singola parola e rifinitura? Per secoli il periodo storico che ha seguito la caduta del grande Impero Romano è stato screditato. Riviviamolo attraverso gli occhi degli inchiostri e di Bean.
“Una principessa, un elfo e un demone entrano in un bar”
La serie “Disincanto” è ambientata a Dreamland, un regno immaginario di stampo Medievale. La storia, scritta da Matt Groening e prodotta da Netflix, segue le avventure della principessa Tiabeanie, insieme ad Elfo e Luci.
Tutto ha inizio quando Bean decide di rifiutare il matrimonio combinato organizzatole dal padre, seguendo i consigli del suo demone Luci. Da quel momento, tra incantesimi, demoni e cavalieri imbranati, la principessa dovrà trovare la sua strada per ritrovare la madre e scoprire cosa realmente vuole da lei.

Sul filo dell’inchiostro
Sorcerio, il mago di corte di Dreamland, è abituato a trarre le ricette di tutte le sue pozioni da un gran libro manoscritto.
Sappiamo bene che nel Medioevo la maggior parte dei monasteri disponeva di biblioteche che venivano man mano arricchite da nuovi testi. La creazione ed il mantenimento di questi luoghi era da attribuirsi proprio ai monaci amanuensi che passavano intere giornate a ricopiare i più importanti testi antichi. Tutto ciò era possibile grazie all’utilizzo degli inchiostri.
A livello chimico gli inchiostri tendevano ad avere una composizione abbastanza comune. Erano pigmenti associati a delle gomme o succhi vegetali associati a sali del Ferro. Gli inchiostri più antichi erano, generalmente, neri. Composti dal pigmento nerofumo e da Gomma arabica. Un tipo di inchiostri un po’ più recente è chiamato ferro-gallico ed è stato il più utilizzato per la scrittura fin dall’epoca dei Romani.
Codex Purpureus
L’inchiostro ferro-gallico è ricavato dal mescolamento, in differenti proporzioni, di: infuso di “galla”, vetriolo verde e gomma arabica. La “galla” è un’escrescenza che si forma su varie parti di alberi sottoposti ad attacco biologico di funghi o parassiti. Il vetriolo verde è il sale di Ferro, per la precisione è solfuro ferroso. La Gomma arabica è l’essudato, solubile in acqua, di una specie di Acacia, che ha il compito di addensare il composto per mantenere in sospensione il gallato di Ferro che si origina dall’interazione tra il solfuro e la galla.
La natura acida di questo inchiostro è responsabile, purtroppo, anche del “rapido” degrado a cui sono oggetto i libri antichi, le cui pagine sono a base di cellulosa.
Un particolare tipo di manoscritto, giunto fino a noi, è il Codex Purpureus Rossanensis, un onciale greco del VI secolo. È scritto su pergamena, ma la sua peculiarità sta nella colorazione delle pagine: sono state tutte decorate con un fondo purpureo creato con inchiostro a base del colorante Porpora.
