L’amore ha da sempre ossessionato poeti, artisti, scrittori e uomini qualunque. Si è cercato, e si cerca ancora, di scoprire cosa si celi dietro questo sentimento misterioso e potente. Sono state date tante definizioni dell’amore e quella più sgradita è sicuramente l’associarlo ad un’istinto biologico.
È questa la visione di molti, tra cui Schopenhauer ed il duo Era Serenase. Ma cosa si intende con “istinto biologico?” Scopriamolo insieme, attraverso il pensiero e le spiegazioni di Schopenhauer ed il brano “L’amore spiegato ad Alberto Angela” del duo genovese.
L’amore spiegato ad Alberto Angela
Il duo italiano Era Serenase, canta con originalità e provocazione spaziando tra le più svariate tematiche, tra cui quella dell’amore. Il brano ” L’amore spiegato ad Alberto Angela” racconta l’innamoramento, con la pretesa di spiegarlo attraverso nozioni scientifiche al “guru del sapere”: Alberto Angela. Accompagnato da suoni e immagini che trasportano in una dimensione quasi onirica, il brano inizia con un’intro esplicativa: “L’amigdala, la parte del cervello adibita alle emozioni, attiva un’elevata produzione di dopamina: lo stesso neurotrasmettitore responsabile degli effetti delle sostanze stupefacenti che agiscono sui sensi del piacere. Questo spiegherebbe l’analogia tra gli effetti dell’amore e quelli delle droghe della sensazione di benessere e della dipendenza “. Sembra l’inizio di un documentario, che lascia poi spazio al canto: “Il tuo subconscio non dà peso alle parole/ Sta già valutando se sia il maschio adatto alla tua prole/ Ma per portare avanti questa specie glabra/ Muoviamo le labbra e sembra che dentro al cervello suonino le viole.” È chiaro dunque che il metaforico suono delle viole simbolegg la nostra idealizzazione dell’amore, che si rivela invece un semplice processo di perpetuazione. Il ritornello parla chiaro, si tratta di un istinto secolare inarrestabile, di cui non abbiamo assolutamente il controllo: “Si è fatto strada un istinto secolare/ Sento il bisogno di lasciarmi fecondare di brutto/ La natura è mescolare la struttura muscolare/ Di persone sempre ignare di tutto”.

Schopenhauer e la volontà di vita
Secoli prima, Arthur Schopenhauer tentò di definire l’amore in modo simile a quello del duo contemporaneo. Il filosofo non ebbe mai nel corso della sua vita relazioni durature, si occupò tuttavia di definire “l’amore” con estrema precisione e con sempre un pizzico del suo cinismo. Il filosofo sostiene che l’amore sia fondamentale e positivo, e sia invece il matrimonio ad avere una nozione negativa, in quanto è, a sui avviso, un “fare tutto il possibile per diventare futuro oggetto di disgusto”. Ma perché l’amore è così importante? Di certo non a causa di una visione idealizzata e romantica di esso, bensì per questioni di sopravvivenza. L’amore è infatti strettamente legato alla sopravvivenza della nostra specie, che siamo in dovere di perpetuare. Schopenhauer crede perciò che ogni azione compiuta e apparentemente disinteressata, sia in realtà una risposta alla domanda biologica di perpetuazione della specie. Noi uomini siamo quindi schiavi della volontà di vita, che ci spinge alla riproduzione per scopi meramente biologici, che escludono totalmente romanticismo e spiritualità. Come spiegare allora il colpo di fulmine? E la sensazione di innamoramento? Schopenhauer risponderebbe che ciò che noi chiamiamo “amore” è in realtà una scelta inconscia, che ci spinge a scegliere un partner con cui si otterrebbe una prole equilibrata e sana, che non abbia le nostre imperfezioni, bilanciate dalle qualità del partner scelto.
L’innamoramento non è quindi una scelta libera, bensì una costrizione della natura. Perciò, per consolare tanti cuori affranti, il filosofo rassicura che il loro essere stati lasciati non è dovuto al fatto di essere poco amabili. Semplicemente la natura inconscia, presente in ognuno di noi, non li considerava un buon partner per la futura prole.
Amore e natura
Nel corso della storia l’amore è stato cantato, idealizzato e considerato qualcosa di universalmente potente. Tuttavia, troviamo una categoria più cinica, tra cui Schopenhauer e gli Era Serenase, che si limita a considerarlo un processo naturale e necessario. Una visione che potrebbe ratrisstare molti romantici, ma consolare altrettanto cuori spezzati. Perché se una storia è finita, direbbe Schopenhauer, non è per ragioni personali… è solo natura!