Se ci chiedessero di definire un sentimento così enigmatico come l’amore, probabilmente nessuno di noi riuscirebbe a trovare le parole giuste per farlo, eppure tutti sapremmo di cosa si tratta. Ci ha provato anche la scienza, riducendolo a mero gioco di neurotrasmettitori capaci di stimolare sentimenti di empatia e altruismo nei confronti del partner. Ma data l’impossibilità o, meglio, l’estrema difficoltà nell’associarne parole adeguate, è bene volgere lo sguardo alle testimonianze di chi ci è passato prima di noi e ha pensato di lasciarci qualche aiuto. L’accettazione del progresso, umano e tecnologico, tecnologico e umano, ha come prerogativa (importante, se non fondamentale) la conoscenza di ciò che eravamo e ancora siamo, dato il carattere attuale dei classici, i quali ci presentano l’uomo messo a nudo in quanto essenza, istinto, pulsione, ma anche come ratio e lògos. L’educazione letteraria è un’educazione integralmente umana e la letteratura un fil rouge tra il passato e il presente, tra l’uomo tragico e l’uomo attuale, il cui substrato di passioni rimane invariato.
I Greci e la follia
All’inizio non era il lògos. All’inizio era tutto un caos. Partiamo da un pezzo grosso della letteratura greca. I fenomeni mentali, in Omero, sono estremamente concreti e immediati, sempre legati a particolari contenuti. Non esiste l’intelligenza, ma esistono pensieri intelligenti, e un uomo intelligente è un uomo che ha molti pensieri o conosce molte astuzie o ha visto più cose, come Odisseo. L’individuo è una somma di impulsi differenti e di organi psico-fisici parziali, che producono sensazioni e pensieri, una specie di campo di forze aperto, entro il quale gli stessi pensieri, le emozioni e le azioni si susseguono, non necessariamente in relazione tra loro. Alla base di tutto questo risiede una forza, il thymòs, localizzata nel cuore, una sorta di energia che, però, deve essere sottoposta a controllo, e che nel pensiero successivo, nella filosofia come nella tragedia, verrà continuamente evocata come sorgente delle passioni e dei conflitti. Sarà Platone, nella Repubblica, ad introdurre l’idea che proprio nell’anima si possa annidare un possibile disordine, l’idea che, accanto o dentro la ragione, permane, indomita, una forza oscura e vitale. Ecco perché allora bisogna distinguere due grandi categorie di follia: una negativa, che potremmo definire privativa o difettiva, in quanto sottrae qualcosa all’uomo, e un’altra positiva che, al contrario, vi aggiunge qualcosa, cioè il divino straniamento che gli consente di creare i più grandi beni. Prendiamo in analisi la prima: essa è prodotta essenzialmente dal prevalere dell’anima passionale e dalle sue pulsioni, che sono in grado di trascinare l’uomo verso la sfrenatezza, il delirio, il delitto. Si tratta di una vera e propria malattia dell’anima. Ignorare il bene, o non mettersi alla ricerca di esso, secondo l’antico insegnamento socratico riportato da Platone, è male, anzi, è il Male nella sua essenza, poiché lo compie chi non conosce il Bene. Ciò equivale a essere stolti e la stoltezza è una forma di follia, poiché condanna l’uomo a vivere senza senso, in preda agli impulsi che di volta in volta si affacciano alla sua anima. La conseguenza è che in tutti gli uomini alberga il germe della follia, una presenza silenziosa che in talune situazioni può far sentire la sua voce: nel sogno, ad esempio, quando il controllo dell’anima razionale si riduce ed emergono le pulsioni più inconfessabili.
Ma veniamo a capo della dicotomia tra Amore e Follia. Un’altra fonte ci è offerta dal mito greco, quello di Ercole e Deianira. Deianira fu sposa di Ercole, il quale se ne innamorò a tal punto che per averla in sposa sfidò e vinse Acheloo, dio del fiume. Secondo la leggenda, dopo che si furono sposati, Ercole e Deianira si recarono presso un fiume in piena che non riuscivano ad attraversare. Giunse in quel momento Nesso, un centauro, che spiegò alla coppia di essere il traghettatore e li aiutò ad attraversare la sponda: ma non appena giunsero dall’altro lato del fiume, Nesso rapì la donna e la portò via. Ercole, con una mira infallibile, scoccò una freccia e trafisse il cuore del centauro, uccidendolo. Mentre stava per morire, il centauro disse a Deianira di conservare il suo sangue, perché, se mischiato con dell’olio e spalmato su Ercole, gli avrebbe impedito di guardare ogni altra donna. Così la donna fece. Quando, qualche anno più tardi, Deianira ebbe modo di temere che la principessa Iole volesse sottrargli il marito, bagnò con il sangue i vestiti di Ercole. Ma si dimenticava che il centauro era stato ucciso utilizzando le frecce avvelenate con il sangue dell’Idra: così il marito morì consumato dalle sue vesti. Ebbene, qual è il limite tra coscienza e incoscienza del male? Quanto è sottile la linea che separa la volontà del bene del partner dalla volontà egoistica del proprio bene? Fino a che punto l’amore può renderci migliori? Non dovrebbe, in questo caso, essere sottoposto al magistero del raziocinio? E se dovesse essere così, in quale misura si potrebbe parlare davvero di amore?
Il dialogo tra antico e moderno: You
Siamo più vicini ai nostri amici Greci più di quanto pensiamo e, ancora una volta, Netflix ci viene in soccorso. Difficile non aver sentito parlare della nuova serie You, ma eccone un’idea generale, per chi non sapesse ancora di cosa si sta parlando. Joe è un ragazzo all’apparenza discreto e ordinario, lavora in una splendida libreria a New York. Nulla nel suo aspetto tranquillo e pacato lascia spazio all’immaginario di una persona perversa, contorta e spietata, una persona per cui l’amore si mescola inevitabilmente con la passione, la violenza e l’ossessione. Un giorno, entra nella libreria in cui Joe lavora una giovane studentessa, aspirante scrittrice, Beck, per cui l’uomo ha un vero e proprio colpo di fulmine, a tal punto che comincia a cercare ossessivamente informazioni su di lei, arrivando ad introdursi nel suo appartamento e assumendo tutti gli atteggiamenti tipici di uno stalker. Joe comincia a provare gelosie ossessive per chiunque ruoti attorno a Beck, vive per Beck, la sua vita diviene Beck e se non sarà la sua vita, non potrà essere la vita di nessun altro.
You tratta di un argomento estremamente delicato e attuale, occultando qualsiasi tipo di tabù, mettendo in tavola gli elementi di un amore malato portato ai limiti della follia e sovvertendone la tradizionale concezione. Mette in scena un duplice punto di vista, quello di Joe, fermamente convinto di star procurando del bene alla donna da cui è ossessionato, riservandole attenzioni ossessive ed estraniandola da qualsiasi cosa che non lo riguardi, e quello di Beck, una ragazza fragile, ferma alla superficie premurosa delle attenzioni di Joe. Cosa succede, quindi, quando l’irrealtà del mito greco prende vita? Leopardi sosteneva che l’amore avesse la stessa forza impetuosa della morte, affidava ad entrambi un valore assoluto. Entrambi, a suo dire, avrebbero potuto salvare o distruggere un individuo. Orlando, per amore e per gelosia, perse il senno e Jacopo Ortis la sua stessa vita. Basti pensare ad Orfeo, facendo un passo indietro, che non ha esitato ad attraversare il regno dell’Oltretomba per riportare in vita la sua amata Euridice. Viviamo nell’epoca del frivolo, del superficiale, dell’odio immotivato, delle opinioni senza sostanza e, fatto ancor più grave, dei sentimenti senza corpo. All’amore non viene assegnato alcun valore, o meglio, nessun valore degno di essere propriamente detto. In un’epoca in cui il sentimento amoroso viene trattato con sufficienza, in cui è servile all’appagamento di istinti egoistici, si è ancora disposti a rischiare? In un’epoca distratta, si può ancora parlare d’amore?
Valeria Parisi