Svevo e la Psicanalisi: una materia tra il l’utile e l’incomprensibile

La Psicoanalisi nasce grazie al lavoro di Sigmund Freud, medico austriaco, e soprattutto alla difficoltà che egli aveva nel curare persone affette da nevrosi. Dopo una serie di studi sull’efficacia dell’ipnosi nella cura di tali pazienti (in particolare isterici), e una serie di fallimenti, segue l’intuizione di un neurologo francese, Charcot, che individuava in tali problemi un disturbo della psiche. Così, per la prima volta, Freud crea una teoria basata sull’inconscio, ovvero un’indagine rivolta ai fenomeni psichici che risiedono fuori dalla sfera della coscienza.

Perché é così criticata

Anche se, a causa delle osservazioni popperiane sulla sua scarsa falsificabilità, questa viene scientificamente criticata, a partire dagli anni ’80 le sue teorie vennero sempre più verificate da risultati clinici e verificate empiricamente.
Il disegno proposto da Freud attraverso le sue due topiche pone il vero motore della nostra personalità (Es) all’interno del nostro inconscio. È ciò che risulta essere poco decifrabile scientificamente. Ed é poco decifrabile anche da parte dei soggetti stessi, che non conoscono tutto quell’universo regresso e complesso che é la nostra psiche. Pertanto, tutto ciò che la Psicoanalisi evidenzia sembra essere paradossale e al limite del ridicolo.
Un grande autore italiano, quale fu Italo Svevo (al secolo Aron Hector Schmitz), critica la psicoanalisi nel suo libro “La coscienza di Zeno“. Il tutto al seguito del fallimento da parte di uno psicanalista di curare l’amico Bruno Veneziani da una malattia che entrambi ritengono essere inesistente.

Zeno e la Psicanalisi

Lungo tutte le memorie pubblicate dal dottor S. (psicologo di Zeno), intercorre una forte critica alla psicoanalisi. Egli presenta la Psicanalisi come un “bestione” che ha provato ad abbindolarlo. A conclusione del libro, infatti, Zeno interrompe le sessioni di cura, guarendo “spontaneamente”. Egli conclude che la malattia dalla quale era affetto era in realtà un’epidemia che aveva contagiato l’intera umanità, rendendo le persone piene di ipocrisia e di falsi valori. Pertanto l’unica soluzione possibile, secondo il protagonista, si trova semplicemente nell’accettazione della propria condizione, condita dalle proprie debolezze e ambiguità.

La Psicanalisi e Zeno

L’intero testo, però, lascia in eredità l’immagine di una persona complessa e inattendibile. In ogni presentazione dei fatti Zeno li modifica e li rende innocui, secondo un atto inconscio di autodifesa. Tutto ciò al fine di apparire migliore agli occhi sia del dottor S. che probabilmente di tutti i lettori, in modo da poter giustificare ogni suo ragionamento. In realtà in ognuno dei sei episodi evidenzia una serie di problematiche sulla quale il protagonista non riflette, ma un bravo psicanalista può notare. Ad esempio, l’atto del fumo si rivela puramente un semplice riempimento del senso di vuoto che la figura paterna non ha colmato durante la sua infanzia. In più, quest’assenza di rapporto tra i due verrà ancor di più evidenziata dall’episodio della morte del padre, momento nel quale si prodigherà per cercare di creare un rapporto mai veramente nato.

Il bello della Psicanalisi

La Psicanalisi si rivela così molto più profonda e molto più complessa della semplice coscienza delle persone, e spesso anche molto più incomprensibile. Tuttavia essa può rivelarsi un importante mezzo per superare problematiche che ogni persona incontra, anche se in modo diverso da persona a persona. Ed é forse questa soggettività che ha ognuno dei nostri lati inconsci che rende tale materia tanto complessa quanto interessante, tanto (a prima vista) infalsificabile quanto esatta.

Matteo Bersi

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