Allunaggio: sbarco sulla Luna o finzione organizzata?

È ormai da qualche anno che le varie teorie del complotto si stanno diffondendo a macchia d’olio. Sono tantissime, comprendono argomenti vari e disparati, possono essere più o meno complicate. Credere ai contenuti che offrono, sostenerli e divulgarli, sembra che sia diventata una nuova moda. Persone di tutte le età, giovani e meno giovani, e di diversi livelli culturali, accettano queste teorie come una soddisfacente visione alternativa della realtà. Fermo restando che ognuno è libero di credere a ciò che vuole e che il diritto di espressione, come libertà di manifestazione del pensiero, incluso il più stupido e ignorante o quello con cui sono massimamente in disaccordo, deve essere sempre garantito, capita spesso che di fronte ad alcune teorie complottiste si storca un po’ il naso. Un caso potrebbe essere quello dell’allunaggio. Non è fantastico pensare all’uomo che sbarca sulla Luna? Perché credere alla storia del set cinematografico? Ipotizzando il falso la scena deve essere stata girata da uno dei migliori registi, qualche maniaco della perfezione. Opera di Stanley Kubrick?

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Due visioni dei fatti

L’uomo è andato sulla Luna? La domanda è semplice, la risposta potrebbe esserlo. Le complicazioni, infatti, sono tante. L’evento fattuale è oggettivo, la considerazione è duplice, e si sdoppia creando un’alternativa positiva e una negativa. C’è chi crede all’allunaggio e chi invece nutre forti dubbi. Giulietto Chiesa pubblica un articolo sul Fatto Quotidiano dove espone le sue perplessità. Racconta di un film di Massimo Mazzucco, American Moon, raccomandandone una attenta e puntuale visione. Niente di male nel vedere un film, avere un’idea della visione complottista dell’allunaggio non guasta. Elenca, inoltre, 42 domande cruciali che devono ricevere valide risposte e, se così non fosse, sarebbe impossibile continuare a parlare dell’uomo sulla Luna. Le argomentazioni pronte a confutare, punto per punto, le incertezze dei complottisti ci sono. Paolo Attivissimo si occupa di opere di debunking e ha cercato di spiegare più volte come sono andate le cose il 21 luglio del 1969 sul nostro satellite. E’ lecito e comprensibile rimanere perplessi e meravigliati di fronte alle missioni lunari, ma è un comportamento altrettanto gradevole quello di cercare di andare in contro a chi si sforza di evidenziare le prove dell’allunaggio. Dimostrando realmente di voler capire e ascoltare. G. Chiesa parla della pericolosità delle fasce di Van Allen, uno dei rischi che avrebbero impedito all’uomo di raggiungere la Luna. In realtà, però, l’azzardo era stato preso in considerazione.

 Fasce di Van Allen, rischio e verità

Avanzare critiche e dubbi è sempre molto facile, rispondere un po’ meno.allunaggio Soprattutto in questo caso, dove le argomentazioni a favore dell’allunaggio sono complicate da spiegare. Sono molto spesso discorsi tecnici che presuppongono una buona conoscenza di astronomia, in particolar modo se si vuole convincere l’interlocutore complottista. Le fasce di Van Allen tormentano il valore delle missioni Apollo già dai primi anni dopo il 1969. Hanno perseguitato, qualche anno prima, la mente di scienziati e ingegneri. Consapevoli del rischio, questi ultimi, hanno cercato in ogni modo di trovare una soluzione per non far fallire il progetto americano di sbarcare sulla Luna. Le fasce sono delle zone a forma di ciambella che circondano la Terra, si conosceva esattamente la composizione della zona perché erano già state fatte delle missioni senza equipaggio per misurare l’effettiva quantità di radiazioni che avrebbero subito eventuali astronauti. Passare attraverso era, ed è ancora oggi, rischioso. Si scelse una traiettoria particolare, invece di andare dritti verso la Luna i veicoli Apollo raggiunsero il nostro satellite passando per la zona periferica delle fasce di Van Allen. L’esposizione alle radiazioni è stata resa, in questo modo, accettabile. L’equivalente di un paio di radiografie complete, in tutto il corpo. Quantità accettabile, soprattutto se si pensa alla fisicità e agli allenamenti che l’equipaggio dovette seguire per affrontare la missione. Le tute spaziali erano, inoltre, tecnologicamente avanzate e garantivano una buona protezione. G. Chiesa dice che se gli astronauti sono tutti vivi allora le fasce non sono poi così pericolose. Sulla pericolosità non si discute, lo aveva già previsto James Van Allen nel 1958. Semplicemente si cercò di evitare il rischio, si cercò una strada alternativa per raggiungere la Luna. Le risposte ci sono, quello che serve è la volontà di ascoltare. Un traguardo così importante, che merita di essere accolto con il più sincero entusiasmo, non può avere una ricompensa così povera di significato.

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Saturn V, il razzo lunare